…..il sogno di ogni sportivo
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Giochi olimpici, un appuntamento che fa sognare; ripercorriamo insieme in due puntate la loro storia.
Come in uno specchio ritroveremo in essa l’evoluzione sociale e del costume, il progredire della tecnologia, l’assetto dell’economia e la conquista dei diritti, ma anche, purtroppo, le tensioni politiche interne agli Stati e le guerre tra Nazioni.
Attraverso i Giochi Olimpici lo sport indubbiamente ha svolto e continua a svolgere un ruolo di coesione e di fratellanza a livello mondiale.
Giochi Olimpici
I Giochi olimpici sono un evento sportivo quadriennale che prevede la competizione tra i migliori atleti del mondo in quasi tutte le discipline sportive praticate nei cinque continenti.
Essi, pur essendo comunemente chiamati anche Olimpiadi, non sono da confondere con l’Olimpiade. Quest’ultima indica l’intervallo di tempo di quattro anni che intercorre tra un’edizione dei Giochi Olimpici e la successiva. Per questo, anche se i Giochi del 1916, del 1940 e 1944 non sono stati disputati, si è continuato a conteggiare le Olimpiadi, cosicché i Giochi di Rio de Janeiro saranno quelli della trentesima edizione.
Il nome Giochi olimpici è stato scelto per ricordare gli antichi Giochi olimpici che si svolgevano nella Grecia antica presso la città di Olimpia, nei quali si confrontavano i migliori atleti greci.
Il barone Pierre de Coubertin alla fine del XIX secolo ebbe l’idea di organizzare dei
giochi simili a quelli dell’antica Grecia.
Le prime Olimpiadi dell’era moderna si svolsero ad Atene nel 1896. A partire dal 1924, vennero istituiti anche dei Giochi Olimpici invernali specifici per gli sport invernali.
In più, esistono anche le Paraolimpiadi, competizioni fra persone disabili.
A partire dal 1994 l’edizione invernale non si tiene più nello stesso anno dell’edizione estiva, ma sfasata di due anni.
La bandiera olimpica raffigura cinque anelli intrecciati; secondo l’ordine, sopra e da sinistra a destra: blu, giallo, nero, verde e rosso. Insieme al bianco dello sfondo, questi colori erano presenti nelle bandiere di tutte le nazioni del mondo nel momento in cui furono scelti. La combinazione dei colori simboleggia quindi tutti i Paesi, ma esiste anche la credenza comune che il colore di ogni cerchio stia a rappresentare un determinato continente. L’intreccio degli anelli rappresenta l’universalità dello spirito olimpico.
Il motto dei Giochi olimpici è citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte).
Le regole e le linee guida per l’organizzazione dei giochi olimpici (sia quelli estivi che quelli invernali sono contenuti nella Carta Olimpica, un documento ufficiale composto da 6 capitoli e 61 paragrafi, nei quali si spiegano i valori del Movimento olimpico, come si celebrano, si organizzano e si amministrano i giochi olimpici.
Origini storiche
I primi giochi olimpici si svolsero nel 776 a.C. ad Olimpia, in Grecia.
All’inizio era essenzialmente una manifestazione locale e veniva disputata unicamente un’antica gara di corsa. Successivamente si aggiunsero altri sport e i Giochi arrivarono a comprendere corsa, pugilato, lotta e pentathlon. Da quel momento in poi, i Giochi divennero lentamente sempre più importanti in tutta la Grecia antica, raggiungendo l’apice nel VI secolo a.C. e nel V secolo a.C.
Le Olimpiadi avevano anche un’importanza religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus, una statua del quale (una delle sette famose meraviglie del mondo dell’antichità) si trovava ad Olimpia.
Il numero di gare crebbe a venti, e le celebrazioni si estendevano su più giorni; i Giochi si tenevano ogni quattro anni e il periodo tra le due celebrazioni divenne noto come Olimpiade.
I vincitori delle gare erano ammirati e immortalati.
Per tutta la durata dei giochi (cinque giorni) venivano sospese le guerre in tutta la Grecia: questa tregua era chiamata Tregua Olimpica.
I greci usavano le Olimpiadi anche come metodo per contare gli anni.
La partecipazione era riservata a greci liberi che potessero vantare antenati greci. La necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti comportava che solo i membri delle classi più facoltose potessero prendere in considerazione di partecipare: per cui venivano esclusi dalla partecipazione gli schiavi, i barbari, gli assassini, i sacrileghi e le donne.
I Giochi persero gradualmente importanza con l’aumentare del potere Romano in Grecia.
Quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’Impero Romano, i Giochi Olimpici vennero visti come una festa “pagana”, e il loro prestigio diminuiva in modo inversamente proporzionale alla corruzione degli atleti, con gare sempre più falsate.
Nel 393 d.C. l’imperatore Teodosio I li vietò, ponendo fine a una storia durata più di 1000 anni.
Prima edizione: 1986 ATENE (Grecia)
Il 16 giugno del 1894, durante un congresso sui problemi del dilettantismo e del professionismo nello sport, il barone Pierre Fredi de Coubertin illustra il suo progetto: far rinascere le Olimpiadi. De Coubertin ottiene un grande successo e vengono decisi subito data, il 1896, e luogo, Atene, della prima edizione delle Olimpiadi moderne. Viene inoltre istituito il Comitato Olimpico Internazionale.
Il 6 aprile, un lunedì di Pasqua, del 1896 è il grande giorno: dopo 1503 anni, davanti a 70.000 persone, le Olimpiadi tornano finalmente a vivere.
Le notizie sulla rassegna ateniese, come del resto quelle sulle altre edizioni agli albori, sono piuttosto frammentarie e contrastanti. Basti pensare che anche il numero di partecipanti alle gare è tutt’altro che preciso, citando alcune fonti circa 250 atleti (tutti rigorosamente uomini), mentre altre portano il numero a circa 300, di cui quasi i due terzi greci.
Gli albi d’oro di queste prime edizioni restano così un po’ approssimativi ed incerti, così come il reale svolgimento delle gare, problemi peraltro comprensibili, visto la portata e la novità dell’avvenimento. Quel che è certo è che ad Atene sono presenti ufficialmente 13 nazioni: Austria, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Svezia, Svizzera, Ungheria, Australia e Stati Uniti.
Ufficialmente non è presente l’Italia, anche se alcune fonti citano un tale Rivabella, che avrebbe partecipato a titolo personale nel tiro a segno. Un altro italiano avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi ed addirittura vincere nella maratona. Carlo Airoldi, questo il suo nome, saputo che l’Italia non avrebbe preso parte ufficialmente alla manifestazione, si organizza per un incredibile viaggio a piedi da Milano ad Atene. Percorrendo decine di chilometri al giorno giunge nella capitale greca in tempo per iscriversi alla maratona, ma il Comitato Olimpico non lo ammette.
Airoldi, infatti, ha ricevuto un compenso di 15 lire per la vittoria nella gara Torino-Marsiglia-Barcellona. Viene così accusato di professionismo e per questo escluso dai Giochi, in cui vige la regola ferrea del dilettantismo. Al nostro eroe non resta che tornarsene amaramente a casa. Il suo record personale sui 40 km (che allora era la distanza della maratona) di 2 ore e 40 minuti gli avrebbe permesso di vincere la medaglia d’oro, perché il vincitore della maratona olimpica impiegherà 2 ore e 58 minuti.
Ma tanti altri episodi particolari e curiosi, che oggi al cospetto dello sport ultraprofessionistico e iperorganizzato farebbero sorridere, caratterizzarono la prima edizione delle Olimpiadi moderne, come del resto quelle immediatamente successive. Il vincitore del lancio del disco, Robert Garrett, ad esempio, prima delle Olimpiadi non aveva mai visto un disco regolamentare. Il terzo arrivato nella maratona, il greco Spiridon Velokas, viene squalificato per aver percorso una parte della gara a bordo di un carro, mentre le gare di canottaggio sono annullate per un temporale.
Nonostante tutto ciò le Olimpiadi di Atene si chiusero il 15 aprile con un bilancio decisamente positivo. L’appuntamento successivo viene fissato a quattro anni dopo a Parigi.
La gara che chiude le Olimpiadi è la maratona, una corsa di 40 km, che è stata inserita nel programma proprio per rendere omaggio ai padroni di casa, rievocando il leggendario Filippide, morto dopo aver percorso il tragitto tra Maratona e Atene per portare agli ateniesi la notizia della vittoria sui persiani. Impreciso il numero degli atleti che partecipano alla gara: forse 13, forse addirittura 25, in gran parte greci, visto che gli atleti stranieri che sicuramente gareggiano sono solo 4. Dalle retrovie risale l’atleta di casa Spiridon Louis, che corre indossando il curioso gonnellino del corpo degli euzoni. L’atletica fa sì la parte del leone, ma anche dagli altri sport escono dei bei protagonisti. Uno su tutti il tedesco Carl Schumann che vince tre ori nella ginnastica, ma anche uno nella lotta greco-romana oltre ad un bronzo nel sollevamento pesi. Altri personaggi che entrano nella storia olimpica sono il francese Paul Mason e l’ungherese Alfred Hajos. Il primo è il protagonista delle gare di ciclismo con tre ori, il secondo vince due ori nel nuoto.
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Stati Uniti
11
7
2
20
2.
Grecia
10
17
19
46
3.
Germania
6
5
2
13
4.
Francia
5
4
2
11
5.
Gran Bretagna
2
3
2
7
6.
Ungheria
2
1
3
6
7.
Austria
2
1
2
5
8.
Australia
2
0
0
2
9.
Danimarca
1
2
3
6
10.
Svizzera
1
2
0
3
11.
Squadra mista
1
1
1
3
Seconda edizione: 1900 PARIGI (Francia)
Negli intenti di De Coubertin l’edizione parigina dei Giochi sarebbe dovuta essere quella che avrebbe dato il lancio definitivo alle Olimpiadi. Ma nel 1900 a Parigi, contemporaneamente ai Giochi, si svolge anche la 3° Esposizione Universale, e le Olimpiadi ne vengono inghiottite. Il commissario generale dell’Esposizione Alfred Picart e il presidente della Francia Emile Loubert non si preoccuparono minimamente dei Giochi e così, de Coubertin deve amaramente constatare che, alla vigilia dell’inizio delle gare, delle strutture previste non c’è assolutamente niente. Le Olimpiadi finiscono per essere disputate in campi di gara improvvisati e si protraggono per oltre cinque mesi.
Inoltre sono inserite nel programma una moltitudine di gare che di olimpico hanno ben poco, come le gare di aquiloni, il tiro al piccione vivo ecc. Spesso le gare vengono spostate negli interessi dell’Esposizione senza neanche avvertire gli atleti. Tutto questo si tramuta in un colpo durissimo per le Olimpiadi e per de Coubertin in particolare, tradito dalla sua patria.
Kraenzlein, di origine tedesca, vince quattro ori individuali, un record ineguagliato e forse ineguagliabile, vista la grande specializzazione dell’atletica moderna. Suoi sono i 60 metri, i 110 e 200 ostacoli e il salto in lungo. Più particolare la storia di Ewry, che si guadagna il nome di “rana umana”. Colpito dalla poliomelite fu giudicato inguaribile dai medici. Grazie al suo coraggio e alla sua volontà riesce invece a guarire e a diventare una figura mitica dello sport di quegli anni. A Parigi intanto vince 3 ori nei salti da fermo, triplo, alto e lungo.
Un fatto che caratterizza le Olimpiadi di Parigi è il ritiro di molti atleti dalle gare domenicali per motivi religiosi.
Accade così che nel salto con l’asta l’americano Irving Baxter vinca per…mancanza di avversari. Nelle qualificazioni del salto in lungo viene superato dal connazionale Myer Prinstein; quest’ultimo, però, decide di non partecipare alla finale domenicale, e Kraenzlein si trova così la strada spianata.
La maratona delle Olimpiadi parigine resta legata al ricordo di un probabile imbroglio per favorire l’atleta di casa. Accade questo: fin dall’inizio il favoritissimo americano Arthur Newton prende il comando del gruppo e presto resta solo in testa. Arrivato al traguardo, con sua grande sorpresa, scopre che ben quattro atleti sono già arrivati prima di lui. Sul tracciato i controlli sono pressoché inesistenti ed appare molto probabile che i quattro abbiano trovato qualche scorciatoia. Il reclamo del povero Newton viene però respinto e l’oro va così all’atleta di casa Michel Theato.
Alla mancanza di un impianto idoneo per il nuotò si sopperisce recintando un tratto della Senna. Si gareggia con la corrente a favore, cosa che permette di ottenere tempi eccezionali. Gli atleti di maggior spicco sono l’australiano Frederick Lane e l’inglese John Jarvis, che vincono due medaglie d’oro a testa.
Una delle poche note positive delle Olimpiadi di Parigi è senz’altro l’ingresso, anche se in misura molto ridotta, delle donne, nonostante il parere assolutamente contrario di de Coubertin. Si disputano due gare: il tennis e il golf vinte rispettivamente dall’inglese Charlotte Cooper e dall’americana Margaret Abbott.
L’Italia, che è presente con 11 atleti (solo uomini) riesce a conquistare le sue prime medaglie, un oro e un argento entrambe con il conte Gian Giorgio Trissino Graf. In sella al cavallo Oreste, Trissino vince la prova di salto in alto dell’equitazione ed è secondo in quella di salto in lungo.
Le Olimpiadi vanno in archivio il 28 ottobre con un completo fiasco: non si celebra neanche la cerimonia di chiusura, del resto neanche quella d’inaugurazione era andata in scena. Nonostante ciò crescano in maniera considerevole le nazioni partecipanti (26) e gli atleti iscritti (difficile parlare di cifre precise, all’incirca un migliaio).
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Francia
25
41
34
100
2.
Stati Uniti
19
14
14
47
3.
Gran Bretagna
15
6
9
30
4.
Squadra mista
6
3
3
12
5.
Svizzera
6
2
1
9
6.
Belgio
5
5
5
15
7.
Germania
4
2
2
8
8.
ITALIA
2
1
0
3
9.
Australia
2
0
3
5
10.
Danimarca
1
3
2
6
10.
Ungheria
1
3
2
6
12.
Cuba
1
1
0
2
13.
Canada
1
0
1
2
14.
Spagna
1
0
0
1
14.
Lussemburgo
1
0
0
1
16.
Austria
0
3
3
6
17.
Norvegia
0
2
3
5
18.
India
0
2
0
2
19.
Olanda
0
1
3
4
20.
Boemia
0
1
1
2
21.
Messico
0
0
1
1
21.
Svezia
0
0
1
1
Terza edizione: 1904 SAINT LOUIS (Stati Uniti)
Nel 1901 il CIO assegna l’organizzazione della terza edizione dei Giochi agli Stati Uniti. Per la verità è soprattutto il barone De Coubertin a imporre la sua scelta agli altri scettici membri del CIO, convinto che gli americani possano riscattare il disastro di Parigi. C’è inoltre la volontà di ringraziare gli americani che hanno partecipato alle edizioni europee di Atene e Parigi.
La città scelta dal CIO sarebbe Chicago, ma si fa avanti anche Saint Louis, che nel 1904 festeggia il centenario della liberazione dai francesi e dell’annessione agli USA, organizzando tra l’altro anche una grande esposizione, la “Louisiana Purchase Exposition”. Il resto della storia è facile prevederlo: le Olimpiadi vanno a Saint Louis, su indicazione del presidente americano Theodore Roosevelt, e divengono uno spettacolo non troppo distante da quello già visto quattro anni prima a Parigi. La mancanza di strutture, l’enorme dilatazione della durata dei Giochi, l’inclusione di gare assurde nel programma, uniti ad un razzismo vergognoso decretano un altro completo insuccesso. Fortunatamente non tutte le 390 (!!) gare che si disputano a Saint Louis verranno poi incluse negli albi d’oro ufficiali delle Olimpiadi. Fortunatamente perché alcune sono a dir poco stravaganti: la battaglia con le palle di fango, l’arrampicata sulle pertiche scivolose, le corse nei barili ecc. In compenso non c’è traccia di sport tradizionali come l’equitazione, il tiro e la vela. Il golf fa qui la sua ultima apparizione, mentre a titolo dimostrativo le squadre universitarie statunitensi si sfidano in un nuovo sport, il basket.
Il problema è che l’America nel 1904 è ancora difficilmente raggiungibile dall’Europa (e solo con spese non indifferenti) e così dal vecchio continente giungono solo 64 atleti, contro più di 400 americani.
L’Italia non partecipa: solo due emigranti gareggiano, ma sotto la bandiera americana.
Una delle pagine più buie della grande storia olimpica sono le cosiddette “Antropological days”. In queste “Giornate Antropologiche” l’organizzazione di Saint Louis fa sfidare in gare da baraccone negri, pigmei, pellerossa, filippini ecc. Un’assurda esaltazione di razzismo che non impedisce, tuttavia, a due atleti di colore di partecipare alle gare ufficiali del programma olimpico e portarsi a casa delle medaglie, anche se l’espressione è quanto mai simbolica, in quanto le medaglie di questa Olimpiade saranno consegnate per posta.
Come ad Atene e a Parigi anche qui la maratona riserva grandi emozioni.
Alla partenza suscita grande simpatia il cubano Felix Carbajal, che si presenta vestito da cowboy. Costui, che fa il postino a L’Avana, riesce a pagarsi il viaggio per Saint Louis facendo l’elemosina. Giunge in America, ma perde tutti i soldi al gioco. Riesce nuovamente a raccattare qualche soldo per comprarsi il necessario per correre, ma poi anziché acquista e maglietta preferisce un completo da cowboy. Al via della maratona si presenta appunto così, applauditissimo. In corsa però si rende conto dell’ingombro del suo abbigliamento e così se ne libera e comincia a risalire dal fondo del gruppo. Arrivato in zona medaglia viene colto dalla fame e sulla strada trova un albero, coglie e mangia due mele acerbe. Lo spuntino però costa al postino cubano un violento mal di stomaco. Incitato da tutti riesce comunque a concludere quarto. Ma l’unica emozione della corsa non la offre certo il buon Carbajal. A pochi chilometri dalla fine è in testa l’americano Leutanow, ma, quando sembra ormai lanciato verso l’oro, viene aggredito da un cane e per mettersi in salvo scappa per i campi. Al traguardo si presenta per primo Fred Lorz, altro americano, senza l’ombra della fatica in faccia, anche perché ha percorso più di metà maratona su un carretto. Pochi minuti dopo il suo arrivo giunge nello stadio il vero vincitore della maratona, l’esausto Thomas Hicks, anche lui americano. Per fortuna dietro a Hicks ci sono le macchine della giuria e così non si ripete la storia di Parigi: Lorz è scoperto e squalificato
Il dominio degli Stati Uniti è evidente in tutte le discipline, ma in particolar modo nell’atletica, dove gli stranieri vincono solo due gare. Il lanciatore Ralph Rose, 130 Kg distribuiti su oltre due metri d’altezza, è primo nel peso, secondo nel disco dopo uno spareggio col vincitore, terzo nel martello; nessuno saprà mai più salire sul podio nelle tre gare di lanci.
Una bella storia arriva dalla ginnastica. Colui che vince più medaglie d’oro è Anton Heida (6 medaglie in totale, 5 d’oro), ma fa parlare di sé George Heyser, naturalmente americano anche lui. Heyser ha subìto un grave incidente che gli è costato l’amputazione di una gamba. Nonostante questo si conquista sei medaglie come Heida, di cui tre d’oro (parallele, progressione manuale, salita alla fune).
Inutile pensare che a Saint Louis possa essere stata allestita una piscina degna di questo nome. Si gareggia così in uno stagno dall’acqua torbida, che consiglia a molti atleti di lasciar perdere. Dalle poco rassicuranti acque di Saint Louis emerge comunque l’unica figura di spicco non americana dei Giochi: è l’ungherese Zoltan von Halmay, che fa doppietta vincendo le 50 e le 100 yards stile libero davanti ai padroni di casa. Una novità significativa è la comparsa dello stile crawl, che verrà poi adottato da tutti gli atleti.
Le Olimpiadi si chiudono dopo oltre quattro mesi con poche note positive, molti dubbi, alcune pagine da dimenticare; l’edizione successiva acquista così grande importanza, una prova da superare assolutamente dopo due completi fallimenti per non far affondare il sogno olimpico.
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Stati Uniti
77
81
78
236
2.
Germania
4
4
5
13
3.
Cuba
4
2
3
9
4.
Canada
4
1
1
6
5.
Ungheria
2
1
1
4
6.
Gran Bretagna
1
1
0
2
6.
Squadra mista
1
1
0
2
8.
Svizzera
1
0
1
2
8.
Grecia
1
0
1
2
11.
Austria
1
0
1
1
Quarta edizione: 1908 LONDRA (Inghilterra)
Ad ospitare la quarta edizione dei Giochi, De Coubertin avrebbe voluto Roma. E in un primo tempo Roma sembrerebbe proprio poter ospitare le Olimpiadi, se non ché le difficoltà economiche inducono il governo di Giovanni Giolitti alla rinuncia ad un anno dall’evento.
Si trova subito una sostituta all’altezza: Londra. Gli inglesi fanno le cose in grande con un’organizzazione degna della loro cultura sportiva: splendidi impianti, come il White City Stadium, un’arena che ospita la pista per il ciclismo, quella per l’atletica e la piscina, il primo vero Villaggio Olimpico.
Gli atleti che gareggiano salgono ad oltre 2000, mentre vengono fissate nuove regole per partecipare. Anziché iscriversi a livello personale come avvenuto nelle prime edizioni, gli atleti debbono farlo tramite il comitato olimpico della propria nazione.
A Londra torna la solenne cerimonia d’apertura, durante la quale, tra l’altro, la squadra americana si rifiuta di inchinarsi di fronte al palco dove siede la famiglia reale.
A Londra esordisce come sport olimpico il calcio, dove l’oro va agli inglesi, oltre all’hockey su prato e al pattinaggio su ghiaccio (per veder nascere le Olimpiadi invernali infatti bisogna aspettare ancora qualche anno).
Se si pensa alla storia della maratona il primo nome che viene in mente è probabilmente quello dell’emiliano Dorando Pietri, il cui dramma si consuma proprio a Londra, venerdì 24 luglio: arriva allo stadio in netto vantaggio su tutti gli altri ma ormai è fuori di sé dalla fatica e sbaglia la direzione d’ingresso, i giudici lo rimettono in carreggiata, Pietri cade, prova a rialzarsi con l’aiuto dei medici e dei giudici, cade ancora altre volte, non riesce più a stare in piedi. Intanto arriva nello stadio l’americano Johnny Hayes che ha superato a sua volta Hefferson. Per Pietri gli ultimi metri di gara non finiscono mai: gli viene praticata la respirazione bocca a bocca, prova a rialzarsi, cade di nuovo, Un megafonista, allora, quando Pietri è a pochi passi dal traguardo, lo aiuta sostenendolo per un braccio a tagliare finalmente l’arrivo qualche secondo prima di Hayes. La squadra americana presenta però un ricorso ed ottiene la squalifica dell’italiano per l’aiuto ricevuto dai giudici di gara. vinto una medaglia.
Le Olimpiadi di Londra non sono un successo per i padroni di casa solo sotto il punto di vista organizzativo, ma anche sotto quello sportivo: ben 56 ori e primo posto nel medagliere. Dai risvolti particolari l’oro conquistato nei 400 metri, dove la pista non è ancora divisa in corsie
Curiosa la storia dell’ostacolista americano Forrest Smithson che corre la finale dei 110 ostacoli fissata di domenica, con la Bibbia in mano, piuttosto che rinunciare come già avevano fatto in passato molti altri atleti
Finalmente a Londra l’Italia si presenta con una spedizione ufficiale di 68 atleti che si porta a casa due ori e due argenti. Per la verità il medagliere potrebbe essere ben più ricco se il programma della ginnastica non assegnasse solo il titolo del concorso completo. Il modenese Alberto Braglia, di professione garzone in panetteria, dimostra di essere il migliore un po’ in tutti gli esercizi e se le medaglie assegnate fossero ancora come nelle Olimpiadi precedenti per ogni singolo esercizio, si porterebbe a casa un bottino da leggenda. Deve invece accontentarsi di uno dei due ori messi in palio in tutto il settore della ginnastica (l’altro è per il concorso a squadre).
L’altro oro lo conquista Enrico Porro, milanese, nella lotta greco-romana categoria leggeri.
A completare il medagliere azzurro l’argento di Emilio Lunghi negli 800 m e quello degli sciabolatori nel torneo a squadre che inaugurano quella che sarà la più grande fucina di medaglie per l’Italia : la Scherma
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Gran Bretagna
56
51
38
145
2.
Stati Uniti
23
12
12
47
3.
Svezia
8
6
11
25
4.
Francia
5
5
9
19
5.
Germania
3
5
6
14
6.
Ungheria
3
4
2
9
7.
Canada
3
3
10
16
8.
Norvegia
2
3
3
8
9.
ITALIA
2
2
0
4
10.
Belgio
1
5
2
8
11.
Australasia
1
2
2
5
12.
Russia
1
2
0
3
13.
Finlandia
1
1
3
5
14.
Sud Africa
1
1
0
2
15.
Grecia
0
3
0
3
16.
Danimarca
0
2
3
5
17.
Boemia
0
0
2
2
17.
Olanda
0
0
2
2
19.
Austria
0
0
1
1
Quinta edizione: 1912 STOCCOLMA (Svezia)
Se Londra 1908 era stata l’edizione del rilancio, questa di Stoccolma è quella della definitiva conferma. Forti delle esperienze dei Giochi passati gli svedesi organizzano un’Olimpiade senza grandi sbavature, anche se meno faraonica nelle strutture rispetto a quattro anni prima. Il numero di atleti partecipanti sigla un nuovo record, si arriva a circa 2500, e le nazioni giungono a 28, con l’importante novità del Giappone.
Anche a livello tecnico ci sono importanti novità: memori di quanto accaduto a Londra nei 400 m, si tracciano le corsie, così come sono ancora adesso, nelle gare tra i 100 e i 400 metri. Inoltre la pedana del lancio del martello viene circondata da una gabbia di protezione.
Grandi discussioni provoca alla vigilia dei Giochi, in seno al CIO, il problema dello sfoltimento del programma. Addirittura si arriva all’ipotesi di escludere tutti gli sport di squadra, ma poi passa una proposta più soft, che prevede soprattutto lo sfoltimento di singole gare all’interno dei vari sport. Così, ad esempio, nel ciclismo si disputa una sola gara.
Non viene invece risparmiato, ma a causa delle leggi svedesi che lo ritengono troppo violento, il pugilato che comunque tornerà ad essere sport olimpico.
L’atleta che segnerà nel tempo con il suo nome l’edizione dei Giochi di Stoccolma 1912 è l’americano Jim Thorpe. E non solo per le sue straordinarie doti atletiche, ma anche per la sua particolarissima e malinconica vicenda. Jim Thorpe è di origini pellerossa e per la sua tribù è Wa Tho Huck, Sentiero Lucente. E’ un atleta completo, sa esprimersi ad altissimi livelli sia nella velocità, che nei salti e nei lanci. Decide così di gareggiare nelle prove multiple. A Stoccolma strabilia tutti, vincendo con grande margine il pentathlon e il decathlon, siglando delle performance che lo avrebbero fatto qualificare per le finali olimpiche un po’ in tutte le singole prove. Si guadagna anche l’ammirazione del re di Svezia Gustavo V, che vuole premiarlo personalmente, e nel momento in cui gli consegna la medaglia d’oro gli confessa tutta la sua stima con un “lei è il più grande atleta del mondo”. Ma qui comincia la parte drammatica della sua vicenda: l’Amateur Athletic Union degli USA comunica al CIO che Sentiero Lucente ha ricevuto uno stipendio per aver giocato qualche mese in una squadra di baseball. Pochi dollari, che gli servivano per vivere, ma il CIO è irremovibile: quello che era stato definito il più grande atleta del mondo deve conoscere l’onta della restituzione delle medaglie e veder cancellato il proprio nome dall’albo d’oro olimpico. Da lì Thorpe passerà a praticare un po’ ogni tipo di sport a livello professionistico, dal baseball al football, fino ai rodei e alle esibizioni nei circhi. Gli ultimi anni li vive tristemente in una roulotte comprata grazie ai soldi raccolti dai vecchi compagni d’università. Nel 1953 arriva la fine, a 64 anni. Ci vorranno altri trent’anni per arrivare al momento in cui il CIO accoglierà le proteste dei figli di Thorpe Sentiero Lucente e restituirà loro le medaglie d’oro vinte dal padre.
A Stoccolma uno dei mattatori dell’atletica è il finlandese Hannes Kohlemainen: vince i 5000 metri, i 10.000 la corsa campestre individuale ed è secondo in quella a squadre. Nei 5000 per la verità vince con un po’ di fortuna: il favorito è il francese Jean Bouin, che in semifinale ha siglato un nuovo record mondiale, ma il transalpino ha la sfortuna di essere coinvolto casualmente in una rissa la sera prima della finale; Bouin deve passare così la notte in una cella; la fortuna non accompagnerà Bouin neanche nella vita: nel 1914 morirà in guerra.
Finalmente a Stoccolma viene ampliato il programma delle gare femminili e così le donne hanno accesso anche alle gare di nuoto e di tuffi. Questo nonostante l’opposizione di de Coubertin, secondo il quale i costumi sono troppo scandalosi.
La prima stella del nuoto femminile olimpico è una ragazzina australiana non ancora 18enne, Fanny Durack, che vince i 100 stile libero. Nella gara maschile dei 100 sale alla ribalta un giovane americano che viene dalle isole Hawaii: Paoa Duke Kahanamoku. L’americano segna il nuovo record del mondo anche grazie al perfezionamento che porta al crawl.
La spedizione italiana, partita con grandi difficoltà economiche, è segnata dalla contemporanea presenza di due dei più grandi campioni dello sport italiano: Alberto Braglia e Nedo Nadi. Braglia si ripete ai livelli di Londra e domina nuovamente il concorso individuale della ginnastica.
L’altro fuoriclasse della spedizione azzurra è uno schermidore livornese di 19 anni, Nedo Nadi. A Stoccolma vince nel fioretto davanti all’altro italiano Pietro Speciale, ma la sua storia olimpica è appena all’inizio.
Il 12 luglio cala il sipario sui Giochi Olimpici di Stoccolma: un’edizione di alto livello organizzativo e tecnico, ma anche l’ultima prima delle Olimpiadi della morte, la Prima Guerra Mondiale.
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Stati Uniti
25
19
19
63
2.
Svezia
24
24
17
65
3.
Gran Bretagna
10
15
16
41
4.
Finlandia
9
8
9
26
5.
Francia
7
4
3
14
6.
Germania
5
13
7
25
7.
Sud Africa
4
2
0
6
8.
Norvegia
4
1
4
9
9.
Ungheria
3
2
3
8
9.
Canada
3
2
3
8
11.
ITALIA
3
1
2
6
12.
Australasia
2
2
3
7
13.
Belgio
2
1
3
6
14.
Danimarca
1
6
5
12
15.
Grecia
1
0
1
2
16.
Russia
0
2
3
5
17.
Austria
0
2
2
4
18.
Olanda
0
0
3
3
Sesta edizione: 1916 NON DISPUTATA
Mentre nell’antichità le Olimpiadi avevano il potere di fermare le guerre, nel XX secolo sono purtroppo le guerre che fermano i Giochi.
La tragedia della Prima Guerra Mondiale non lascia chiaramente spazio allo sport e l’edizione del 1916 già fissata a Berlino non va in scena.
Settima edizione: 1920 ANVERSA (Belgio)
Nel 1920, a guerra finita, ma con le rovine ancora nelle città, le devastazioni, il ricordo dei milioni di morti, il clima non è dei migliori. I Giochi comunque si fanno e per l’organizzazione viene prescelta una piccola città belga martoriata dal conflitto, Anversa. Gli impianti, le strutture per gli atleti, le cerimonie, tutto è fatto con sobrietà e concretezza, senza lussi del resto impossibili vista la situazione internazionale All’edizione belga dei Giochi non partecipano, nonostante l’impegno di De Coubertin per far rimanere la politica fuori dallo sport, i paesi sconfitti della Grande Guerra e neanche l’Unione Sovietica, alle prese con ben altri problemi.
Diverse le novità rilevanti di queste Olimpiadi: intanto la bandiera olimpica, quella con i cinque cerchi che conosciamo ancora oggi, disegnata proprio da De Coubertin, poi il giuramento degli atleti, che si ripete da allora in tutte le cerimonie di apertura, e il riconoscimento ufficiale del CIO per la partecipazione delle donne. Anche sul piano tecnico non mancano le innovazioni, le più importanti delle quali sono l’adozione definitiva della lunghezza della piscina e della pista di atletica, rispettivamente 50 e 400 metri.
Già affacciatisi alla ribalta olimpica a Stoccolma, prima della guerra, con i successi di Hannes Kolehmainen, i campioni finlandesi si impongono qui in ben 9 gare dell’atletica, alla pari con gli assi americani.
Anche l’Italia raccoglie una bella doppietta d’oro nell’atletica con il giovanissimo marciatore Ugo Frigerio. Poco quotato, Frigerio, che fa il tipografo alla Gazzetta dello Sport, rischia addirittura di non essere inserito in squadra, poi per fortuna i tecnici si convincono a schierarlo e lui vince la 3 e la 10 chilometri di marcia.
L’Olimpiade di Anversa sarà sempre ricordata come quella di Nedo Nadi, un campione che per grandezza, classe, eleganza conserva ancora oggi un alone di leggenda e merita forse di essere messo in vetta a un’ipotetica graduatoria dei fuoriclasse olimpici.
Nadi, livornese, già campione olimpico di fioretto a Stoccolma, reduce dalla guerra, comincia la sua Olimpiade vincendo nuovamente il fioretto, poi per colpa di problemi intestinali deve rinunciare alla gara di spada. Per le gare a squadre Nadi si rimette in pedana e, manco a dirlo, arrivano 3 medaglie d’oro in altrettante specialità. L’ultima prova è la sciabola individuale. Nadi sbaraglia ancora tutti, in finale si ritrova contro il fratello più giovane Aldo e anche per lui non c’è scampo.
La sua inarrivabile classe conquista anche il re del Belgio Alberto che lo premia personalmente.
Quella di Anversa è l’ultima prova olimpica del grande Nadi, che dopo i Giochi decide di passare al professionismo, raccogliendo anche qui titoli mondiali, l’ammirazione del pubblico, ma anche un notevole successo economico.
Il più grande schermidore di tutti i tempi ha partecipato in due olimpiadi a 6 gare complessive raccogliendo 6 medaglie d’oro. Senza i problemi fisici che lo hanno inseguito per tutta la vita stroncandolo ad appena 47 anni, e senza la guerra, non è difficile pensare che Nedo Nadi sarebbe stato l’atleta con il maggior numero di ori olimpici della storia.
Medagliere complessivo
Oro
Argento
Bronzo
Totale
1
USA
Stati Uniti
41
27
27
95
2
SWE
Svezia
19
20
25
64
3
GBR
Gran Bretagna
16
15
13
44
4
FIN
Finlandia
15
10
9
34
5
BEL
Belgio
14
11
11
36
6
NOR
Norvegia
13
9
9
31
7
ITA
Italia
13
5
5
23
8
FRA
Francia
9
19
13
41
9
NED
Olanda
4
2
5
11
10
DEN
Danimarca
3
9
1
13
11
RSA
Sud Africa
3
4
3
10
12
CAN
Canada
3
3
3
9
13
SUI
Svizzera
2
2
7
11
14
EST
Estonia
1
2
0
3
15
BRA
Brasile
1
1
1
3
16
AUS
Australia
0
2
1
3
17
ESP
Spagna
0
2
0
2
17
JPN
Giappone
0
2
0
2
19
LUX
Lussemburgo
0
1
0
1
19
GRE
Grecia
0
1
0
1
21
TCH
Cecoslovacchia
0
0
2
2
22
NZL
Nuova Zelanda
0
0
1
1
Ottava edizione: 1924 PARIGI (Francia)
Con i Giochi ormai consacrati a grande realtà e la sua avventura ai vertici del CIO ormai prossima alla fine, anche per problemi di salute, il barone De Coubertin chiede esplicitamente durante il Congresso del 1921 che assegna i Giochi di 3 anni più tardi, di designare la sua Parigi come sede delle Olimpiadi. E Parigi sarà, anche se in un primo tempo, i ritardi nella preparazione delle strutture fanno pensare al barone di spostare tutto a Los Angeles per evitare alla capitale francese un’altra figuraccia come quella del 1900. Ma tutto si aggiusta con l’intervento della Federazione francese di atletica che si preoccupa di ristrutturare gli impianti, costruirne di nuovi e realizzare un semplice villaggio olimpico.
Il programma viene sfoltito, con 128 titoli in palio, ma l’evento si protrae ancora per quasi tre mesi. Purtroppo, poi, la politica si mette ancora in mezzo e così la Germania a causa dei contrasti con la Francia non partecipa. Non c’è neanche la Russia, alle prese con una difficile situazione interna e con la morte di Lenin.
Il nome da accostare a Parigi 1924 è senz’altro quello del fondista finlandese Paavo Nurmi. Oscurato quattro anni prima da Nedo Nadi, nonostante tre ori vinti, Nurmi compie qui l’impresa più straordinaria di una carriera ai limiti del mito. Il finlandese è un uomo di ghiaccio, solitario, in gara un martello implacabile, l’uomo cronometro. Nurmi tiene un passo costante, regolare per tutta la gara e con il suo ritmo demolisce avversari e record. I primati mondiali a fine carriera saranno per lui 22, dai 1500 metri ai 10000. A Parigi Nurmi fa bottino pieno nelle campestri, oro individuale e a squadre, poi il 10 luglio è il giorno storico della doppietta 5000-1500, vinti ad un’ora di distanza l’una dall’altra. Ancora un paio di giorni e sono suoi i 3000 a squadre, che gli consegnano la sua ottava medaglia d’oro in due Olimpiadi
Il nuoto rivela uno dei campioni più grandi della storia di questo sport, l’americano Johnny Weismuller, che poi sarà anche un famoso attore nel ruolo di Tarzan. Weismuller sigla il primo tempo olimpico sotto il minuto, poi fa doppietta nei 400 stile libero e trascina la staffetta all’oro davanti all’Australia. Come se non bastasse l’americano, si dà anche alla pallanuoto, ma qui deve “accontentarsi” della medaglia di bronzo.
Nel torneo di rugby la Francia si presenta alla finale con l’oro già quasi in tasca, ma prendendo sotto gamba gli avversari americani riesce a perdere 18-3 e l’epilogo si trasforma in una gigantesca rissa tra giocatori, forze dell’ordine e pubblico.
Il torneo di calcio, vinto alla grande dall’Uruguay, che inizia qui un dominio che durerà diversi anni, non arride all’Italia, eliminata nei quarti di finale dagli svizzeri per 2-1. Ma della partecipazione azzurra resta soprattutto una gustosissima scenetta nella seconda gara, quella col Lussemburgo, vinta dall’Italia 2-0. Il nostro Virginio Levratto con un tiro potente colpisce al volto il portiere avversario Bausch, che è costretto a lasciare il campo per alcuni minuti, stordito e con una ferita alla lingua. Tornato in porta, Bausch, però, si ritrova subito davanti lo stesso Levratto che sta per calciare a rete e così, impaurito abbandona la porta coprendosi la faccia con le mani. Levratto non può far altro che scoppiare a ridere e tirare fuori.
Dopo il dominio di Nadi, nel frattempo passato al professionismo, ad Anversa, gli azzurri si presentano ancora con una squadra fortissima, ma devono accontentarsi dell’oro della sciabola a squadre e del bronzo della spada, ancora a squadre.
Nella sciabola individuale probabilmente Oreste Puliti vincerebbe, se non fosse che viene offeso da un giudice di gara. Puliti risponde senza mezzi termini e viene squalificato, ma il diverbio col giudice avrà un’appendice: i due si sfidano a duello con lo sciabolatore italiano che ferisce più volte il suo giustiziere olimpico.
Anche la squadra di fioretto non conclude la gara, stanca dei favoritismi dei giudici per i padroni di casa.
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Stati Uniti
45
27
27
99
2.
Finlandia
14
13
10
37
3.
Francia
13
15
10
38
4.
Gran Bretagna
9
13
12
34
5.
ITALIA
8
3
5
16
6.
Svizzera
7
8
10
25
7.
Norvegia
5
2
3
10
8.
Svezia
4
13
12
29
9.
Olanda
4
1
5
10
10.
Belgio
3
7
3
13
11.
Australia
3
1
2
6
12.
Danimarca
2
5
2
9
13.
Ungheria
2
3
4
9
14.
Jugoslavia
2
0
0
2
15.
Cecoslovacchia
1
4
5
10
16.
Argentina
1
3
2
6
17.
Estonia
1
1
4
6
18.
Sud Africa
1
1
1
3
19.
Uruguay
1
0
0
1
20.
Austria
0
3
1
4
20.
Canada
0
3
1
4
22.
Polonia
0
1
1
2
23.
Portogallo
0
0
1
1
23.
Romania
0
0
1
1
23.
Haiti
0
0
1
1
23.
Nuova Zelanda
0
0
1
1
23.
Giappone
0
0
1
1
Nona edizione: 1928 AMSTERDAM (Olanda)
Dopo aver fatto nascere e crescere i Giochi per il barone De Coubertin era venuto nel 1925 il momento di farsi da parte, anche per problemi di salute. Alla guida del CIO è adesso il belga Henry de Ballet Latour e il cambiamento è subito evidente per quanto riguarda la partecipazione femminile. Con De Coubertin le donne avevano sempre gareggiato quasi semi-clandestinamente in pochissime competizioni. Ma questo atteggiamento era ormai fuori dal tempo e così Amsterdam presenta quasi 300 donne che si sfidano nell’atletica (per la prima volta) nella ginnastica, nella scherma, nel nuoto, nell’equitazione e nella vela, seppure con un programma ridotto rispetto agli uomini.
Altre novità sono la cancellazione del tennis, sport ritenuto troppo professionistico, del rugby, del tiro e del polo, oltre alle campestri, al pentathlon e alle gare a squadre dell’atletica.
Gli impianti previsti nella capitale olandese vengono ultimati in extremis, mentre il Villaggio Olimpico resta solo un progetto. Così alcune squadre alloggiano nelle imbarcazioni che hanno portato gli atleti ad Amsterdam. Così è anche per l’Italia e gli Stati Uniti, in condizioni però diverse: gli americano sulla loro President Roosevelt hanno addirittura piscina minipista di atletica per allenarsi.
Amsterdam segna la continuazione di quanto iniziato nei Giochi precedenti: il dominio americano nell’atletica, minato dalla piccola grande Finlandia ad Anversa e Parigi, viene qui completamente fatto saltare.
In Olanda si fanno luce anche due atleti di stirpe nobile. Nei 400 ostacoli il britannico David George Brownlow Cecil Burghley marchese di Exeter si mette al collo l’oro lasciandosi dietro gli americani Cuhel e Taylor. Oltretutto il marchese si rende protagonista di un episodio curioso. Quando ha appena vinto la sua gara si conclude anche la maratona. Il vincitore è Mohammed Bouguerra El Ouafi, un algerino, umile operaio della Renault, che corre sotto la bandiera francese. Il marchese, lasciando perdere il suo rango, si carica sulle spalle il maratoneta africano e lo porta in trionfo tra l’ovazione del pubblico.
La maratona, invece, è ricordata, per i colori italiani, per l’abbandono ad appena 2 km dall’arrivo di Attilio Canton che fino a quel momento è tra i primi. Ma Canton è analfabeta, quindi non riesce ad interpretare i cartelli sul percorso, è convinto che manchino ancora molti km e per la stanchezza abbandona.
Altra medaglia nobile è quella conquistata nella vela da Olav V, principe di Norvegia, che nel 1957 diventerà re..
Reduce da un’Olimpiade in cui ha conquistato 3 ori seguito poi ad un quadriennio costellato di vittorie e record del mondo a ripetizione, Johnny Weismuller si presenta qui come la star della piscina. Amsterdam è la sua consacrazione: un nuovo record olimpico gli regala la riconferma sui 100 stile libero, poi con la staffetta è l’apoteosi, un altro oro e un altro record mondiale. Per Weismuller, uomo dalle origini misteriose, dalla vita sentimentale tumultuosa (ebbe 6 mogli!) si spalancano da qui le porte di Hollywood.
Con l’apertura ad una partecipazione maggiore delle donne si fanno strada anche i primi nomi e le prime storie di una certa levatura del panorama olimpico al femminile. E non si può non cominciare ricordando le ragazzine italiane della squadra di ginnastica: docidi bambine per lo più tra i 13 e i 14 anni. La loro giovane età le fa diventare delle beniamine, ma una volta in pedana si dimostrano ginnaste di tutto rispetto e devono piegarsi solo alla squadra olandese, vista di buon occhio dalla giuria. Ma per le ragazzine azzurre è ugualmente un trionfo, anche al ritorno in patria e soprattutto per la 14enne Bianca Ambrosetti, malata di tisi che dopo pochi mesi morirà.
La scherma fa quasi bottino pieno nelle gare a squadre dove, forte di campioni come Puliti, Chiavacci e altri, vince sia nel fioretto che nella spada.
Ma la vera sorpresa è il pugilato che porta a casa ben 3 titoli con Carlo Orlandi nei leggeri, Vittorio Tamagnini nei gallo e Piero Toscani nei medi. Gli stessi sport che danno i 7 ori portano tante altre medaglie: Bino Bini è bronzo nella sciabola, Gaudini fa lo stesso nel fioretto.
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Stati Uniti
22
18
16
56
2.
Germania
10
7
14
31
3.
Finlandia
8
8
9
25
4.
Svezia
7
6
12
25
5.
ITALIA
7
5
7
19
6.
Svizzera
7
4
4
15
7.
Francia
6
10
5
21
8.
Olanda
6
9
4
19
9.
Ungheria
4
5
0
9
10.
Canada
4
4
7
15
11.
Gran Bretagna
3
10
7
20
12.
Argentina
3
3
1
7
13.
Danimarca
3
1
2
6
14.
Cecoslovacchia
2
5
2
9
15.
Giappone
2
2
1
5
16.
Estonia
2
1
2
5
17.
Egitto
2
1
1
4
18.
Austria
2
0
1
3
19.
Australia
1
2
1
4
19.
Norvegia
1
2
1
4
21.
Polonia
1
1
3
5
21.
Jugoslavia
1
1
3
5
23.
Sud Africa
1
0
2
3
24.
Nuova Zelanda
1
0
0
1
24.
Uruguay
1
0
0
1
24.
Spagna
1
0
0
1
24.
India
1
0
0
1
24.
Irlanda
1
0
0
1
29.
Belgio
0
1
2
3
30.
Cile
0
1
0
1
30.
Haiti
0
1
0
1
32.
Filippine
0
0
1
1
32.
Portogallo
0
0
1
1
Decima edizione: 1932 LOS ANGELES (Stati Uniti)
A 28 anni dal disastro di Saint Louis le Olimpiadi approdano ancora negli Stati Uniti. Come già successo per Parigi la seconda edizione è quella del riscatto. Gli americani mettono in campo tutta la loro forza organizzativa e finanziaria in grande anticipo e così la profonda crisi economica del 1929 trova la macchina Giochi in gran parte già funzionante.
Centro agonistico delle Olimpiadi è il Memorial Coliseum Stadium, un immenso impianto che ospita oltre 100.000 spettatori dove si svolgono le gare di atletica. All’avanguardia anche il Villaggio Olimpico: sono 550 villini con impianti per gli allenamenti, cinema, ospedale, in cui sono alloggiati atleti, allenatori, accompagnatori. Solo uomini, però. Le 127 donne che partecipano a Los Angeles ’32 vengono sistemate in albergo. La partecipazione complessiva di atleti è inferiore rispetto a 4 anni prima, un po’ per la difficoltà della trasferta per molti paesi europei, un po’ per le nuove regole imposte dal CIO che limitano a 3 il numero di partecipanti ad una gara per ogni singola nazione.
Partecipa però per la prima volta la Cina, anche se il suo ingresso per ora sportivamente non si fa notare granché.
Le gare di corsa, soprattutto nella velocità tornano dominio Usa. 100 e 200 sono entrambi vinti da Thomas Edward Tolan, ma con episodi particolari. Nei 100 Tolan e l’altro americano Ralph Harold Matcalfe tagliano il traguardo contemporaneamente. Senza le odierne tecnologie sarebbe impossibile stabilire il vincitore, ma i giudici decidono per Tolan. Nei 200 Matcalfe è ancora più sfortunato: finisce ancora dietro a Tolan ma si accorge che la misurazione delle corsie non è corretta ed ha percorso almeno un metro in più rispetto al vincitore. La classifica viene però omologata e Matcalfe resta così uno degli atleti più sfortunati della storia olimpica.
Nonostante la partecipazione femminile non sia ancora molto cospicua (127 atlete) le storie di un certo spessore non mancano, anzi è proprio una ragazza la grande protagonista di Los Angeles ’32.
Mildred Ellen Didrikson, detta “Babe” è una ragazza 21enne americana ma di origine norvegese. Mildred ha la capacità di emergere in specialità diverse dell’atletica ma addirittura in molti altri sport. Il regolamento dei Giochi le permette di partecipare a non più di 3 gare e lei vince il lancio del giavellotto e gli 80 ostacoli. Nella terza gara, il salto in alto, si classificherebbe prima a pari merito con la connazionale Jean Shiley. Succede però che i giudici reputino lo stile di “Babe” non conforme ai regolamenti dell’epoca e gli assegnino il secondo posto. Un’altra atleta che si fa notare è la velocista polacca Stanislawa Walasievicz che vince l’oro nei 100 e sigla il nuovo record del mondo, 11’9”. Ma su di lei si accende qualche dubbio e sono dubbi ben fondati visto che alla morte (nel 1980) si scoprirà che Stanislawa era a tutti gli effetti un uomo.
Se l’atletica segna un indubbio successo statunitense il nuoto è invece per i padroni di casa una debacle assoluta. Si salva solo Clarence Linden Crabbe sui 400 stile libero. Come il suo illustre predecessore Weismuller anche Crabbe passerà ad Hollywood come Tarzan ma anche come Flash Gordon. Il resto della rassegna in piscina però, è tutto un dominio giapponese: alla fine infatti ben 5 ori su 6 sono al collo di atleti del Sol Levante.
La spedizione azzurra a Los Angeles si comporta come meglio non potrebbe: alla fine è seconda nel medagliere generale dietro solo agli americani con 36 medaglie, 12 per ogni metallo. Detto dell’impresa di Beccali, l’atletica porta altre due medaglie, entrambe di bronzo, nella staffetta veloce con Castelli, Maregatti, Salviati e Toetti, e con lo splendido Ugo Frigerio, dominatore ad Anversa che è terzo nella 50 chilometri di marcia.
Gli sport tradizionalmente forti non deludono le aspettative, primo fra tutti la scherma. La pattuglia è guidata da Nedo Nadi come CT e conquista una sequenza straordinaria di 8 medaglie. Le gare a squadre vedono gli azzurri sempre sul secondo gradino del podio, in tutte e tre le armi, mentre nelle individuali è quasi un monopolio. La spada va a Giancarlo Cornaggia Medici con Carlo Agostoni bronzo, stesso discorso per il fioretto con Gustavo Marzi all’oro e Giulio Gaudini al bronzo. Lo stesso Gaudini è pure argento nella sciabola.
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Stati Uniti
41
32
30
103
2.
ITALIA
12
12
12
36
3.
Francia
10
5
4
19
4.
Svezia
9
5
9
23
5.
Giappone
7
7
4
18
6.
Ungheria
6
4
5
15
7.
Finlandia
5
8
12
25
8.
Gran Bretagna
4
7
5
16
9.
Germania
3
12
5
20
10.
Australia
3
1
1
5
11.
Argentina
3
1
0
4
12.
Canada
2
5
8
15
13.
Olanda
2
5
0
7
14.
Polonia
2
1
4
7
15.
Sud Africa
2
0
3
5
16.
Irlanda
2
0
0
2
17.
Cecoslovacchia
1
2
1
4
18.
Austria
1
1
3
5
19.
India
1
0
0
1
20.
Danimarca
0
3
3
6
21.
Messico
0
2
0
2
22.
Nuova Zelanda
0
1
0
1
22.
Lettonia
0
1
0
1
22.
Svizzera
0
1
0
1
25.
Filippine
0
0
3
3
26.
Spagna
0
0
1
1
26.
Uruguay
0
0
1
1
Undicesima edizione: 1936 BERLINO (Germania)
Per ottenere l’assegnazione dei Giochi del ’36 si presentano ben 11 città, tra cui Roma, segno della grandissima considerazione che ormai le Olimpiadi raccolgono
Vengono realizzate nuove costruzioni faraoniche, tra cui un Villaggio Olimpico splendido, e la squadra tedesca che si prepara scrupolosamente e per mesi nella Foresta Nera. Le proteste ai Giochi Hitleriani di certo non mancano, ma ancora più che le proteste non mancano le contraddizioni: gli Stati Uniti minacciano il boicottaggio per voce del presidente Roosevelt, ma tutto poi rientra.
Il 1° agosto 1936 il mezzofondista tedesco Erik Schilgen accende con la fiaccola giunta per mano di 3000 tedofori da Atene, il braciere olimpico; è questa la nota lieta dell’inaugurazione dei Giochi del ’36, che da qui si ripeterà sempre.
Passando all’aspetto sportivo le novità più importanti sono il ritorno del calcio e l’ingresso della pallacanestro.
Ci sono Olimpiadi indelebilmente segnate da un unico grande personaggio. E’ il caso, forse più che in ogni altra edizione di Berlino ’36, legata a doppio filo a James Cleveland “Jesse” Owens.
Le sue imprese sportive straordinarie provocano il disappunto di Hitler, che preferì abbandonare lo stadio piuttosto che premiare l’atleta di colore: vince i 100 metri, poi si getta nel salto in lungo, l’impresa che si rivela più bella. Il duello è con il tedesco Luz Long. Owens si trova in difficoltà nelle qualificazioni, con due salti nulli, ma è proprio il tedesco, che diventerà suo grande amico, a dargli il consiglio giusto: anticipare la rincorsa di pochi centimetri. Così l’americano si mette al collo il secondo oro. La terza medaglia è sui 200 metri, dove vince nettamente, l’apoteosi è la staffetta, dove gli americani dominano segnando un nuovo record mondiale, e gli azzurri fanno bellissima figura giungendo secondi.
L’atletica regala anche l’impresa della nostra Trebisonda “Ondina” Valla: negli 80 a ostacoli la spunta per pochi centimetri sulla tedesca Steuer
Gli Stati Uniti sono battuti piuttosto nettamente nel medagliere finale: la Germania conquista ben 88 medaglie di cui 33 d’oro, mentre gli ori americani sono 24.
Una novità e una conferma. Sono questi gli sport che regalano maggiori soddisfazioni all’Italia.
Per il calcio la squadra non è quella campione del mondo in carica, ma è composta come le altre, da studenti-calciatori, per aggirare i limiti del CIO sul professionismo. Eroe della spedizione è il friulano Annibale Frossi che segna 7 gol. Gli azzurri fanno fuori nell’ordine gli Stati Uniti per 1-0 poi sommergono di gol (8-0) il Giappone, quindi in semifinale superano la Norvegia ai supplementari per 2-1. La finale è con l’Austria che ha raggiunto il traguardo anche grazie alla squalifica del Perù. I peruviani infatti stanno battendo gli austriaci quando un’invasione di campo costringe alla sospensione della gara. I giudici decidono poi per la ripetizione del match, ma il rifiuto dei peruviani porta alla loro squalifica e al passaggio degli austriaci. La finale si risolve ancora ai supplementari, ed è ancora Frossi a siglare il gol decisivo che regala il primo oro all’Italia nel calcio.
Non è una novità, ma una piacevole consuetudine, invece, il grande successo della scherma. A Berlino tra l’altro si vede un ragazzino appena 17enne che farà parlare molto di sé: è Edoardo Mangiarotti, che con lo squadrone della spada domina e conquista il primo di tanti ori olimpici. La gara individuale della spada poi è una partita interna: oro a Franco Riccardi, argento a Saverio Ragno, bronzo a Giancarlo Cornaggia Medici. Fioretto e sciabola regalano tanti altri successi: oro e bronzo a Giulio Gaudini e Bocchino nel fioretto, argento a Gustavo Marzi nella sciabola per le gare individuali, mentre a squadre il fioretto va all’oro, la sciabola all’argento.
Per i Giochi è l’ultima esibizione davanti al barone De Coubertin, che spirerà l’anno successivo, e l’ultima anche prima della tragedia della seconda guerra mondiale. Per riparlare di Olimpiadi passeranno 12 anni.
MEDAGLIERE OLIMPIADI
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE
1.
Germania
33
26
30
89
2.
Stati Uniti
24
20
12
56
3.
Ungheria
10
1
5
16
4.
ITALIA
8
9
5
22
5.
Finlandia
7
6
6
19
5.
Francia
7
6
6
19
7.
Svezia
6
5
9
20
8.
Giappone
6
4
8
18
9.
Olanda
6
4
7
17
10.
Gran Bretagna
4
7
3
14
11.
Austria
4
6
3
13
12.
Cecoslovacchia
3
5
0
8
13.
Argentina
2
2
3
7
13.
Estonia
2
2
3
7
15.
Egitto
2
1
2
5
16.
Svizzera
1
9
5
15
17.
Canada
1
3
5
9
18.
Norvegia
1
3
2
6
19.
Turchia
1
0
1
2
20.
Nuova Zelanda
1
0
0
1
20.
India
1
0
0
1
22.
Polonia
0
3
3
6
23.
Danimarca
0
2
3
5
24.
Lettonia
0
1
1
2
25.
Romania
0
1
0
1
25.
Sud Africa
0
1
0
1
25.
Jugoslavia
0
1
0
1
28.
Messico
0
0
3
3
29.
Belgio
0
0
2
2
30.
Australia
0
0
1
1
30.
Portogallo
0
0
1
1
30.
Filippine
0
0
1
1
Dodicesima edizione: 1940 NON DISPUTATA
Tredicesima edizione: 1944 NON DISPUTATA