Racconti di scherma


 

A cura di Anna Maria Moschetta Vannucci

 

                         

 

                                   moschettavannucci@gmail.com

 

 

 

 

 

 

Una spada

Per amare

 

Racconto di fantascherma di

Anna Maria Moschetta Vannucci

(Tutti i diritti riservati)

 

 

 

Capitolo Primo:

Una spada per andare

 

 

La bianca coltre ormai era distesa, morbida e fredda, sulle campagne, ad avvolgere ogni cosa;  ancora turbini di fiocchi aleggiavano, velando i  contorni severi dell’antico castello.

Da una feritoia del torrione ovest  un giovane sguardo scrutava l’orizzonte deserto, e dissetava il suo desiderio di vita nel contemplare quel silenzio,  vibrazione nella vibrazione di un interiore ascolto.

Amava molte cose.

Ma teneva i suoi pensieri per sè.

I tempi non erano di pace.

Così scese rapidamente le strette scale, prese il necessario per scrivere, si accoccolò accanto a Tasiah, al chiarore del  grande fuoco spumeggiante nell’immenso camino della Sala Grande.

‘Shhh, non abbaiare!’ Raccomandò. E  cominciò a tracciare sulla pergamena le sue impressioni. Non immaginava certo quali avvenimenti l’aspettassero,  ma qualcosa presagiva. Come un invisibile moto. Dormiente, ma presente.Sotto la coltre della neve.

Carezze ventose

Tessute nell’aria,

Fragranze incolori

Di nuovo silenzio;

E opaca, guardinga,

Annidiata custode

Fra i toni del cielo

Piegato nel grigio

Sta,

Odorosa di freddo,

Come un’attesa.

Gocce di tempo

Lambiscono i passi,

Cristalli placati

Al candore del moto.

Al lento azzurrarsi

Di un sogno racchiuso

E radioso

E infinito

Sta

Velato di neve

Il divenire della Luce.

 

 

21 Marzo 2018

Tasiah avvertì il pericolo e si eclissò:  il trapestìo dei  passi cadenzati delle guardie nobili di ronda si avvertiva nettamente e  Anchiod con un balzo si nascose prontamente dietro i pesanti drappi delle tende. Il Re  irruppe nel salone e ruggì con veemenza:

-Come hanno osato?-

Ma si ritrovò inaspettatamente addossato alla parete per un potente spostamento d’aria:

Milgoren, la Vegliarda, era lì, esplosiva apparizione comparsa  come dal nulla da una  magica favilla

Scaturita fra le  ombre danzanti del camino; e lo fissava con un terribile cipiglio.

-E’ guerra, Kohnar:-Annunciò.-

Le Anime Spente hanno lanciato la loro sfida!-

Seguì un silenzio teso e liscio come la lama di un coltello.

La voce del Re  lo infranse, assumendone il metallo, con  lo sguardo  fisso verso un punto lontano a lui solo noto.

-La profezia non è ancora compiuta, Milgoren, e tu lo sai bene. C’è ancora una possibilità!-

Le rughe si infittirono in un groviglio inestricabile su quello che un tempo   Era stato un volto, e dalla vizza fessura della bocca la Vegliarda sibilò:

-Nessuno, Kohnar, nessuno sa! Il Segreto è perduto.Nessuno andrà in cerca della Multiforme  Spada|!!! –

L’immagine si liquefece in un grumo d’argento e prese la forma del sigillo del Casato. Il Re lo raccolse. E tacque.

 

03/Aprile/ 2018

L’odore forte si sprigionava con calda veemenza dall’arrosto di daino e sicuro di sè veleggiava, stuzzicando le affamate narici, per la fumosa cucina; come una gagliarda bandiera incitante alla riscossa, reclamava , al centro dell’enorme vassoio di portata, tutta l’attenzione, adagiato, croccante e gustoso,  su di un dorato tappeto di patate  speziate. Gli sguatteri preparavano questa ed altre succulenti portate ad essere servite.

Ospiti, al castello.

Ma Anchiod non mostrava alcun interesse per loro, come per il cibo; spesso digiunava,  da diverso tempo. Meditava. Precisamente, sulle sue conoscenze  circa il  ‘Mistero di Milgoren’. Così, in cuor suo, aveva sintetizzato tutta la scena a cui aveva assistito, e che lo aveva profondamente sconvolto.  Sapeva degli orribili misfatti che, ogni certo periodo di tempo, durante la luna nuova, avvenivano,  ai danni di chiunque si trovasse all’aperto appena calato il sole. Ma certo non pensava fossero dovuti ad una rottura del patto che,  da millenni  ormai, legava  la Casa  Regnante, l’Olhihim degli Esseri fatati e l’Ordine Guerriero delle Anime Disciolte. Queste avevano per nascita, a seconda delle famiglie di appartenenza, ognuna il loro Ordine, grado, mansione, dimora, estensione di diversi poteri che intrecciavano la realtà sensibile con quella chiamata ‘doppiana’.

Ma non avevano una loro libertà d’azione.L’Olhihim, millenni or sono, aveva racchiuso nel Codex Magno sotto forma di stelle sonore i comportamenti, nei loro diritti e doveri,  delle Anime Disciolte, e a seconda della sapiente  disposizione di tali  fulgide  Luci Sonore  i loro desideri erano ricondotti a condivisione di pacifica armonia tra i  Regni.  il Male era stata compresso  in una stolida forma:l’Ufiah.

 

21 Maggio 2018

Occorre ritrovare le fuggitive, Sherim.- La scrutò pensosamente, e poi esclamò:-Mettiamolo alla prova!-

Miresh, alla quale Sherim si era rivolta, era la sua sorella gemella, ma decisamente non le assomigliava. L’una alta, bionda, slanciata , taciturna, sguardo algido e rivelatore di un gran temperamento tenuto saldamente a freno; l’altra, gaia, corvina, rotonda,, vivace e chiacchierina come una sorgiva perenne. Erano le Musicantes, Protettrici delle Stelle Sonore e affascinanti Custodi del Meccanismo che traduceva il Codex Magno in impulsi armoniosi disciolti nel Tempo, scandenti luci e suoni nell’ordine stabilito dall’Antico Patto.

Nel cielo di Hasmiron il tramonto sorridendo regalò l’ultimo, verde bagliore, baciando l’orizzonte rossastro, agli abitanti  del piccolo pianeta, ignari di quanto stesse accadendo.

Sherim si girò. Nemmeno una parola. Con gesto improvviso, snudò, fendendo l’aria, una bellissima spada.   Stese il braccio,  impugnando con forza e brandendo verso l’alto l’elsa rivestita d’avorio , lasciando cadere a terra con un tonfo sordo  il pesante fodero in cuoio arabescato  d’oro purissimo.  Pochi secondi. La ripose. Stette così. Immobile. Impenetrabile..

Un sussurro echeggiò dalle montagne:-Prendila. E vai-.

 Miresh obbedì.

L’Olhihim degli Esseri Fatati vibrò in cerchi concentrici la sprigionata  energia nascente;  la diffuse a fasce larghe,  in arcani moduli melodici avvinghianti, profumo dai colori metamorfici avvincenti, quale moto propulsivo di Speranza. C’era ancora una speranza:

  Una Spada per andare.

 

 

20 Settembre 2018

 

Capitolo Secondo:

Una spada per sperare

 

Ocrian crollò, sudato, ai margini del fosso.  Il sole pomeridiano picchiava sodo. Distava poco, ormai, dalla cinta delle mura; alla Porta Secca, unico ingresso per il quartiere dei commerci a lui consentito,  lo avrebbero accolto, come al solito, con un festante benvenuto, per via del suo carretto, stracarico di acquavite. La locanda verso  la quale era diretto, infatti, troneggiava proprio lì, al sicuro, addossata all’interno delle mura, subito dopo l’ingresso nell’abitato. ‘Forte da risuscitare i morti,’ pensava fra sè e sè, mentre rallegrava le sue striminzite ossa scolandosi il liquore della sua fiaschetta con un’incredibile gollata . Si nettó soddisfatto la bocca col dorso abbronzato della mano.-Ho ancora tempo!- si disse. Era stanco. Si addormentó senza quasi accorgersene.  All’improvviso il raglio terrorizzato dell’asino in fuga lo fece sobbalzare. Si guardó attorno, divenuto ombra nell’ombra, intorpidito, senza piú contorni a cui aggrappare gli occhi: del carretto, nessuna traccia.

 Lassù, nel cielo chiuso ormai alla luce, sola, invisibile, remota presenza, la soggiogata Luna Nuova diffondeva inchiostro di tenebra,  innimbando la  sopraggiunta sera  di  oscura paura.

Ocrian dolorosamente comprese.-Sono finito!- Esclamó. Si sentì ferocemente accarezzare dalla vischiosa presenza di un nugolo di Anime Spente scaturito dal Buio. Sudó, ancora una volta, cercando a tentoni  una via di fuga.

Lo assalirono.Si avvinghiarono ai suoi capelli, cominciando da lí a succhiargli gli umori corporei; si impossessarono via via di ogni sua cellula,  fino ad  estrargli l’anima a morsi e a calci,  sfilacciandolo,  sbrindellandolo, e riducendolo in un’orribile poltiglia, per imprigionarlo poi, coi resti  dell’anima atomizzata, nel Disgregatore.

-Ribellione, sì!- Le infedeli Anime Disciolte  Scorsinheth e Vutroh ulularono e risero soddisfatte. -l’acquavite ci farà comodo!-

Ad un loro cenno, le Anime Spente si dileguarono.

                

18Novembre2018

-Ecco, sono arrivati i musici, presto! Ma dove si sarà nascosto?

Anchiod, durante il banchetto, era  riuscito abilmente a sgattaiolare fuori, percorrendo come un ombra gli ànditi più isolati del castello, così da evitare accuratamente i vari cortigiani del Re, sguinzagliati ovunque a cercarlo. Sapeva benissimo che la vera selvaggina da cacciare, durante la battuta a cui naturalmente si era ben guardato dal partecipare, era lui. Il regno confinante era governato dall’ospite, l’intraprendente Regina Rohifas, che aspirava ad unificare il suo territorio  con quello di Kohnar tramite un doppio matrimonio: il suo personale, con il Re Kohnar, appunto, e quello della giovanissima nipote, legittima erede, figlia del defunto  Re Dohin con Anchiod. Rohifas aveva assunto la reggenza, a causa di un decreto reale  emanato dal Re Dohin poco prima della sua scomparsa, nel quale si ordinava che  la fanciulla non avrebbe potuto salire al trono se non dopo aver battuto   in  torneo  il più bravo cavaliere dei Regni Splendenti. Ma per fare ciò avrebbe dovuto combattere esclusivamente con una spada unica nel suo genere: la Spada Smarrita Per Caso. Da secoli immemorabili di tale arma si era perduta ogni traccia, tanto che nessuno credeva più alla sua esistenza. Tutti conoscevano tale storia, e per primo Anchiod, che sfuggiva come la peste i tornei, quella Spada, la fanciulla e… il matrimonio. Nemmeno un ritratto. Nessuno l’aveva mai vista, la Principessa, fra l’altro. Come la spada, così anche la fanciulla era ‘invisibile’; non era mai stata presentata  a nessuno, e nessuno conosceva il suo vero nome. Correva voce fosse una temibile guerriera. Di sicuro al banchetto non era presente, ma Anchiod aveva pensato prudentemente di evitare qualsiasi coinvolgimento.  Aveva già i suoi, di problemi.  tutti lo chiamavano ‘Altezza’, ma lui non aveva la benchè minima idea di chi fosse veramente. Di stirpe reale? Forse. Aveva sempre vissuto a corte, trattato con tutti i riguardi di rango. Ma quando chiedeva dei suoi genitori, delle sue origini, i suoi precettori, i suoi valletti, tutti si limitavano a ripetergli: ‘Altezza, verrà il momento di sapere….’.

Erano anni che le sue ricerche non approdavano a nulla, tranne una cosa: da ovunque provenisse, era certo che la sua Tasiah lo proteggeva dalla nascita. Era sempre stata con lui, come ora, stesa, fedele, ai suoi piedi, lo sguardo adorante e sincero. Anchiod si é fermato. Nessuno lo insegue. La sua Tasiah. Come sempre, presenza amica, insieme, nascosti nel cavo di un’immane roccia, col tempo che passa, e poi ripassa, ancora, fissandosi alla  pietra; passa, e chiede..

 

Punto contro punto.

 

Punto contro punto.

Suoni ostili

In abbracci liquefatti

Si tormentano

Per obliquazioni fuse.

Un tempo vuoto

Si condensa

Per tangenti di materia

In drappeggi ornati

Dai colori chiusi.

 

 

 

30 Gennaio 2019

Kohnar dormiva, di un sonno greve ed agitato, scalciando e gemendo. Molte questioni di governo lo attanagliavano come brucianti cesoie, e sembrava vi si dibattesse,  ferendosi e scottandosi di qua o di là a seconda del volgersi in sè sulle sue non prese decisioni. Ma all’improvviso si placò. Non era più solo, nella stanza.

 Milgoren stavolta non si esibì in una delle sue roboanti apparizioni: come nebbiolina luminosa, gentile ed infida, si effuse; ascese lentamente  dall’impiantito  innalzandosi lungo le coltri del regale giaciglio; staccò delicatamente dal collo del re  la doppia catena che reggeva il pesante sigillo d’argento del Casato,  lo prese, lo fissò intensamente, fino alla sua  smaterializzazione.  Sussurrò, poi, con un’ultima rapida occhiata di controllo, svanendo nel nulla: ‘al solito, fratellino mio, occorrerà che intervenga io’….

Miresh era pronta. Niente più seta, velluti  e rasi preziosi. Irriconoscibile, sul capo e sul volto  la  logora  stoffaccia sgualcita di un cappuccio, appariva come una povera  mendicante vestita di stracci; ma la spada c’era,ben celata sotto  il pesante mantellone  sdrucito e bigio che le pendeva dalle spalle.

 La musicantes incentrò la luce del suo sguardo  sull’emblema  d’argento del casato di Khonar, splendente nelle sue mani, fino a quando non emise il suo Fondamentale; dapprima flebile, poi, sempre più nitidamente, questo prese corpo : divenne  un suono sferico, bello,  caldo, potente e struggente allo stesso tempo. Miresh vi entrò dentro. Roteò il mantello. Si avvolse in sè stessa. Le  serie degli armonici, saettando verso l’acuto,  la presero dolcemente e la trasportarono sempre più in alto, fino a quando divenne un invisibile puntolino nello spazio di cristallo ai confini del cielo di Hasmiron. Poi, più nulla…

Sherim scrutò  fino all’estinguersi dell’ultimo ultrasuono l’orizzonte. Portò le mani in grembo: crudo come un morso improvviso di vuoto la prese un ibrido senso di solitudine e attesa. Al cancello della sua mente  si presentavano ostili  tutti i  pericoli e i rischi  che avrebbe dovuto fronteggiare da sola. Ma non solo questo.Già le mancava sua sorella.

 

 

 

 

4 Giugno 2019

“Bella capiente, per essere una fiaschetta da viaggio!” Esclamó  Vutroh, scolandosela a garganella e passandola, mezza vuota ormai, a Scorsineth . Giá il povero Ocrian, tra l’altro, vi aveva attinto generosamente durante il suo breve viaggio…   ‘Non crederai che mi accontenti di poche gocce di acquavite!’ Lo rimbeccó Scorsinheth. Si avvicinarono al carretto e lo depredarono, fino a quando L’alcool non li rese quasi completamente ebeti. Sghignazzando sguaiatamente, poi,le due perfide Anime Disciolte  presero ció che rimaneva del carico  e il disgregatore. Fusi col buio protettore della notte ormai avanzata, scomparvero, inoltrandosi nelle profonditá di un passaggio segreto  celato nel cavo semi marcio  di un albero  morto.  Camminarono, barcollando, badando comunque al prezioso carico, a lungo, fino a sbucare in un ampia caverna, ricavata all’interno di un antico vulcano inattivo.Era da lí che , nel corso dei loro malvagi festeggiamenti, avevano creato e tenevano in attivitá  Vorty Cosmicon, una Spettrale Creatura, la cui consistenza era la Tristezza. Il suo entrare in azione provocava per prima cosa un lungo brivido di oscuro terrore, al quale quasi nessuno riusciva a sottrarsi. Vorty allora fissava in modo struggente la sua vittima, e  una volta catturatone lo sguardo, il terribile, mortale gioco cominciava, al sibilo di una nenia ipnotica che evocava una ad una le anime spente, a circondare il malcapitato. È cosí che avevano imprigionato nel disgregatore centinaia di innocenti, e trasformata la loro   energia vitale in un flusso malefico, forgiato in lancia e convogliato attraverso il camino del vulcano in alto fino a forare il cielo, ferendolo con cattiveria, per arrivare ai confini dei Regni Splendenti, ad erodere  l’Antico Patto. Le Anime Spente, frutto del loro tradimento all’Ordine Guerriero, sarebbero dovute riuscire  ad avere l’accesso al Portale della Pacifica Armonia  per distruggere ogni cosa, ed instaurare il loro dominio.  Ma il flusso  non era ancora sufficientemente potente.  Aspettavano ancora, Scarsinheth e Vutroh,  ben nascosti, altre lune nuove. Lune di sangue e di dolore.

 

7 Novembre 2019

Capitolo Terzo:

Una spada per sognare

 

Il sole, scostando garbatamente la coltre dell’alba, cominciava a raggiare splendido e solitario, dorando l’aria tremula e lattiginosa adagiata sul tiepido orizzonte primaverile. L’ampio e sinuoso sentiero alberato saliva l’erta dolcemente, a rivelare, passo dopo passo, le bellezze naturali del grande parco che delineava l’area prospiciente il castello. Miresh, col pesante fardello della spada ben celato dal suo mantello, sbuffò. Avanzava lentamente, e, altrettanto lentamente, ma attentamente, ripassava, punto per punto, il suo piano d’azione. Sapeva come fare per introdursi facilmente e nascondersi nelle reali scuderie.Diverso tempo addietro, in occasione delle celebrazioni per la ricorrenza dell’incoronazione di Kohnar, quale invitata d’onore, aveva avuto assegnato direttamente dal re, per compagnia e scorta, un paggio, Oshol.

Il ragazzo, un timido e dinoccolato palafreniere, in realtà era un ottimo cavallerizzo e, a dispetto delle sue umili mansioni, era dotato di grandi capacità di osservazione e di un lucido intendimento;

 oltre che di sagace cortesia, a stemperare il suo innato spirito ironico. Data la sua modesta posizione sociale, della quale era ben consapevole, mostrava pazientemente un atteggiamento schivo ed impenetrabile. Miresh capì al volo il soggetto.Non poteva farsi sfuggire una simile occasione per il Servizio Segreto, che aveva necessità di rinforzi. Perchè l’Olhihim degli Esseri Fatati e l’Ordine Guerriero non ancora intervenivano contro le Anime Spente? Dove erano fuggite le Stelle Sonore? E altro ancora: il Male agiva indisturbato…

Miresh ebbe modo, durante quella lunga permanenza al castello, di esaminare Oshol a fondo. Lo prese a benvolere e riuscì a conquistarne la fiducia. Come ospite, poi, ebbe  anche modo in sua compagnia di visitare il castello per ogni dove, comprese le scuderie, dalle quali si diramavano diversi antichi passaggi obsoleti, per lo più abbandonati e quasi impraticabili. Ne aveva preso scrupolosamente nota: sapeva che le sarebbero tornati utili, prima o poi. Come appunto riteneva per questa occasione. E automaticamente ripensò a quando, proprio nelle scuderie, parlò apertamente al paggio, a lungo; e di molte cose. Il ragazzo aveva davvero talento ed era decisamente in gamba. Fu così che decise di arruolarlo, subito, dandogli copertura nella Corporazione dei Misterion. Questi  erano i famosi Coordinatori Interstellari delle Comunicazioni, che, dal pianeta Hasmiron, raccoglievano e pubblicavano dati  particolari pervenuti loro dai  pianeti più importanti della Galassia Madre.

L’incarico ufficiale di Oshol fu annunciato dalla Musicantes  pubblicamente a tutta la Corte poco prima del suo ritorno ad Hasmiron, ed il re ne fu molto lusingato…

Naturalmente nessuno era al corrente del vero compito che sarebbe stato affidato al ragazzo. Ma doveva essere ben addestrato, prima di poter passare all’azione. Si videro diverse volte. Stavolta però nessuno era a conoscenza del suo arrivo, tantomeno Oshol. Non lo riteneva ancora pronto tanto da associarlo a questa sua missione. Sbuffò ancora e diede un’occhiata dietro di sè. Sapeva che al nascere di quel giorno nessuno, fino alla mezza,   aveva il permesso di entrare o di uscire dal castello. Questo la rassicurava. Era un giorno speciale, doveva riuscire nel suo intento!  Già immaginava

l’ indizione del Torneo dei Regni Splendenti.Mentre rimuginava completamente assorta  tutte queste cose, un bolide a quattro zampe, abbaiando festosamente, le balzò addosso, facendola barcollare.

“Qui! A cuccia! Tasiah! Subito!”

Anchiod, apparso all’improvviso da dietro una curva, alla vista della goffa figura incappucciata assalita dal cane, con una rapida impennata aveva bloccato la sua focosa cavalcatura con la quale si dilettava a scendere a precipizio il sentiero del castello ( anche lui sapeva che avrebbe dovuto essere deserto!) e con voce tonante richiamava a sè, alquanto sorpreso del suo comportamento inusuale, Il cane.

Ma Tasiah, che precedeva Anchiod, alla vista dell’inaspettato viandante, non si era certo fatta ingannare dal travestimento. Aveva riconosciuto immediatamente, per quel delizioso profumo che da lei emanava naturalmente, la sua amica Miresh. Sicuramente aveva un regalo per lei, come sempre accadeva ad ogni loro incontro al castello!  Magari, nascosto sotto quel mantellaccio!

Miresh si sentì agghiacciare il cuore. “Tasiah,” mormorava, “ti prego, shhh, buona, lasciami stare, non mi tradire!”

Ma lei, felice ed eccitata, era inarrestabile. Anchiod, intanto, sceso da cavallo, si avvicinava velocemente alla mendicante, tale sembrava, per liberarla dall’impiccio. Intanto il cane aveva afferrato un lembo del mantello e, a tutta forza, tirava, oh, se tirava! Miresh , sebbene colta alla sprovvista, provò comunque opporre resistenza. Troppo tardi. Un tonfo sordo risuonò sul sentiero e la spada, ancora semi avviluppata, cadde, vicinissima ai piedi dello stupito Anchiod che, sconcertato, non riusciva a capire il senso di quanto stesse accadendo. Istintivamente, fermatosi di colpo, tese una mano per afferrare quella “cosa” che gli intralciava il passo. Ma prima che potesse neanche immaginare alcunchè si udì un urlo angosciato:“Nooooo!”

Tasiah, con un balzo, aveva trascinato via del tutto il mantello, compreso il cappuccio, dalla Musicantes ormai in terra, rivelando così non solo il suo volto: la spada, strattonata ancora un pò più in là e ormai liberata del tutto dalla stoffa che l’avvolgeva, apparve in tutta la sua gloria: si rizzò, balzando in sù e restando sospesa a mezz’aria, cominciò ad uscire dal bellissimo fodero, e, con un fulgido scintillio, baciata dal sole galante che illuminava non poco incuriosito la scena, si mosse rapida a sgranchirsi, improvvisando  come un balletto  di parate e di fendenti. Poi, fermatasi di scatto, emise un gaio tintinnio: “Finalmente, di nuovo a casa!” Con una rapida giravolta, lanciando il fodero tra le braccia dell’esterefatto Anchiod, scomparve nel nulla. Anchiod riconobbe Miresh. La Spada smarrita per Caso era riapparsa.

13 Febbraio 2020

 

 

Dove sarà finito?  L’umor nero di Khonar stava montando come l’approssimarsi di un tornado. Appena svegliatosi dal suo sonno agitato, ancora stanco, si era immediatamente accorto di non avere più il sigillo d’argento. E con la sua scomparsa il segreto del compimento della Profezia,, celata al suo interno, era in serio pericolo. Nemmeno Milgoren, che, rispettando i tempi ivi incisi , aveva fatto in modo che tornasse a lui, poteva decifrare la parte finale  dell’arcana scrittura e il modo particolarissimo con la quale poteva essere svelata: occorreva per chiave un codice musicale, una sequenza di suoni calibrati su due voci interreagenti e  dagli unici  timbri riconosciuti dal Sigillo stesso. Ci avevano provato in tanti, nel corso dei secoli, a dare compimento alla Profezia, basandosi sulla parte nota, per forzare a proprio vantaggio quanto fosse già predetto: ma ella si celava ancora, in attesa delle voci prescelte a realizzarla compiutamente. Ed il Sigillo aveva chiamato Milgoren, ancora una volta, perchè  dopo Khonar fosse affidato alle Musicantes. Intriso dei nobili sentimenti del cuore angosciato del Re, sul quale era stato appoggiato a lungo,  il Sigillo  poteva  ora trasferire la  potenza rigenerata della Profezia  nel Tempo tracciando  un nuovo corso della Storia.

Ma questo Khonar non lo sapeva. Dominava la sua angoscia e la sua furia, e cercava, frugava, ricordava, e ricominciava; senza esito alcuno. Le guardie avevano vegliato all’esterno delle sue stanze tutta la notte, nessuno era potuto entrare.  Gli affari di Corte, intanto, reclamavano la sua presenza: alla mezza ci sarebbe stata la proclamazione ufficiale del Torneo dei Regni Splendenti, le delegazioni dei 7 Regni erano in preparativi per l’imponente cerimonia, indetta solennemente ogni sette anni. Desiderava  molto la presenza  di Anchiod, questa volta. Ormai era cresciuto abbastanza…. Lo preoccupavano certe sue alzate d’ingegno…. Avrebbe dovuto sapere….Finora aveva dovuto aspettare il maturare degli eventi, ed aveva sofferto indicibilmente fra l’altro nel non poter convocare l’Olhihim degli esseri Fatati e l’Ordine Guerriero delle Anime Disciolte perchè dessero una spiegazione all’inerzia opposta al tradimento delle Anime  Spente.Certo,  i Misterion erano stati  disseminati con discrezione in ogni dove  a caccia di notizie sul Codex Magno, sparito con la sparizione delle Stelle sonore… Ancora tutta la vicenda era tenuta nascosta….Certo, il Meccanismo ancora andava….ma fino a quando? Sarebbe riuscito a  bloccare la rivolta che , presentiva, sicuramente sarebbe scoppiata? Al momento non poteva far altro che prendersi cura giorno dopo giorno del suo regno…. Khonar cercò di deviare la ridda dei suoi pensieri  e calmarsi del tutto. Inutilmente. Gli si presentò alla mente il grazioso visino della Reggente il confinante Regno. Non riteneva affatto di assecondarla, almeno per quanto lo riguardasse personalmente. Ma per i progetti su di una eventuale  annessione ed unificazione politica, la cosa non lo dispiaceva, anzi… ma da farsi a modo suo… ma prima di tutto andava placato il sordo scontento popolare che  i tanti efferati delitti, compiuti in entrambi i regni, alimentavano quotidianamente. Povero Ocrian…Era stato un leale suddito e nonostante tutte le indagini e ricerche, la sua scomparsa, come quella di tanti altri, rimaneva un  triste mistero, ingigantito dagli insuccessi delle milizie e dai terribili racconti che aleggiavano ed incombevano sulla popolazione, gettando una livida luce di disperazione e rabbia.  E pensare come, solo poco tempo addietro, la sua vita fosse felice, con la bellissima Regina al suo fianco, i suoi fidati amici a sostenerlo, senza questo terribile problema….

“Basta!” Ordinò a sè stesso. “Devo concentrarmi sui miei impegni ufficiali di governo. Non devo far trasparire il mio tumulto interiore. Perdiana. Un Re, è un Re. Coraggio”.

Serio in volto, il portamento regale a lui usuale, perfettamente in ordine, si avviò. I suoi passi risuonarono decisi e regolari verso la Sala delle Udienze.La corte lo seguiva.

 

FERMATI, TEMPO

Fermati, Tempo

Fermati per via

Tra le pieghe dei pensieri erranti

Forma un soffio di Luce

Dove albergare benigno

E lascia che assapori

Lungo un brivido d’amore

Ciò che stai

Per far fuggire.

 

22 Luglio 2020

 

3 Dicembre 2020 

La fanciulla fissò la maschera dalla quale era stata appena liberata. Zangha l’aveva lasciata sullo scrittoio, situato vicino all’immensa finestra della sua camera, e poi, con odiosa, supponente soddisfazione, uscendo, aveva tirato a sè la porta, chiudendola accuratamente  a chiave con triplice mandata. La fanciulla non si era mossa. Era stato anch’esso un ordine del Re, suo padre. Così almeno le era stato imposto tale trattamento. Era bellissima, e visibilmente triste. Si girò verso la porta.Il suo volto cominciò a rigarsi di lacrime che, dondolando dolcemente, andavano a precipitare silenziosamente dall’orlo del mento, frangendosi, inumidendolo tutto, sul delicato colletto del  vestito di seta bianca che la fasciava splendidamente, rivelandone  il fisico perfetto.

Non era felice. Orfana in tenera età di sua madre, era stata trascurata quasi completamente dal padre, il re Dohin,  preso dai suoi impegni di governo, ed affidata ad una istitutrice invidiosa e meschina, che l’obbligò, da quando cominciò a sbocciare la sua bellezza, ad indossare una maschera affinché nessuno potesse vederla ed interessarsi a lei. Zangha, appunto. Costei aveva ingannato facilmente il Re, descrivendo come mostro la bimba appena nata; folle per la morte, causata dal parto, della sua consorte, e deluso per non avere avuto un erede maschio, il Re non aveva mai  voluto vedere la figlia,  destinandola allo studio e ad esercizi militari, lontana dalla sua presenza e dalla vita di società.  Gli interessava solo che la figlia gli potesse procurare, grazie alle sue innate capacità, delle quali era stato informato, un marito in grado di succedergli degnamente, un  futuro Re guerriero, capace di consolidare quanto da lui raggiunto. Solo la  vecchia balia della Principessa,  che l’aveva cresciuta, la conosceva; Zangha non aveva potuto evitarlo. Moah era l’unica persona che  nutriva per lei, da sempre, un sincero e profondissimo affetto. Insieme avevano escogitato, nei rari momenti in cui erano lasciate sole,  un codice di comunicazione, che dava respiro alla fanciulla e le permetteva di essere aggiornata su tutto quanto avveniva nel palazzo. Ma negli ultimi tempi, sospettosa dell’ intesa segreta che immaginava tra loro, la perfida istitutrice l’aveva allontanata. Quest’ultima cattiveria  che la Principessa  aveva subìto, unita alla punizione di essere  stata segregata in completa solitudine per un mese intero a causa delle sue fughe dal Palazzo,  per le  quali era stata aiutata proprio da Moah, aveva causato in lei un senso di avvilimento mai provato fino ad allora.

Inoltre, dopo la scomparsa del Re suo padre, la Reggente Rohifas che con arroganza si era da subito auto proclamata Regina, non la considerava se non un ostacolo alla sua ascesa definitiva al trono, e cercava di intralciare in ogni modo L’ avverarsi del matrimonio della giovane; il suo scopo era di  poter sposare Khonar, unire i regni, quale regina al suo fianco, esautorando così definitivamente  la legittima erede.Si proponeva poi in un successivo momento di organizzare il matrimonio della sua pupilla con Anchiod , di casato principesco ma di origini mai rivelate o riconosciute presso le corti dei Regni Splendenti; per tenere poi entrambi sotto il suo potere.Ma la clausola regale del defunto Re Dohin  circa le modalità del matrimonio della figlia rendeva le cose difficili. Tutti i principi delle case regnanti conoscevano le condizioni poste, anche il giovane Anchiod, che però non sembrava affatto interessato alla possibilità di un tale  matrimonio che necessitava di combattere per ottenere la mano della sfortunata fanciulla. Ovunque se ne faceva un gran parlare, da sempre, della misteriosa Principessa.

   Zangha, che sulle prime non voleva far sparire la ragazza ma tenerla, per sua avversione personale, in cattività perenne, con lei Regina, dall’oggi al domani, dopo la sua visita da Re Khonar,, aveva cambiato parere. Doveva eliminarla. Vero è che  nessuno al momento osava sfidare a duello la Principessa, ma durante l’indizione dell’ultimo Torneo si era parlato apertamente del vincente Cavaliere che avrebbe tentato. E Zangha aveva deciso di non poter correre questo rischio….

La Principessa  pareva altresì essere senza amici: era conosciuta per essere solo una  persona dal disgraziato aspetto, senza volto e senza nome, temibile per la sua bravura con le armi; e tutte queste cose insieme avevano prodotto un’aura di  desolazione intorno alla sua persona. Ma lei non riusciva più a sopportare tutto ciò. L’avevano isolata ancora di più, ultimamente. Ma lei, appena poteva, fuggiva. Aveva trovato, dopo l’allontanamento della sua balia, un antichissimo passaggio segreto, e quando poteva errava  con la sua cavalcatura in galoppate folli, travestita da cavaliere, sempre con il viso coperto da quella maledetta  maschera  con quella complicata serratura, di cui solo l’istitutrice aveva la combinazione. Moah, per anni, e in diversi modi,  aveva tentato, inutilmente, di liberarla.     L’ultima volta, Il fabbro del villaggio, chiamato nascostamente, era stato scoperto e giustiziato. Anche errando nel parco reale, le era negato qualsiasi incontro, qualsiasi riconoscimento. Ma già. Nessuno sapeva chi fosse. Nessuno, se non pochissime persone a corte, avevano potuto più che altro, da lontano,   intravederla. La sua carceriera, perché tale era Zangha, agli ordini dellaReggente Rohifas,  aveva organizzato la sua vita in modo tale da impedire contatti ravvicinati. Anche i suoi precettori,  che presi da compassione per la sua sorte, le avevano impartito un’ampia istruzione, nutrendo la sua giovane mente intelligentissima, non conoscevano il suo volto. Nemmeno il Maestro d’armi, con il quale si allenava quotidianamente. . Aveva un senso dell’ obbedienza e del rispetto talmente alti che finora la giovane aveva affrontato con singolare coraggio quella difficile vita,  sperando di incontrare prima o poi il mai conosciuto padre. La notizia della sua morte  fu per lei come un lontano squillo di tromba, risvegliando poco a poco tutta la sua vitalità compressa,  tutti i suoi desideri di libertá, di  gioia, di felicità. Non ancora ne era stata consapevole.

Ma ora la fanciulla  sentiva di non farcela più. In lei stava maturando una decisione, una forza interiore che, nonostante l’avvilimento del momento,  diveniva ogni giorno più forte e più determinata.  Alla sofferenza personale, inoltre, si era aggiunto lo sdegno per  le atrocità che, aveva saputo, venivano commesse nel suo regno e in quello confinante, e il desiderio di combattere tali misfatti si erano trasformati in lei in un vero e proprio imperativo morale.  No, Non avrebbe più aspettato il matrimonio per liberarsi del regime che le era stato imposto.  Ricacciò in gola le lacrime. Il suo sguardo da dolente divenne un concentrato di determinazione: cominciò a scintillare, acceso da un fuoco interiore indomabile. Il suo cuore pronunciò quasi senza che ella potesse avvedersene, con una radicalità invincibile, una sola parola: basta! La sua mente, in una luce improvvisa di lucida ispirazione, cominciò a delineare un possibile, concreto  piano d’azione.

Aveva deciso.La via della sua fuga definitiva si stava presentando vivida e allettante con  precisa chiarezza. Cominciò a valutarne i  rischi e la probabilità di successo. Era  pienamente consapevole che bastava un errore per distruggere ogni futura possibilità di salvezza. Si avvicinò alla finestra. Il rapido imbrunire allagava l’orizzonte vacuo, unendo i lembi del cielo in un unico vellutato oscuro manto forato dai luminescenti occhi delle stelle.Un canto misterioso cominciò a snodarsi, lieve come il sussurro di pacifici sogni sfuggiti dai contorni velati delle passate memorie, riecheggianti nelle serotine ombre divenienti: la Storia  del suo regno di cui lei sentiva di esserne finalmente parte…. “Padre”, mormoró nel vento la fanciulla, “perdonami, non posso più obbedire alla tua volontà”. E il vento raccolse quel grido dell’anima espresso così pacatamente, ma risolutamente.. Lo trasportò raccogliendo le sue accorate parole in una sfera argentata e portandole su, in alto, finchè le vibrazioni lì contenute divennero refoli di luce, oltre i confini della  volta celeste, su, sempre più lontano.  Qualcuno le avrebbe ascoltate. 

 

 

CAPITOLO IV

 

UNA SPADA PER CAMBIARE

L’Ufiah, sovrastante il centro di un immenso fuoco, si agitava sinistramente. Tutt’intorno, assemblate in un macabro cerchio, le Anime Spente dondolavano sguaiatamente, staccandosi e riaddensandosi, mentre sibilavano orride imprecazioni. L’Odio le divorava; e trasudavano dal loro orripilante aspetto, ai bagliori gelatinosi delle algide fiamme infette, volute fetide di fumo giallastro. Apparivano e gemevano, scomparivano ed urlavano con ritmi sempre più frenetici, tra i balzi felini di Cosmicon, legato all’Ufiah da una pesantissima, lunga catena di gelo stellare. Nessuno strattone rabbioso dello spettro riusciva a spezzarla, né i continui sommovimenti su di essa delle Anime Spente avevano il potere di intaccarla: su ogni anello era impresso il Sigillo Infrangibile di un incantesimo di maledizione, scagliato da Vutroh e Scorsinheth. Non erano molti i poteri rimasti alla coppia traditrice delle Anime Disciolte, dopo il loro abbandono dell’Ordine Guerriero; ma erano ancora comunque tremendamente efficienti nel diffondere il male tramite il loro fluido vitale. E circa la nuova vittima designata, stavolta, avevano puntato in alto…

“Sarà l’attacco finale!” Sentenziò Vutroh. -Allora, diamoci da fare,- rispose Scorsinheth. Indossarono una tunica bruno-piumata; poi, pronunciando una serie incomprensibile di consonanti, si calarono sul viso un nero cappuccio, oscuri all’oscuro Mantello Annullante che, fluttuando, aleggiò su di loro. Questo si sdoppiò. Le due Ombre Tessute si avvinghiarono ciascuna attorno alle rispettive torve figure trasformandole in mercanti. Un vento agghiacciante cominciò ad evolversi da loro, mentre dalle profondità della terra emergeva cupamente un rombo assordante, che aumentava sempre più d’intensità, manifestandosi via via in scosse telluriche sempre più forti. Nel livido tremore dell’aria, satura di crepitii minacciosi, saettavano squarci e crepe a disgregare e fendere le scoscese pareti della caverna, preannunciando un’imminente eruzione. Come impazzita, una torma immensa di pipistrelli si inoltrò, impenetrabile cortina volante, dall’ingresso dell’albero ormai marcito del tutto, fino alla volta centrale dell’orrido luogo, formando una nera cupola vivente. Miriadi di occhietti fosforescenti, spalancandosi contemporaneamente, bucherellarono con triste luce la penombra, inabissando in continue e ribollenti ondate spilli di elettricità verdastra,  subito attratta ed aggrumata in un unico calco di spietata energia sulla superficie dell’Ufiah. Già rosseggiava al sopravveniente magma il lato nord della caverna. La forma si contorse e si affinò. La malefica lancia prese consistenza e si innalzò velocissima e determinata contro il cielo, su per la gola nerastra dell’antico camminamento vulcanico.  I due uscirono.

13 Maggio 2022

 

 

“Miresh era ancora a terra. Fissó Anchiod. Il Principe la guardava, ancora stupefatto. Fu in quel momento che, all’improvviso, ella cominció a ridere, a ridere, in modo sempre più aperto, fin quasi alle lacrime. “A quanto pare, la Spada ha scelto te!” Esclamó allegramente . “Dovrò cambiare tutti i miei piani!”. La drammaticità e la sorpresa di quanto era avvenuto sì stemperò all’istante  e svanì come  rugiada al sole. Naturalmente, Anchiod non aveva capito assolutamente nulla di quanto era successo, ma la sua curiosità si era risvegliata con prepotenza, e si aspettava subito  una qualsiasi spiegazione; ma prima che, ormai rassicurato dall’atteggiamento della Musicantes, potesse articolare verbo, Miresh, con  un insospettabile scatto  felino, balzò in piedi, gli pose rapidamente a tracolla il fodero che ancora lui, inconsciamente, stringeva fra le mani, lo agguantò per un braccio e lo spinse verso Lorhas, il cavallo, mentre dava voce a Tasiah di seguirli; montò di volata dietro ad Anchiod, già in arcione: “presto, Vaiiiii!”. Di nuovo preso alla sprovvista, il giovane senza pensarci due volte spronò la sua cavalcatura ad un galoppo sfrenato, divertito, in fondo, da tutto quel bailamme mattutino assolutamente imprevisto. Gli era tornato il buon umore, e, tralasciando gaiamente di riflettere su come  la sua assenza, non programmata certamente a lungo termine, in quel giorno particolare e così importante, sarebbe stata oltre che notata anche biasimata, si diresse con l’inaspettata passeggera a briglie sciolte  oltre il Grande Cancello, verso i confini del Regno, alle falde delle Montagne Incantate.

11Maggio2023

(Continua)