La scherma non ha età:
ce lo dimostrano ogni giorno i tantissimi master che, a prescindere dalla loro età, continuano a sfidarsi in pedana
a cura di
Anna Maria Moschetta Vannucci
giornalista
harmonicus@outlook.it
Interviste in esclusiva
Una intervista in differita, chiesta direttamente alla ‘penna’ di uno degli artefici principali della nascita in Italia dell’Amis: ve ne propongo la storia, insieme ai ringraziamenti per il suo e loro operato, base al meraviglioso sviluppo che nel corso degli anni si è verificato e ha visto incrementata in modo esponenziale la partecipazione al circuito Master, realtà viva e ben presente nel mondo della scherma. Buona lettura!
Anna Maria Moschetta Vannucci
L’attività del gruppo di schermidori master inizia intorno ai primi anni ‘90. In quel tempo alcuni pochi di noi, tra cui Nando Cappelli, Antonio Albanese, Claudio Francesconi, Roberto Boschetto ed io partecipavano in modo volontaristico ad alcune gare internazionali organizzate dagli over 50 che in alcuni Paesi erano già organizzati come gruppo Master.
I primi a muoversi in questa direzione furono Nando e Antonio. Veniva inoltre organizzato un quadrangolare internazionale di vecchie glorie che si disputava annualmente, con la partecipazione di tiratori di Francia, Svizzera, Montecarlo e Italia. Sono stato aggregato al gruppo, pur non avendo “gloria” alle spalle.
Vi partecipavano tra gli altri i Delfino, i Breda i Pellegrino, oltre ad Albanese e Cappelli. Ci si misurava in pedana a squadre e poi si pranzava godendo della compagnia reciproca, ricordando (loro) i tempi gloriosi.
Ricordo un particolare del grande Breda, con cui ho avuto l’onore di misurarmi in pedana, che, avendo le ginocchia molto malandate, tirava con due pesanti tutori ed a fina gara toglierli era un supplizio.
Dopo alcuni anni di girovagare per il mondo: Argentina, USA, Ungheria ecc., incontrando tiratori veterani e avvicinandoci alle loro realtà, decidemmo di costituire l’Associazione Master Italiani Scherma (AMIS), il cui acronimo testimoniava l’Amicizia che ci univa.
Si realizzò lo statuto e la costituzione ufficiale. Procedemmo ad eleggere un consiglio ed un Presidente e venni eletto dopo essermi misurato con Francesconi. La mia linea d’azione prevedeva di chiedere l’affiliazione alla FIS è così procedemmo.
Da subito l’Associazione ottenne progressivamente molto seguito, colmando la lacuna che vedeva la fine dell’agonismo alla soglia dei 30 ed in pochi casi 40 anni. Si organizzarono gare di categoria ed avviammo la partecipazione alle gare internazionali in modo strutturato ma sempre a spese dei singoli.
Finalmente in occasione dei mondiali assoluti del 1997 a Città del Capo, venne organizzato in concomitanza (rimasto poi unico caso di contemporaneità), il primo Mondiale Master sotto l’egida della FIE. Ricordo che disputammo un unico girone infinito con oltre 20 partecipanti in cui ebbi l’onore di vincere la medaglia d’oro, avendo battuto in semifinale l’amico Nando ed in finale un altissimo inglese.
Vi parteciparono Francesi, Tedeschi, Inglesi, Giapponesi, Svizzeri, Coreani. La nostra rappresentativa oltre a me e Nando contava Roberto Boschetto. Sono molto orgoglioso di quella prima grande vittoria, giocata al cospetto della Dirigenza Federale Italiana ed alcuni nostri nazionali assoluti.
Si disputò come gara di apertura e la nostra vittoria venne considerata di buon auspicio, come infatti fu.
Per la prima volta ottenemmo dalla FIS le tute nazionali, quelle residue dell’anno precedente ma per noi è stato un grande orgoglio indossare quelle divise e ascoltare l’Inno Nazionale.
Da qui le adesioni all’AMIS si moltiplicarono ed oggi siamo ad oltre 600 iscritti, ma soprattutto abbiamo assolto all’impegno che ci eravamo prefisso: dare la possibilità di un prosieguo dell’attività agonistica nell’età matura ed essere da stimolo per i più giovani.
Un tempo si disputavano più gare a livello regionale ed io ho avuto la grande soddisfazione di partecipare a gare in cui gareggiavano anche le mie due figlie Barbara e Debora ed ancora oggi Debora partecipa con buoni
esiti ai circuiti italiani Master ed alle gare internazionali.
Sento di poter dire: missione compiuta, ma non finisce qui.
Simonpaolo Buongiardino.
Milano, 17/5/2019
CONVOCAZIONE
21 Febbraio 2018. Solo tre giorni prima mi ero piazzata terza ad una gara master di fioretto. È vero, sono una spadista, e al Chiti Pistoia si tira solo di spada. Ma ho sempre amato sciabola e fioretto. Cosí alle gare di fioretto, quando posso, partecipo, e mi diverto un monte, come in questo caso, con la soddisfazione somma, condivisa con mio marito, di aver sconfitto…la Russia! Siamo stati gli unici, in gara, infatti, a sconfiggere nei gironi questi nostri avversari esteri, rimasti invece imbattuti in tutti gli altri loro incontri. La mia aveva un’ottima tecnica ed era cosí tanto più alta di me! Ma era prevedibile, e nella scherma, come nei combattimenti, in genere, é fondamentale la tattica. Vedi Davide e Golia!!!!
Dicevo. 21 Febbraio. Mi trovo in una strada buia come la pece, nemmeno a pagarlo, un lampione. Inciampo in malo modo in un ostacolo assolutamente imprevisto ed invisibile. Di corsa a Careggi, in ospedale. Brutta frattura al polso sinistro. Tutto il braccio ingessato. Tra l’altro, tiro, sí, di destro, ma sono mancina, e col braccio bloccato mi parte la lateralizzazione . Bel problema. Per tutto, compresa comunque la scherma. Mi affido completamente alla Divina Provvidenza, visto che tra l’altro sono una musicista, e intraprendo l’iter necessario in questi casi per tirarmi fuori dai guai. In ogni caso, bloccata per mesi. Addio gare.
Primi di giugno, Campionati Italiani. Mio marito mi dice:”Allora, si va!”
Lo guardo incredula: -Sono tre mesi che vivo come uno stoccafisso!-
“Esagerata!” Minimizza. “Almeno ti muovi un pò”.
Rivedere e salutare gli amici. Reimmergermi nell’atmosfera irripetibile e unica delle gare di scherma, all’ombra della grande bandiera italiana che troneggia sul panorama colorato delle sacche semiaperte rigurgitanti maschere, passanti, asciugamani e merendine; dove il tempo cambia dimensione, farcito da battute di spirito, proteste, urla, lacrime e risate, consigli; fra gli stand coi materiali e le pedane, nell’andirivieni degli arbitri e dei maestri, di amici, familiari, figliolini e amici a quattro zampe; dove lo spirito guerriero si sprigiona dalle stoccate messe a segno nel balenare degli stati d’animo e di concentrazione, il tutto scandito dalle luci degli apparecchi e dal clangore delle lame che si scontrano.
Non ho speranze, dopo tanta inattività. Bene. Mi divertiró comunque. Per puro ottimismo compro due fioretti e due passanti. Andiamo.
Mi ritrovo a disputare la finale. Credo che L’ ingiustizia di quell’incidente di febbraio mi abbia dato, senza che me ne rendessi conto, una carica tale, che avrei tirato anche con uno stuzzicadenti. Mi piazzo sul podio seconda, dietro la mitica Gianna, della societá della Mangiarotti di Milano, una vera signora della scherma. Lei sì che sa tirare! Io invece ho cominciato tardi, e, più che altro, visto che non posso allenarmi regolarmente, mi baso…..sul patrimonio genetico dei miei antenati! Lei ha una scuola, di scherma. Da sempre. Sono veramente contenta del mio risultato. Ma non é finita qui. Mi arriva una mail: sono convocata come riserva ai Campionati Mondiali Master di Fioretto. L’emozione è indescrivibile. Rispondo quasi intimorita, sì, perché è una cosa vera, una cosa seria, importante: ‘Sono onorata di accettare….’
Sono solo una riserva, con probabilitá vicine allo zero di tirare ai Mondiali. Ma Il mio nome rimarrà scritto negli annali della Federazione Italiana Scherma.
La cosa bella, nonostante tutti i problemi, è perseverare. E continuare a lottare. E ad amare.
Passione scherma.
Anna Maria Moschetta Vannucci
Cultura
Anna Maria Moschetta ci manda un estratto delle mostre che sono state organizzate a latere dei recenti Campionati del mondo Master 2018 disputati a Livorno