Libro in itinere
Indice
INTRODUZIONE – NECESSITA’ FA STATO – TIPOLOGIE DI ESERCIZI – ESERCIZI INDIVIDUALI – ESERCIZI A COPPIE – ESERCIZI IN GRUPPO – ESERCIZI IN ASSALTO – CONCLUSIONI
Dedicato alla pazienza
…fedele compagna di ogni schermitore
Introduzione
Circa la dimensione tecnica dello schermitore spesso si commette un errore: si pensa, fa lezione o è impegnato in uno scontro sulla pedana, poco importa se in un libero assalto in sala oppure in un match di un turno di gara.
In effetti esiste un altro settore dello spettro tecnico che costituisce l’insieme della sua preparazione grandangolare: gli esercizi.
Come ben sappiamo è il maestro il Mentore tecnico che comincia a far trascrivere all’allievo sulla sua tabula rasa le prime posture, poi i primi colpi e così via sfogliando idealmente le pagine di un trattato. Ma è altrettanto vero che, evolvendosi l’allievo, è la stessa pedana a diventare per lui una preziosa e insostituibile magistra vitae.
Per intendere la natura e lo scopo di questo trattatello monografico è necessario rifarsi non tanto allo schermitore ormai maturo e magari competitivo che si avvale dell’attenzione del maestro in funzione appunto del suo valore agonistico; invece bisogna esaminare la situazione del neofita o poco più che, magari inserito in un nutrito gruppo, non può ovviamente monopolizzare più di tanto il tempo del maestro o dell’istruttore.
E’ necessario quindi elaborare un sistema di allenamento che coinvolga in prima persona lo stesso atleta pur alle prime armi per utilizzare fattivamente il tempo trascorso in sala.
Nel passato, ormai sempre più remoto, il maestro, l’unica presenza tecnica in sala, faceva lavorare da soli i ragazzi; oggi, molto più oculatamente, esiste la figura del preparatore atletico, che tra le sue prerogative funge anche da traghettatore dell’allievo dalla “ginnastica” alla scherma.
Il mio lavoro ha quindi per oggetto questo particolare tipo di allenamento, tessera di non secondaria importanza nella composizione di quel complesso mosaico che, a suo tempo, verrà a costituire il valore espresso dallo schermitore.
Indagherò sul come, ma anche sui perché viene gestita questa importante dimensione della preparazione in sala.
m° Stefano Gardenti
Firenze gennaio 2022
Necessità fa stato
Molte cose nella vita si affermano non solo per virtù propria, ma anche, come appunto recita il titolo, per vera e propria necessità.
Una volta, ma forse ancora oggi nelle piccole e piccolissime sale, il maestro aveva il problema di gestire i propri allievi: ai neofiti, in un apposito orario, magari dedicava tutta la sua attenzione, ma poi si doveva propriamente dividere in quattro per seguire tutti gli altri.
Ecco l’idea, appena il livello di formazione lo rende possibile, di insegnare all’allievo ad autogestirsi per alcune fasi della sua preparazione giornaliera.
Tra l’altro una considerazione: lo schermitore, che sembra che da solo non possa far nulla senza almeno un avversario da affrontare o almeno un maestro da cui ricevere lezione, è per lunghe fasi della sua vita di sportivo comunque solo: solo se tutti gli altri tirano, solo se si è messo in fila per la lezione, solo soprattutto quando si cala la maschera sul volto e comincia a guerreggiare.
Ebbene da solo può svolgere una proficua attività, basta insegnargli come fare.
Il maestro, tra le tantissime finalità che si deve porre nei confronti dell’allievo, non può certo trascurare l’ottica fondamentale di aiutarlo a sviluppare e far crescere il proprio Ego schermistico e questo si può fare solo in esclusiva compagnia di se stesso.
Lo schermitore (per fortuna di situazione) non è inquadrato in un’attività di squadra, che ovviamente lascia pochissimo spazio all’individualità personale, squadra dove tutto è gestito in gruppo, tutto è lecitamente pilotato e …per poter andare in bagno è necessario come a scuola chiedere il permesso!
Dopo aver raggiunto un certo livello di maturazione l’allievo entra in sala, magari partecipa insieme ai compagni all’indotta preparazione atletica ed è poi in un certo istante chiamato dal maestro a far lezione, ma per tutto il resto è un libero cittadino che in genere decide autonomamente cosa fare, con chi tirare o con chi chiacchierare!
Da qui la necessità di istruirlo a gestirsi schermisticamente al meglio: ecco che entrano in campo i cosiddetti esercizi dalla natura poliforme e composita come vedremo subito appresso.
Tipologie di esercizi
L’attività autogestita da parte degli atleti in sala può esser effettuata in tre ambiti: quello individuale, quello a coppie e quello di gruppo.
Il primo si realizza istruendo l’allievo, diciamo almeno dal secondo anno di frequenza di sala e naturalmente tenendo conto della sua età, circa i cosiddetti fondamentali, cioè quell’insieme di posture e movimenti che prescindono dalla reale presenza dell’avversario. Importante è far capire la finalità del cosiddetto salvadanaio: questo tipo di esercitazione darà i suoi frutti non dopo poche sedute, bensì dopo mesi di costante applicazione, proprio come gli spiccioli che alla fine diventano un piccolo tesoro. L’intenzione è quella di far diventare questa attività un uso e un costume dello schermitore, una specie di rito iniziale in ogni seduta tecnica dopo aver svolto il lavoro con il preparatore atletico.
Il secondo, quello a coppie, si basa su un lavoro svolto da due schermitori posti sulla pedana uno di fronte all’altro, ma non in libera competizione, piuttosto in accordo per svolgere insieme un certo tipo di esercitazione. In effetti tra la lezione del maestro ed il cosiddetto libero assalto c’è una dimensione intermedia che riproduce in simultanea uno scenario tecnico misto, che, sapientemente impostato, fa lavorare in autonomia gli atleti in modo molto proficuo come vedremo nell’apposito capitolo.
Il terzo, quello di gruppo, rappresenta un’eventuale possibile allonge di quello a coppie, allargando il numero dei partecipanti e quindi sfruttando maggiormente la dimensione del ludo sportivo. In effetti nella prestazione dello schermitore fondamentale è il ruolo giocato dalla motivazione, cioè di quella forza interiore che sospinge l’atleta ai suoi limiti e anche talvolta a sorpassarli.
Queste sono tutte attività che il maestro deve sapientemente impostare, presenziandone personalmente le prime realizzazioni; deve riuscire nel difficile compito, suggerito dal sapiente orientale, di non dare un pesce, ma invece di insegnare a pescarlo da soli. Molto dell’affermarsi di questo tipo di allenamento senza il maestro risiede nella capacità di presentare questa attività in modo da farla percepire innanzitutto come utile, ma anche come necessaria e divertente; determinante sarà anche il fatto di riuscire a far capire che in questa dimensione lo schermitore ha un’ampia discrezionalità di scelta, pur potendo ovviamente consultare l’insegnante circa dubbi e perplessità.
Il maestro, con l’utile coda dell’occhio, dovrà ovviamente sorvegliare quanto avviene anche a una certa distanza e magari intervenire prontamente a specificare o a correggere ciò che fanno gli allievi; fondamentale sarà anche lo stimolo ad “inventare” qualche nuovo esercizio.
Questa attività tecnica in autonomia controllata è facile intuire quanto possa contribuire a stimolare il giovanissimo allievo e d’altra parte non si tratta di sacrificare molto tempo seduta per seduta, al massimo un quarto d’ora a sera: il poco tempo di ogni volta, come detto poco sopra, sì che diventerà molto, ma solo come sommatoria di numerose frazioni temporali.
Esercizi individuali
Il primo stadio degli esercizi è quello individuale: l’allievo è solo sulla pedana o su quello che la dovrebbe rappresentare; sì, solo, ma con le precise istruzioni del maestro, senza le quali non farebbe altro che perdere tempo.
Il contenuto di questi esercizi è fondato sull’autocontrollo della propria esecuzione dei cosiddetti fondamentali: prima posizione, saluto, guardia, passo avanti, indietro, affondo e così via.
In effetti ogni schermitore, vieppiù quello alle prime armi, comincia a combattere con se stesso la battaglia di ogni allievo per cercare di ossequiare al massimo le dritte del maestro: gli occhi severi di quest’ultimo vengono sostituiti dai propri che dovrebbero essere ancora più accorti nello scovare errori e imperfezioni.
Secondo me, al di là dell’utilità tecnica, questo tipo di esercizi costruisce e affina il dialogo con se stesso alla ricerca del proprio meglio: in effetti sappiamo tutti che l’aderenza ai canoni tecnici non è solo vuoto rispetto dell’estetica, ma, al contrario, la ricerca della migliore efficienza possibile. La perseveranza ed il senso critico verso se stessi si acquistano in occasione delle prime magiche sedute degli esercizi individuali, quando, assente almeno apparentemente ogni autorità da ossequiare e dalla quale ottenere consenso, obblighi te stesso per esprimerti quanto meglio puoi.
A questo proposito richiamo l’attenzione sul fatto che nella quasi totalità delle sale è presente uno specchio, che sicuramente non è stato messo per riassettarsi i capelli o roba del genere: si è invece voluto offrire a chi fa esercizi individuali la possibilità di potersi vedere dall’esterno e controllare quindi la corretta postura ed esecuzione del programma illustrato dal maestro o dall’istruttore di turno. Un mio vecchio maestro diceva che, in effetti, lo specchio rappresentava gli occhi dell’avversario!
Entriamo ora nel dettagli tecnico di questa tipologia di esercizi.
In genere l’iter è classico:
- a) un iniziale insieme è costituito dal ripasso della prima posizione, dell’arma in linea, dal saluto e dal ritorno in prima posizione.
Il tasso tecnico in questo caso non è molto alto, ma ci dobbiamo ovviamente mettere nelle condizioni del neofita per il quale tutto è nuovo e quindi tutto può sembrare difficile: magari tiene già l’arma in mano (che pesa) e lo esortiamo anche a non sbandierarla (verbo strausato dai maestri) nel saluto e nei vari movimenti; inutile nascondersi che l’allievo impugna l’arma, che ancora indubbiamente gli appare come un qualcosa di estraneo e poco maneggevole.
Lo scopo degli esercizi, dopo quello diretto di far impugnare in modo continuativo l’arma, è proprio quello di meccanizzare le singole scansioni dei vari gesti e, cosa fondamentale per un futuro schermitore, abituarsi a passare in velocità, destrezza e correttezza da una postura all’altra, rendendo fluida l’azione.
- b) In seguito il maestro invita ad esercitarsi, se mi passate l’espressione, sul fondamentale dei fondamentali, ovvero sulla postura di guardia.
Inutile negare che quest’ultima è una posizione molto indotta e poco naturale (lo ricordate anche voi?!), sia sufficiente pensare alla flessione delle gambe, alle braccia più o meno alzate e poi un piede così, l’altro cosà e via seguendo.
L’esercizio individuale, controllandosi con attenzione, serve non solo e tanto a ricercare mano a mano la posizione giusta, ma anche e soprattutto a fraternizzare, si fa così per dire, con la postura che dovremo utilizzare nel futuro per ore, mesi ed anni; lo scopo è far stare in guardia l’allievo il più tempo possibile. Comunque: due piedi, due gambe, due ginocchia, due braccia, il busto, le spalle, la colonna vertebrale e la testa costituiscono un bel numero di elementi corporei da tenere sotto stretto controllo!
- c) Scesi in guardia uno dei primi esercizi proposti è quello di colpire un bersaglio tramite la semplice distensione del braccio armato; ogni sala ostenta su una parete almeno un manufatto di cuoio, che, a giudicare dai colpi ricevuti, risale almeno al tempo delle Crociate!
Questo tipo di esercitazione è molto importante in quanto consente all’allievo di cercare di applicare i tre fondamentali consigli dati dal maestro circa il modo d’impugnare l’arma, ovvero il non applicare una forza eccessiva, l’alternanza di questa forza (stretta in tempo) e l’utilizzo prioritario del pollice – indice – medio (le cosiddette dita – guida).
In effetti, chi lo ha fatto se lo ricorda, ai primi colpi l’arma sembra sbandare da tutte le parti e sfugge quasi di mano: l’attenzione dello schermitore è tutta concentrata sul “far centro” e non tiene certo conto che l’energia potenziale incamerata dalla lama con la sua flessione influisce appunto sulla sua parte apicale, grazie alla forza applicata sul manico. Il solo fatto di esercitarsi da solo, lontano dalla pressione psicologica della presenza del maestro, acuisce la sua sensibilità palmare e svolge quindi un utilissimo banco di prova.
Tra l’altro, come sappiamo, il buon rapporto con l’arma, pur ossequiando tutti i canoni, necessità comunque di un lunghissimo periodo di apprendistato e tramite questo tipo di esercizio lo schermitore, lavorando in proprio, si avvantaggia nella sua preparazione.
- d) Lo spostamento sulla pedana con i passi avanti e passi indietro iniziano l’allievo alla dinamica di pedana: in un primo tempo limitandosi al normale passo, per poi progressivamente passare a quello a balestra e quindi ai balzi.
Il maestro in genere spiega il movimento dividendolo in due tempi tecnici: per andare avanti si muove per primo il piede avanti, appoggiandone il tallone a terra, poi sincronicamente appoggiando l’intera pianta del piede assieme a tutto quello dietro; viceversa per andare indietro si muove per primo il piede dietro, appoggiandone la punta a terra, poi sincronicamente si appoggia l’intera pianta del piede assieme a tutto quello avanti.
La ripetitività negli esercizi individuali serve appunto all’allievo a rendere sempre più fluido e meno spezzato in due questo movimento. E cominciano quindi i chilometri percorsi sulla pedana!
Comunque, al di là della difficoltà dei nuovi gesti, sorge, come anche accennato poco sopra, la questione del transito da una postura ad un’altra e prepotentemente entra in scena un altro elemento importantissimo, la velocità.
Fondamentale è far comprendere all’allievo che nella scherma la fretta spesso va a discapito della precisione: la ricerca della velocità deve essere perseguita sino alla soglia della possibile correttezza del gesto tecnico, altrimenti il gioco non vale la candela.
Un tipo di esercizio coniuga utilmente queste due esigenze: toccare un bersaglio, non da fermo, ma in concomitanza con un passo avanti; i probabili insuccessi statistici indurranno l’allievo a dosare la sua irruenza, facendogli percepire la soglia della sua prestazione.
- e) Eccoci giunti all’affondo con le sue indubbie difficoltà: dare precedenza alla distensione del braccio armato, andare dritti verso l’avversario, divergere le gambe né troppo né troppo poco, posizionare bene i piedi a terra, profilare ed equilibrare il busto; certo non poco per un neofita.
Il maestro non può dedicare più di tanto a ciascun allievo durante queste prime fasi di addestramento; e allora cosa poter fare per poter essere gratificati dal suo giudizio?! Ovviamente esercitarsi da soli, cominciando a sparare allunghi da tutte le parti.
E’ come imparare ad andare in bicicletta: l’equilibrio non si può trovare altro che da soli; ed ecco che il giovanissimo schermitore in completa autonomia impara a traslare il suo corpo da un tipo di equilibrio che caratterizza la guardia ad un altro che caratterizza l’allungo. Basta, dopo l’esecuzione del gesto, una rapida occhiata di controllo alla posizione dei piedi, delle braccia, del busto e, se non si barcolla, siamo stati bravi! In questa ottica lo schermitore è come un bambino che con una certa difficoltà muove i suoi primi passi.
Per il ritorno in guardia tutto appare più semplice perché non c’è alcuna precedenza di parti del corpo, ma esso tutto nel suo insieme si deve muovere all’unisono; e, anche in questo caso, se non si barcolla, siamo sulla retta via. In seguito col tempo ci sarà anche la ripigliata, tornando in guardia in avanti e non all’indietro e questo meraviglierà non poco l’allievo!
- f) La conoscenza dell’affondo dischiude all’allievo diverse concatenazioni: passo avanti affondo – due passi avanti affondo – passo indietro affondo e così via.
L’allievo non lo sa, ma in questo modo comincia a riprodurre con i suoi esercizi la dinamica del libero assalto, ovviamente pur non indotta dall’attività dell’avversario; comincia a dare un continuum ai vari elementi tecnici di spostamento a sua conoscenza.
Appena ritenuto possibile dal maestro, dovrà anche essere edotto sul fatto che l’affondo può non terminare in modo statico, ma al contrario può essere realizzato come caricamento delle gambe per un subitaneo ritorno in guardia in economia di dispendio muscolare.
- g) I siti attorno al corpo: il maestro deve trasmetter all’allievo la sensibilità di rinvenire nello spazio attorno a lui dei luoghi particolari e importanti; si tratta di dove si effettueranno le parate o da dove si potrà partire per determinate azioni contro l’avversario, in pratica dove si sovrappongono le linee d’attacco con quelle di difesa.
Questi siti vengono ovviamente recepiti dal neofita maggiormente con l’arma in mano, ma anche senza quest’ultima è utile esercitarsi a rinvenirli prontamente davanti a se stesso; importante sarà non solo il rispetto delle coordinate spaziali quindi il “dove”, ma anche il “come” ovvero arrivarci non frettolosamente sbandando, ma invece giungerci il più velocemente possibile arrestando anche prontamente l’arma o il solo pugno armato.
Finiti gli elementi, ecco che l’allievo li può introdurre nel suo personale shaker, da agitare bene per poi estrarre le sue prime personali successioni schermistiche: avrà appreso l’essenza del fraseggio schermistico, pur limitatamente alla dinamica dell’assalto mancando ancora il rapporto con la lama dell’avversario; il match comincerà ad apparirgli come un divenire.
Precisione e capacità reattiva: sempre in ambito di esercizi individuali è da sottolineare il fatto che un numero sempre maggiore di sale si sta dotando di bersagli e marchingegni ad hoc per lo schermitore.
Il vecchio bersaglio di cuoio, di cui abbiamo parlato in precedenza, si è tecnologizzato ed ora consiste in una serie di punti luminosi che devono essere colpiti con precisione ed in rapida successione indotta; quindi non più un oggetto inanimato, ma al contrario un sollecitatore di prestazione.
Sono anche apparsi arti metallici riproducenti il braccio armato con tanto di arma e dotati di vari bersagli, marchingegni che quindi consentono di relazionarsi anche con il ferro avversario pur passivo e vitalizzato solo da una molla che restituisce le sollecitazioni ricevute.
Questi ultimi aspetti servono a sottolineare quello che può essere considerato un limite endemico degli esercizi individuali che abbiamo sino ad ora passato in rassegna: la marcata ripetitività, la conseguente monotonia e l’assenza di un’interazione esterna (d’altra parte si tratta di esercizi individuali!).
Il maestro dovrà a questo proposito intervenire e far recepire all’allievo alcuni concetti: il tempo da dedicare a questo tipo di attività è veramente contenuto rispetto alla normale seduta di allenamento – questo è un ambito completamente autogestito appena lo schermitore supera una certa soglia tecnica – lo scopo, anche da atleta adulto, è quello di ricercare utilmente la concentrazione interiore e quella motoria (come invero è di uso comune nelle arti marziali orientali).
Gli esercizi a coppie
Ovviamente la presenza di un compagno, rispetto agli esercizi individuali, consente un salto di qualità, riproducendo un’ambientazione molto prossima a quella che è la realtà di pedana.
Lo abbiamo già detto, la dimensione degli esercizi a coppia, ponendosi tra la lezione individuale ed il libero assalto, consente al maestro di far “lavorare” gli allievi senza la sua presenza fisica in pedana, assicurandosi un prezioso e redditizio coadiutore didattico.
Elemento centrale di questo procedimento è l’eliminazione del libero arbitrio degli schermitori, dell’elemento cioè che caratterizza appunto il cosiddetto libero assalto: in effetti, com’è noto, i partecipanti si accordano preventivamente su quali azioni svolgere.
Si potrebbe pensare al metodo dello sparring partner (cioè di colui che si presta ad allenare un compagno), ma questo è vero solo in parte: sia sufficiente un esempio come quello di un elemento che, come concordato, realizza un invito per permettere al compagno di effettuare la relativa botta dritta; invero l’invito deve essere effettuato in modo corretto e quindi chi lo effettua si allena pur nel presupposto; solitamente poi si scambiano reciprocamente i ruoli
In genere le prime volte che si effettua questo tipo di esercizi gli allievi non sanno cosa fare; ecco che il maestro ha il non facile compito di insegnare come utilizzare questo tipo di allenamento.
Ovviamente si parte dal semplice: lo spostamento sulla pedana, dove uno avanza (o arretra) e l’altro deve arretrare (o avanzare) all’unisono; poi si passa alle azioni semplici di attacco e successivamente a quelle con finta …e si può giungere logicamente anche alla finta in tempo presente sull’ultima pagina dei trattati di scherma.
Quali i benefit di questa procedura di allenamento?
A parte l’ovvia meccanizzazione di gesti tecnici sempre più complessi (in appoggio a quelli sviluppati in lezione con il maestro), la novità è che gli allievi, in collaborazione uno con l’altro, devono “pensare” un’azione schermistica e costruirla sia nel suo presupposto, sia nel suo svolgimento.
Imparano quindi a “solfeggiare” in dettaglio il fraseggio schermistico, addentrandosi da soli nel variegato mondo della tecnica, recependola sempre più come cosa propria e non solo come patrimonio di conoscenza del solo maestro.
Entrano doverosamente in campo: lo studio della misura reciproca, eventualmente la gestione dello spostamento (se ci si esercita in movimento), la meccanica del colpo scomposta nei suoi elementi, il rinvenimento del bersaglio più idoneo per il colpo, la successione temporale dei gesti tecnici; tutto questo inizialmente, mentre successivamente: la verifica del successo del colpo, la valutazione complessiva del colpo stesso e, se di caso, l’analisi dell’eventuale errore e la sua successiva eliminazione.
I giovani schermitori si trovano quindi insieme a “ragionare di scherma”: ognuno mette a disposizione dell’altro le proprie cognizioni, magari talvolta si discute e si giunge persino a rimettere al maestro la decisione su qualche disputa. Intanto gli schemi tecnici si sviluppano nelle giovani menti.
Successivamente, in relazione al livello crescente di maturazione, gli esercizi a coppie offrono un’altra grossa opportunità; mi aiuto con un esempio: credo di essere un po’ scarso nelle parate di contro, quindi chiedo al mio compagno di esercizi di tirare una botta dritta in relazione ad un mio invito …ho l’opportunità (anche senza il maestro) di esercitarmi in decine di parate di contro! (beninteso lui intanto si esercita a “sparare” le botte dritte). Magari poi si cambia ed io aiuto il mio compagno a fare delle azioni di filo (sulle quali si vuole esercitare), offrendo passivamente la mia lama alle sue prese di ferro.
E, come ho già affermato poco sopra, questo vale per le centinaia di azioni diverse che la tecnica schermistica prevede grazie ai tipi di attacco e di difesa, tenuto poi conto anche dei quattro teorici bersagli esistenti.
Infine da non sottovalutare anche un altro beneficio che deriva da questo tipo di attività: l’indotto rapporto personale tra i diversi elementi di una stessa sala. Partecipare insieme alla costruzione anche della più semplice delle azioni schermistiche presuppone disponibilità, collaborazione e conoscenza reciproca, tutti aspetti che concorrono a cementare quelli che sono i rapporti interpersonali del resto già esistenti in quanto soggetti appartenenti ad uno stesso ben identificato gruppo.
Negli esercizi a coppie è poi possibile utilizzare un meccanismo psicologico estremamente stimolante: il gioco sportivo.
In effetti le esercitazioni possono essere organizzate in modo da attribuire un punto a chi riesce a toccare l’antagonista nel corso del fraseggio preconfezionato nell’ottica di vincere o perdere il confronto: ad esempio, su un invito eseguito da uno dei due schermitori, giusto prodromo ad una botta dritta dell’altro, si può stabilire o che il primo resti completamente passivo al colpo oppure, ed ecco qui il ludo, che cerchi di parare il colpo del compagno sollecitato appunto dal suo atteggiamento.
Essenziale è far capire agli allievi che l’importante non è tanto riuscire a far punto, ma piuttosto far punto rispettando i prescritti canoni tecnici come le posture o le traiettorie del colpo: la velocità non deve assolutamente andare a detrimento della qualità del gesto, altrimenti sarebbe tutto tempo perso, anzi investito male.
In questa ottica gli esercizi rappresentano, anche fuori della lezione con il maestro, un’importantissima funzione di stimolo ad incrementare in modo indotto la velocità sia del braccio armato, ma anche degli spostamenti dell’intero corpo.
In sintesi la formula perfetta: allenamento autogestito, stimolo della competizione e divertimento garantito.
Concludo l’argomento con una considerazione alquanto ovvia: non ho ritenuto necessaria all’economia del lavoro una pur minima elencazione di tipologie di esercizi a coppie da poter eseguire in quanto loro oggetto può essere lo scibile schermistico in toto: dalla elementare distensione del braccio armato su un bersaglio del nostro compagno che si fa toccare passivamente, al più complesso controtempo in cui ognuno deve svolgere funzioni tanto precise quanto quelle di un pregiato orologio svizzero. Logicamente non ce n’è una più semplice o una più difficile (anche se invero c’è stoccata e stoccata): il senso compiuto è quello che c’è un colpo sul quale desidero perfezionarmi, approfittando della disponibilità di un mio compagno.
Se proprio si vuole, è magari possibile individuare delle categorie di esercizi in base alle precipue finalità che si vogliono perseguire: di velocizzazione del braccio armato, ad esempio cercando di parare un colpo dell’avversario su un proprio invito – di velocizzazione nello spostamento, ad esempio su un antagonista posto a lunga misura – di precisione di punta/lama, ad esempio tramite giochi di svincolo in tempo – di meccanica complessa, eseguendo azioni di doppia finta sia nell’ottica dell’elusione del ferro sia di quella della produzione di una doppia parata.
E lo scambio, torno a dirlo, è reciproco: in effetti se uno dei due schermitori propone un certo tipo di esercizio per allenarsi in una certa ottica tecnica, il compagno si allenerà di concerto: così un colpo di attacco stimolerà un presupposto, un colpo di difesa un attacco, un controtempo un’uscita in tempo, una finta in tempo un controtempo.
Lo sparring partner non dovrà esclusivamente incassare i colpi, ma beneficerà dell’esercizio tecnico svolto nell’atteggiamento o nel colpo necessari alle finalità dell’esercizio. In questa ottica differenti livelli tecnici esistenti tra i due partecipanti agli esercizi rappresenteranno per il meno evoluto occasione di stimolo e di progresso.
Insomma: esercizi, esercizi e, se non bastassero, esercizi ancora!
Esercizi in gruppo
Sussiste anche la possibilità di svolgere gli esercizi schermistici contemporaneamente con più elementi; naturalmente, dal punto di vista organizzativo, la cosa diviene un po’ più complessa, per cui in genere coincide con la fine della preparazione atletica, di cui anzi ne può venire a costituire una componente importante.
Come abbiamo già verificato nel caso degli esercizi a coppie anche nel gruppo si possono sviluppare interessanti e produttive sinergie: giochi collettivi, suddivisione in squadre e quant’altro costituiscono ottime opportunità.
Un primo gruppo è costituito dagli esercizi che hanno lo scopo di velocizzare lo spostamento sulla pedana; in effetti ciò che si può fare a coppie può essere fatto anche a staffetta tra due o più squadre: quindi gare di velocità su determinate distanze da percorrere con passi avanti e indietro patinati, a balestra e similari.
Un secondo avente per oggetto la fluidità e l’economia tra i movimenti: gare a staffetta percorrendo un determinato tratto tramite una serie di affondi e susseguenti ripigliate.
Un altro con lo scopo della precisione di punta/lama: sommatoria di quante volte gli elementi di una squadra riescono a colpire una pallina oscillante dal soffitto o un oggetto lanciato dal conduttore del gioco.
Un altro ancora sul livello attentivo: il conduttore associa dei numeri ad un determinato gesto tecnico tipo il passo avanti, quello indietro, l’affondo … Chi sbaglia nell’esecuzione o si attarda troppo rispetto agli altri viene eliminato sino a giungere al vincitore.
Un altro sul comportamento globale dello schermitore: gara ad eliminazione diretta basate su sfide a chi riesce a colpire per primo la corrispondente mano del conduttore, che, magari spostandosi sulla pedana, le spalanca all’improvviso (si possono utilizzare due spade collegate a due rulli messi dalla stessa parte della pedana per individuare il vincitore del colpo).
Insomma di esercizi ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti, ogni conduttore può crearne di nuovi in funzione dell’età dei partecipanti, della loro preparazione tecnica, dei fini che si propone di ottenere.
A questo proposito di permetto di segnalarvi che sul sito passionescherma.it, alla rubrica “libri e audiolibri da scaricare gratuitamente”, può essere consultato il mio specifico lavoro “Giocando sulla pedana”.
Non trascurabile è poi il fatto che questi momenti comunitari esercitano multiformi benefici effetti sul gruppo: innanzitutto ne promuovono l’integrazione sociale, generano poi divertimento e quindi di conseguenza fanno “allenare in letizia”.
Esercizi in assalto
In genere in sala lo schermitore tira con i propri compagni con due modalità: tira liberamente senza tener conto del punteggio oppure affrontandosi in match in genere di cinque o quindici stoccate; qualche volta poi il maestro fa fare qualche gironcino all’italiana con tanto di classifica.
Anche in questo caso è possibile realizzare qualche esercizio schermistico, anche se sotto mentite spoglie.
Ovviamente si tratta di particolari configurazioni in cui il presunto libero arbitrio dei due schermitori è sottoposto a induzioni comportamentali il cui scopo è quello di apprendere a districarsi al meglio in specifiche situazioni.
Possiamo cominciare a citare quelli che io denomino assalti – condizionati, match nel corso dei quali lo scopo è quello di esercitarsi in particolari situazioni spazio – temporali, nelle quali lo schermitore si trova statisticamente a combattere in modo abbastanza ricorrente durante le gare.
Innanzitutto in relazione allo spazio, cioè quando l’avversario lo ha incalzato sino alla soglia della linea dell’ultimo metro regolamentare a disposizione, sorpassando la quale sarebbe considerato come toccato; ma anche il relazione al tempo, cioè, quando in situazione di svantaggio più o meno marcato nel punteggio, sta per finire appunto il tempo regolamentare e si rischia di perdere il match.
A questo proposito già in un mio lavoro di alcuni anni addietro ho elaborato un particolare cartellone per entrambi i casi: in pratica si tratta di disputare un certo numero di stoccate in modo indotto sia in vantaggio che poi in svantaggio di situazione e tirare le somme del match solo alla fine di questo duplice percorso artificiale di handicap reciproci.
Non è da sottovalutare la valenza di questo esercizio di assalto: questo non solo perché in queste situazioni create ad arte lo schermitore ha l’opportunità di imparare a gestire al meglio il suo stress psicologico, ma anche perché ha la possibilità di elaborare e di sperimentare tutta una serie di contrarie specifiche, che, opportunamente meccanizzate, potrebbero garantirgli un buon passe-partout tecnico per combattere nel modo più proficuo. Ecco, nella reciproca opposta ottica, l’utilizzo del controtempo e/o della finta in tempo; ecco, ovviamente in esclusiva per gli spadisti, la ricerca artata del colpo doppio o il cercare di evitarlo.
C’è ora tutta una serie di esercizi di assalto del tutto particolari; diciamo che siamo in un ambito che cerca di relativizzare, naturalmente in sala con gli amici (e non sempre), il valore della vittoria; utilizza l’ambientazione agonistica, ma la vincola ad un’esigenza più importante e finalizzata della competizione in sé e per sé, la interpreta come opportunità di crescita del bagaglio tecnico individuale; gli assalti di sala visti come banco sperimentale delle lezioni impartite dal maestro. Ovviamente non sempre e in modo continuativo, ma è un’impostazione che l’allievo deve sapere che esiste.
Ecco che un primo esercizio di assalto lo possiamo mutuare da quello che era (non so se lo è ancora) un imperativo categorico dei maestri: se sei completamente padrone di un colpo ed anzi è la tua specialità, evita di utilizzarlo quando tiri davanti a me in sala, perché ti tolgo la stoccata.
Non è un concetto privo di fondamento: quando non tiri per qualcosa in palio, importante o poco che lo possa essere, è inutile tirare ad occhi chiusi una stoccata di cui sei già padrone, piuttosto ricerca un’altra contraria affine; in tal modo accrescerai il tuo bagaglio tecnico. Un esempio tanto per intendersi: sei un fulmine a parare e rispondere di quarta? Ebbene, comincia ad utilizzare la contro di terza e fanne un altro tuo cavallo di battaglia, solo così crescerai come schermitore completo.
Lo so che è un atteggiamento estremo, ma vi assicuro, per averlo vissuto in prima persona, che non ha effetti collaterali e sicuramente serve a qualcosa di importante.
Quindi l’esercizio in questo caso è rappresentato dal fatto che è lo stesso schermitore che rifiuta una stoccata in quanto ritenuta superflua in un assalto casereccio. Se siete bravi maestri, cercate di farlo comprendere ai vostri allievi!
Un esercizio di assalto può inoltre intervenire selettivamente sulla tecnica: ci si può accordare a questo proposito preventivamente con l’avversario, ma lo schermitore se lo può anche imporre senza estrinsecarlo; ad esempio: niente colpi di fuetto o solo colpi di fuetto – niente parate semplici, ma solo di contro – niente uscite in tempo e quant’altro.
L’effetto censorio sortito sul proprio bagaglio tecnico è importante in quanto, anche in questo caso, lo schermitore va alla ricerca di altri tipi di contraria per lui poco usuali e/o vuole cercare di meccanizzarli adeguatamente.
Un altro esercizio d’assalto può riguardare il bersaglio: ad esempio, tirando di spada, ritenere validi solo i bersagli avanzati di braccio, gamba e piede, ritenendo nulle tutte le altre stoccate pur segnalate dalla macchinetta. Oppure attribuire punteggio doppio ad un particolare settore del corpo: ritorna l’esempio della spada con un caratteristico colpo al piede, la sciabola con un tempo al braccio o il fioretto con una stoccata alla schiena.
Un ulteriore altro esercizio di assalto può essere quello di dare una diversa valutazione al punteggio; un esempio mutuato dalla spada proprio per le caratteristiche connesse al fatto di non essere un’arma convenzionale: per fare una stoccata devo metterne tre consecutive in esclusiva senza quindi il concorso di un colpo doppio. Ratio: la prima stoccata si può tirare in condizioni normali, anche la seconda; ma alla terza chi ne ha già messe due deve ricorrere ad azioni più garantite, per non dire al controtempo, mentre chi ne ha prese due deve cercare almeno il colpo doppio. Tutte le volte che uno schermitore tocca, anche quando è in svantaggio di due stoccate, resetta a suo favore il punteggio, partendo a sua volta con il vantaggio della botta messa.
Fini dell’esercizio: come detto poco sopra, le due prime stoccate (se si verificano) di uno stesso schermitore si tirano normalmente, ma sull’eventuale due a zero per uno dei due si innesta una situazione tecnica particolare, per cui uno deve evitare di essere colpito per perdere il vantaggio accumulato, invece l’altro deve almeno piazzare un colpo doppio. Direi una situazione completamente ribaltata rispetto alla ricerca del doppio che invece deve effettuare nella prassi normale chi è in vantaggio di punteggio. In altre parole un bel rimestio di carte, per cercare di apprendere nuovi atteggiamenti e tattiche in situazioni pur artefatte.
Mi fermo qui nell’elencazione delle tipologie degli esercizi in assalto, anche perché sono sicuro che la fantasia, la competenza e l’entusiasmo del lettore può scovarne altre altrettanto valide e fattive come quelle che ho esemplificato sopra.
Conclusioni
Siamo così giunti al congedo: spero solo di avere aggiunto qualcosa di fattivo alle conoscenze pregresse del lettore.
Nella mia lunghissima carrellata sui multiformi aspetti della scherma non potevo certo tralasciare l’argomento esercizi in sala.
In effetti molto importante, direi fondamentale, è il saper sfruttare questo ambito mediano tra la lezione con il maestro ed il libero assalto; questo non solo da parte dell’insegnante, ma anche, opportunamente sensibilizzato, da parte dell’allievo.
Gli esercizi sono una specie di utilissimo “balocco” didattico, molto duttile e quindi utilizzabile proficuamente nella composita e variegata preparazione dello schermitore; c’è largo spazio alla fantasia e alla creatività di tutti, perché credo sia un errore pensare che sia già stato pensato tutto su tutto.
Fondamentale, lo ripeto ancora una volta, è la dimensione di autogestione su cui si fondano: il maestro non ha assolutamente tempo per seguire quanto vorrebbe e quanto sarebbe necessario i suoi giovani allievi; ecco perché deve sapientemente e utilitaristicamente istradarli verso gli esercizi in sala.
Molti atleti forse non lo percepiscono, ma una significativa parte del loro essere schermitori l’hanno sicuramente acquisita da autodidatti tramite tale mezzo formativo.
Non è da sottovalutare la valenza di questo esercizio di assalto: questo non solo perché in queste situazioni create ad arte lo schermitore ha l’opportunità di imparare a gestire al meglio il suo stress psicologico, ma anche perché ha la possibilità di elaborare e di sperimentare tutta una serie di contrarie specifiche, che, opportunamente meccanizzate, potrebbero garantirgli un buon passe-partout tecnico per combattere nel modo più proficuo. Ecco, nella reciproca opposta ottica, l’utilizzo del controtempo e/o della finta in tempo; ecco, ovviamente in esclusiva per gli spadisti, la ricerca artata del colpo doppio o il cercare di evitarlo.
C’è ora tutta una serie di esercizi di assalto del tutto particolari; diciamo che siamo in un ambito che cerca di relativizzare, naturalmente in sala con gli amici (e non sempre), il valore della vittoria; utilizza l’ambientazione agonistica, ma la vincola ad un’esigenza più importante e finalizzata della competizione in sé e per sé, la interpreta come opportunità di crescita del bagaglio tecnico individuale; gli assalti di sala visti come banco sperimentale delle lezioni impartite dal maestro. Ovviamente non sempre e in modo continuativo, ma è un’impostazione che l’allievo deve sapere che esiste.
Ecco che un primo esercizio di assalto lo possiamo mutuare da quello che era (non so se lo è ancora) un imperativo categorico dei maestri: se sei completamente padrone di un colpo ed anzi è la tua specialità, evita di utilizzarlo quando tiri davanti a me in sala, perché ti tolgo la stoccata.
Non è un concetto privo di fondamento: quando non tiri per qualcosa in palio, importante o poco che lo possa essere, è inutile tirare ad occhi chiusi una stoccata di cui sei già padrone, piuttosto ricerca un’altra contraria affine; in tal modo accrescerai il tuo bagaglio tecnico. Un esempio tanto per intendersi: sei un fulmine a parare e rispondere di quarta? Ebbene, comincia ad utilizzare la contro di terza e fanne un altro tuo cavallo di battaglia, solo così crescerai come schermitore completo.
Lo so che è un atteggiamento estremo, ma vi assicuro, per averlo vissuto in prima persona, che non ha effetti collaterali e sicuramente serve a qualcosa di importante.
Quindi l’esercizio in questo caso è rappresentato dal fatto che è lo stesso schermitore che rifiuta una stoccata in quanto ritenuta superflua in un assalto casereccio. Se siete bravi maestri, cercate di farlo comprendere ai vostri allievi!
Un esercizio di assalto può inoltre intervenire selettivamente sulla tecnica: ci si può accordare a questo proposito preventivamente con l’avversario, ma lo schermitore se lo può anche imporre senza estrinsecarlo; ad esempio: niente colpi di fuetto o solo colpi di fuetto – niente parate semplici, ma solo di contro – niente uscite in tempo e quant’altro.
L’effetto censorio sortito sul proprio bagaglio tecnico è importante in quanto, anche in questo caso, lo schermitore va alla ricerca di altri tipi di contraria per lui poco usuali e/o vuole cercare di meccanizzarli adeguatamente.
Un altro esercizio d’assalto può riguardare il bersaglio: ad esempio, tirando di spada, ritenere validi solo i bersagli avanzati di braccio, gamba e piede, ritenendo nulle tutte le altre stoccate pur segnalate dalla macchinetta. Oppure attribuire punteggio doppio ad un particolare settore del corpo: ritorna l’esempio della spada con un caratteristico colpo al piede, la sciabola con un tempo al braccio o il fioretto con una stoccata alla schiena.
Un ulteriore altro esercizio di assalto può essere quello di dare una diversa valutazione al punteggio; un esempio mutuato dalla spada proprio per le caratteristiche connesse al fatto di non essere un’arma convenzionale: per fare una stoccata devo metterne tre consecutive in esclusiva senza quindi il concorso di un colpo doppio. Ratio: la prima stoccata si può tirare in condizioni normali, anche la seconda; ma alla terza chi ne ha già messe due deve ricorrere ad azioni più garantite, per non dire al controtempo, mentre chi ne ha prese due deve cercare almeno il colpo doppio. Tutte le volte che uno schermitore tocca, anche quando è in svantaggio di due stoccate, resetta a suo favore il punteggio, partendo a sua volta con il vantaggio della botta messa.
Fini dell’esercizio: come detto poco sopra, le due prime stoccate (se si verificano) di uno stesso schermitore si tirano normalmente, ma sull’eventuale due a zero per uno dei due si innesta una situazione tecnica particolare, per cui uno deve evitare di essere colpito per perdere il vantaggio accumulato, invece l’altro deve almeno piazzare un colpo doppio. Direi una situazione completamente ribaltata rispetto alla ricerca del doppio che invece deve effettuare nella prassi normale chi è in vantaggio di punteggio. In altre parole un bel rimestio di carte, per cercare di apprendere nuovi atteggiamenti e tattiche in situazioni pur artefatte.
Mi fermo qui nell’elencazione delle tipologie degli esercizi in assalto, anche perché sono sicuro che la fantasia, la competenza e l’entusiasmo del lettore può scovarne altre altrettanto valide e fattive come quelle che ho esemplificato sopra.
Conclusioni
Siamo così giunti al congedo: spero solo di avere aggiunto qualcosa di fattivo alle conoscenze pregresse del lettore.
Nella mia lunghissima carrellata sui multiformi aspetti della scherma non potevo certo tralasciare l’argomento esercizi in sala.
In effetti molto importante, direi fondamentale, è il saper sfruttare questo ambito mediano tra la lezione con il maestro ed il libero assalto; questo non solo da parte dell’insegnante, ma anche, opportunamente sensibilizzato, da parte dell’allievo.
Gli esercizi sono una specie di utilissimo “balocco” didattico, molto duttile e quindi utilizzabile proficuamente nella composita e variegata preparazione dello schermitore; c’è largo spazio alla fantasia e alla creatività di tutti, perché credo sia un errore pensare che sia già stato pensato tutto su tutto.
Fondamentale, lo ripeto ancora una volta, è la dimensione di autogestione su cui si fondano: il maestro non ha assolutamente tempo per seguire quanto vorrebbe e quanto sarebbe necessario i suoi giovani allievi; ecco perché deve sapientemente e utilitaristicamente istradarli verso gli esercizi in sala.
Molti atleti forse non lo percepiscono, ma una significativa parte del loro essere schermitori l’hanno sicuramente acquisita da autodidatti tramite tale mezzo formativo.