Traduzione: La spada nel Pentathlon


 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                    …ai cugini prossimi

                                                                                   dell’impegnativo Pentathlon

 

 

 

Introduzione

Considerazioni generali 

Le discriminanti 

Aspetti tecnici 

Aspetti tattici 

Aspetti strategici 

Conclusioni 

 

 

 

Introduzione

 

            Le stoccate che lo schermitore si aggiudica sulla pedana possono avere diversi presupposti: essere il genuino frutto di una cogitata e ben eseguita contraria nello spazio e nel tempo, possono anche essere originate da un errore dell’avversario o essere addirittura il benevolo o il malevolo risvolto dell’operato della famosa dea bendata. Poi, ovviamente, la stoccata vale di per sé e ognuno molto prosaicamente certo non ne ricusa alcuna.

            Quello che intendo dire con questo mio incipit è che lo svolgimento di questa breve monografia ha l’ovvio scopo di cercare di teorizzare al massimo quanto poi, come appena fatto osservare, viene alquanto spesso distorto dalla realtà della pedana. Non per questo ci si può esimere dal ricercare e dal sistematizzare tutte quelle maggiori opportunità offerte dalla tecnica schermistica, sia nella spada utilizzata nel Pentathlon moderno (come del resto anche nel fioretto e nella sciabola).

            Ed è proprio in questo sport multidisciplinare che ancor più si afferma l’esigenza dello spadista di tentare di non lasciare nulla al caso: mentre nella scherma cosiddetta olimpica ogni incontro viene risolto in più stoccate (com’è noto 5 nel girone di esordio e 10 o 15 nell’eliminazione diretta), nel Pentathlon c’è invece la stoccata unica, pur nell’ottica del comunitario girone all’italiana che quindi non prevede alcuna eliminazione. Nella prima la vittoria è frutto di un lungo interloquire tecnico che sovrappone tatticamente le stoccate nel corso dello scontro, mentre nel secondo, come si dice, …si tratta solo di un colpo e via.

            La tecnica schermistica ovviamente è la stessa, ma già la tattica e soprattutto la strategia vengono completamente stravolte dai parametri regolamentari di scontro: visto da fuori uno spadista di Olimpica sembra uguale ad uno del Pentathlon, ma così non è.

            Vi parlo dopo un paio di esperienze personali di gironi all’italiana disputati con numerosi allievi appunto del Pentathlon: loro erano giovani e pieni di energie, io ormai solo un vecchio volpone di pedana …ma vi assicuro che è stata dura e posso anche tranquillamente confessarvi che non ho vinto questi spezzoni di gara.

            Come accennato poco sopra, tirare ad una solo stoccata non è come tirare a più stoccate, cambia soprattutto l’ambientazione psicologica, che quindi non può non influire sulla pedana: il più forte, che lo sia fisicamente o tecnicamente, proprio per l’alea costituita dal colpo unico perde il suo vantaggio di partenza sulla carta e tutti gli incontri diventano molto equalizzati, una specie di lotta tra outsider.

            Ecco, spiegato tutto questo, credo sia abbastanza chiaro cosa mi ha mosso a questo lavoro: l’esigenza di selezionare nell’ambito della specialità della spada tutto ciò di specifico che può servire in prima battuta al pentatleta quando sale sulla pedana di scherma; ovviamente niente formule magiche, né stoccate famose come quella dei Gonzaga – Nevers, ma solo un tentativo tecnico di limitare al massimo le stoccate fortuite, soprattutto quelle a proprio danno.

                                                                                                               m° Stefano Gardenti

a Firenze nel febbraio del 2022

 

 

 

Considerazioni generali

 

            Un trattato di scherma è composto da non certo poche pagine: parlando dei colpi si parte dalla celebre botta dritta e, alternandosi tra attacco e difesa, attraverso azioni composte, uscite in tempo e controtempo da una parte e risposte semplici o fintate dall’altra, si arriva all’ultimo colpo teorizzato, cioè alla finta in tempo.

            Tutto questo ovviamente non per pura speculazione, ma in ossequio a tutte le pragmatiche possibili relazioni tra i ferri dei due contendenti: tutti presupposti che hanno quindi necessità di trovare riscontro nel rinvenimento della cosiddetta contraria, “condicio si ne qua non” per riuscire a prevaricare l’avversario.

            In questa ottica ogni singola stoccata ha la sua ratio; tuttavia ci sono dei meccanismi che, almeno pragmaticamente, offrono delle garanzie più fondate.

            Per esempio la botta dritta, come sappiamo, si basa sulla velocità e la scelta di tempo del suo esecutore che quindi prevarica a ferro libero l’avversario; mentre una presa di ferro e filo, partendo da un dominio della lama antagonista ed utilizzandola poi come binario, appare come azione più garantita.

            Tuttavia nella scherma molto dipende anche dal rapporto tra i due schermitori: la loro fisicità ed il loro bagaglio tecnico.

            Quindi questa divisione tra azioni più o meno garantite non è un valore assoluto, ma va poi esaminato caso per caso.

            Un’altra discriminante molto importante è anche la specialità in cui ci si trova a disquisire: le armi cosiddette convenzionali, proprio per definizione, tendono a filtrare gli accadimenti reali, almeno in prima battuta, attraverso regole di precedenza teorica: così l’attacco, se sviluppato in modo corretto, ha la priorità nel giudizio per l’attribuzione della stoccata e una difesa col ferro andata a buon fine ha diritto alla precedenza della sua risposta.

            Il discorso è di tutt’altra natura, se invece parliamo della specialità della spada: qui Cronos, il dio greco del tempo, la fa da padrone e, com’è noto, si aggiudica il colpo chi riesce ad anticipare temporalmente la stoccata dell’avversario, con il quale al massimo può condividerla nel caso di una certa contemporaneità.

            Nella spada quindi regna in modo assoluto il reale; ecco quindi che l’ipotesi che possano esserci delle stoccate più garantiste di altre, pur con beneficio d’inventario, può avere una sua qualche ragion d’essere.

            L’arma impugnata dai pentatleti è una spada ed eccoci quindi al titolo di questo mio nuovo lavoro.

           

                                     

Le discriminanti

 

            Il pentatleta, lo abbiamo appena detto, è uno spadista a tutti gli effetti: rispetto ai cugini prossimi della scherma Olimpica ha la stessa tecnica, lo stesso equipaggiamento, fa lezione e tira con i compagni di sala; ma ci sono dei “ma”, cioè alcune discriminanti che ne alterano in modo significativo la prestazione.

            La prima consiste nel punteggio idoneo per conseguire la vittoria: una sola stoccata; la seconda riguarda il tempo regolamentare del match, un solo minuto effettivo.

            Ebbene, forse a prima vista queste due differenze sembra che giochino un ruolo secondario, non determinante; ma invece, a ben vedere, creano due ambientazioni dello scontro completamente diverse.

            Lo schermitore della Olimpica in effetti, come detto in prcedenza, ha una specie di dialogo tecnico con il proprio avversario: le cinque stoccate del primo turno eliminatorio, al limite nove in caso si giunga sul quattro pari, non sono poche;  ma le quindici dell’eliminazione diretta, al limite ventotto in caso si giunga sul quattordici pari, sono veramente tantissime.

            Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il vincitore di un match deve colpire ripetutamente il suo avversario più volte e questo crea necessariamente un vero e proprio dialogo tecnico, che si avvicenda di stoccata in stoccata sulla base del precedente.

            Diverso è il caso del pentatleta che invece ha la possibilità di giocare, assalto su assalto, una sola carta.

            Di concerto va il tempo regolamentare, un solo minuto effettivo: ovviamente, essendo in palio una sola stoccata.

            Si tratta ora di leggere sinotticamente le situazioni dei due diversi tipi di atleti, cercando di capire cosa e quanto del complessivo mondo dell’uno possa valere per l’altro; tutto ciò con il fine declamato di delineare ciò che può essere utile soprattutto allo spadista che compete da pentatleta.

 

 

 

Aspetti tecnici

 

            Uno dei primi elementi tecnici che si cerca di far comprendere allo schermitore è l’importanza della conoscenza delle caratteristiche del suo avversario.

            L’Olimpico ha gran parte della lunga durata dell’assalto per “capire” chi ha di fronte ed elaborare quindi la contraria più opportuna.

            Invece il pentatleta, appunto per la sinteticità del suo scontro, ha a disposizione solo due fonti: l’esame della fisicità dell’antagonista e magari una sua conoscenza pregressa in quanto lo ha già incontrato. Invero può utilizzare il mezzo tecnico dello scandaglio, ma la durata del match relativizza alquanto questa possibilità.

            Quindi massima importanza alla valutazione della differenza di lunghezza del braccio armato e, di conseguenza, anche del tipo di impugnatura, anatomica o francese, utilizzata dall’antagonista. Invero un arresto di chi ha l’arto più lungo è lecito anche al bersaglio grosso, mentre in caso contrario si deve necessariamente scegliere il bersaglio avanzato o ricorrere alla parata e risposta.

            Un secondo elemento tecnico della massima importanza per lo schermitore è la cura nell’impostazione della misura, ovvero della distanza precauzionale dall’avversario.

            L’olimpico ha tutto il tempo per verificare e registrare mano a mano questa specie di pentagramma del fraseggio schermistico.

            Il pentatleta ha solo un minuto per avversario; e, attenzione, la subitanea registrazione ottimale della misura sarà importante non solo ai fini della sua difesa, ma anche in caso voglia scatenare un proprio attacco.

            Quindi, se già importante non fosse per lo schermitore in genere, massima importanza per lui allenarsi specificatamente sia nello spostamento indietro, sia nella capacità di slancio in avanti per raggiungere i bersagli dell’avversario.

            Un terzo elemento tecnico importante per lo schermitore è la determinazione nel portare il colpo.

            L’olimpico ha numerose occasioni per cercare di ossequiare e perfezionare questo elementare principio tecnico comportamentale.

            Il pentatleta deve invece eleggere la determinazione ad assoluto principio vitale.

            Un quarto elemento tecnico fondamentale per lo schermitore è quello di saper opportunamente lavorare, volendo sferrare un attacco, sul ferro dell’avversario; principio ancor più valido per lo spadista, ossessionato solo dalla precedenza temporale del colpo.

            Lo spadista olimpico deve comunque alternare i suoi colpi anche per non dare all’avversario dei riferimenti costanti, quindi utilizza anche i cosiddetti colpi a ferro libero.

            Il pentatleta, non assillato dalla stessa problematica funzionale, in caso di propria iniziativa deve saper approfittare degli indubbi vantaggi che derivano dall’utilizzo appropriato della propria lama.

            I teorici potrebbero a questo punto obiettare che non esiste nella teoria schermistica un’azione di attacco migliore dell’altra, ma solo l’azione più idonea in funzione del cosiddetto atteggiamento con l’arma dell’avversario. Potrebbero infatti portare l’esempio pratico della ricerca del ferro per effettuare un legamento: è vero che una volta riusciti a farlo è evidente il dominio di una lama sull’altra, ma è altresì vero che in tal modo si può suggerire all’antagonista stesso l’idonea contraria dell’elusione in tempo.

            Possiamo concordare su questa osservazione, a patto però che si affermi esplicitamente il fatto che il tasso tecnico, appunto di una cavazione o circolata in tempo, è alquanto elevato, presupponendo in effetti da parte dell’esecutore una buona appercezione visiva, una velocità di polso capace di mettersi in sintonia con quella della ricerca di ferro operata dall’antagonista e soprattutto di una scelta di tempo mutuata, si fa così per dire, dalla precisione di un orologio svizzero; tali in effetti sono le qualità per effettuare con successo questa tipologia di uscita in tempo.

            Quindi, per tutte queste considerazioni, per poter reagire ad un’azione sul proprio ferro di questo tipo, si deve necessariamente essere schermitori di un certo livello tecnico.

            Un quinto elemento tecnico altrettanto fondamentale per lo schermitore è quello, laddove possibile, dello sfruttamento come destinazione dei propri colpi i cosiddetti bersagli avanzati.

            In effetti lo spadista olimpico, per non esporsi spazialmente troppo con un attacco portato al bersaglio grosso, diciamo che mira opportunamente quelli avanzati.

            Il pentatleta dovrebbe a questo proposito essere ancor più guardingo rispetto alla scelta del tronco del corpo come destinatario della stoccata, in quanto essa presuppone un veemente spostamento in avanti, per produrre il quale si deve necessariamente eseguire un passo avanti affondo o addirittura una frecciata (a meno che non si sia riusciti tatticamente ad accorciare misura). E questa scelta, per il fatto che l’affondo abbassa notevolmente il rapporto tra le due altezze dei bracci armati e la fléche squilibra notevolmente l’intero assetto dello schermitore, sembra essere una scelta tecnica del non ritorno, ovvero in questo caso ci si gioca il famoso tutto e per tutto.

            Questo cosa vuol dire? Che il pentatleta perfetto non deve mai utilizzare tali modalità estreme di spostamento in avanti? Assolutamente no, in quanto il valore delle osservazioni e delle considerazioni che stiamo portando avanti è ovviamente solo teorico e statistico. Se poi, a questo proposito, considerassimo l’alta percentuale di colpi che alla fine di una gara viene assegnato casualmente dalla dea bendata, nessun maestro oserebbe prendere una penna in mano!

            Insomma ciò che ho cercato di esprimere in questa prima parte dedicata alla tecnica è che ci sono, secondo il mio parere, degli elementi che, ossequiati a dovere, dovrebbero consentire al pentatleta di correre meno rischi del dovuto: poi naturalmente concordiamo sul fatto che le stoccate possono letteralmente arrivare da tutte le parti!

 

 

Aspetti tattici

 

            E’ noto che la tattica è quella dimensione in cui un colpo della teoria schermistica, calato nelle dimensioni spazio – temporali della pedana, viene tirato nella speranza di toccare l’avversario e quindi mettere un tassello al mosaico della propria vittoria.

            L’importanza della tattica nel match del pentatleta non si deve nemmeno commentare, ciò in relazione alla formula di un colpo e via utilizzato in gara: per il pentatleta tecnica, tattica e strategia si riducono solo ad un unico episodio, appunto la singola stoccata della sua formula.

            Se vogliamo tracciare un parallelo con il cugino olimpico, è la situazione in cui quest’ultimo si trova a competere nel girone all’italiana sul quattro pari, nell’eliminazione diretta sul quattordici pari o infine nella gara a squadre sul quarantaquattro pari; in altre parole e più concisamente si combatte per l’ultima determinante stoccata.

            In tale situazione gli schermitori delle due diverse discipline si trovano in condizioni di assoluta parità.

            Con una differenza però di fondamentale importanza: l’olimpico si trova alla fine di un lungo fraseggio di stoccate, che gli ha permesso, come del resto all’avversario, di conoscere le caratteristiche dell’antagonista; mentre il pentatleta si trova davanti alla possibilità di proferire un sintetico monosillabo.

            Quindi, da un punto di vista tecnico, nel primo caso si tratta di riuscire a compendiare tutte le informazioni pregresse nella più opportuna contraria; invece nel secondo si tratta di un vero e proprio salto nel buio, al di là di conoscenze pregresse dovute a precedenti gare.

            Queste considerazioni di carattere generale, a mio parere, portano il pentatleta a dover mettere in pratica un concetto di tattica ancor più pragmatica di quello che essa non sia già di sua natura.

            Tutto ciò con una doverosa e scontata premessa: i trattati, purtroppo (!), non riescono a descrivere un colpo vincente, ma solo un colpo che assomma vantaggi, ma anche controindicazioni; è la capacità di tirarlo al meglio e la capacità di reazione dell’avversario che poi emetteranno la sentenza definitiva sul colpo stesso. Quindi le note che seguono vanno ovviamente interpretate con questo spirito tecnico: sono solo degli excursus teorici, in possesso comunque almeno di una loro valenza statistica.

            In primo luogo, come già precedentemente detto, è indispensabile dare sin da subito la massima attenzione alla misura, perché essa è la matrice di ogni azione schermistica: partire in attacco da lontano è in genere un vero e proprio suicidio, ugualmente come non avere spazio per realizzare la propria difesa.

            In secondo luogo, il baricentro della tattica ruota attorno alla lunghezza del braccio armato o, ancor più specificatamente, sul rapporto esistente tra le lunghezze dei bracci armati dei due contendenti.

            In effetti una marcata differenza non può non suggerire a chi è in possesso di una maggiore espressività in avanti una tattica attendista: in tal caso allungare semplicemente l’arto per tirare un colpo d’arresto è la più semplice delle azioni.             Invece chi ha il braccio armato più corto deve necessariamente ricorrere alle azioni sul ferro, come ad esempio la battuta o, forse meglio, la presa di ferro e filo. Ovviamente chi intende tirare il colpo d’arresto dovrà rendere difficile all’avversario la ricerca del proprio ferro, tenendolo al di fuori della posizione di linea dove può essere facilmente intercettato e comunque vigilando sempre per essere pronto eventualmente a liberarsi da un legamento antagonista oppure, in caso di battuta, a riallineare prontamente la sua punta.

            In terzo luogo il pentatleta deve cercare di sviluppare velocissime azioni ai cosiddetti bersagli avanzati, ovviamente limitandosi a quelli rappresentati dal polso o dall’avambraccio: quindi ampio ricorso alle angolazioni ed anche alle battute e colpo. Qui il discorso si fa prettamente statistico: sarà positivo il fatto  di aver  creato una possibilità di colpire l’avversario senza che questi sia riuscito a reagire, compensando in tal modo una pari opportunità a suo vantaggio.

            In quarto luogo, laddove si decida di attaccare con un’azione sul ferro, è consigliabile il ricorso al filo preceduto da trasporto, in specie quello denominato fianconata di seconda: in effetti in questo caso il contatto tra le due lame si prolunga nel tempo e soprattutto muta le reciproche posizioni, rendendo in tal caso più difficoltoso per l’avversario liberarsi da questa presa.

            In quinto luogo potrebbe essere fatta un’osservazione circa il controtempo, ovvero quel geniale meccanismo che si può mettere in campo per neutralizzare la sollecitata uscita in tempo dell’avversario e portare finalmente il proprio colpo.         Indubbiamente questo tipo di stoccata, almeno nelle sue intenzioni inducendo e restringendo la reazione dell’avversario, è caratterizzata da un certo tasso di cautela tecnica e quindi ben si potrebbe applicare in situazioni estreme come appunto può essere configurata quella della disputa dell’ultima stoccata per la vittoria. Tuttavia si tratta di un colpo molto complesso, sia da un punto di vista concettuale che tecnico, colpo già, appunto per queste sue caratteristiche, di non frequente applicazione sulle pedane dove competono gli spadisti olimpici; per cui sarebbe ancor più difficile vederlo applicato dai pentatleti che, a causa dei loro numerosi fronti di allenamento, indubbiamente hanno minor tempo per meccanizzare il gesto. Comunque il controtempo è e resta probabilmente il miglior colpo garantista contemplato dai trattati; come ben sappiamo, ad esso esiste come acconcia contraria solo la finta in tempo, che è per l’appunto l’ultima stoccata teorizzata dai trattati. Mi sia consentito dire: Se un pentatleta ne entrasse pienamente in possesso …farebbe miracoli!

 

 

 

Aspetti strategici

 

            Sulle pedane del Pentathlon, quelle di spada, l’ottica è veramente breve, più breve non sarebbe possibile: una sola stoccata e …avanti il prossimo.

            I cosiddetti “fini ultimi” sono così vicini che sembra quasi impossibile che si possa anche in queste condizioni elaborare delle strategie; io avrei comunque delle riflessioni da portare alla vostra attenzione.

            La prima, la più appariscente, è senz’altro quella connessa alla durata regolamentare del match: un solo minuto, invero effettivo. Saper giocare sotto la pressione del tempo è un’arma molto importante: c’è il pericolo di farlo scadere e pagare pegno con una doppia sconfitta e, dall’altro lato, quello di precipitare la stoccata con tutte le nefaste conseguenze che ne possono derivare.

            Da spadista olimpico anziano, quando sento parlare di un minuto, ovviamente ricollego la situazione a quando, in caso di parità allo scadere del tempo regolamentare, ci veniva concesso ancora un solo minuto per evitare la doppia sconfitta; mi ricordo ancora della tensione emotiva aggiunta che provavo in queste occasioni. Ma qui probabilmente sbaglio, perché il pentatleta, trovandosi sin dal primo istante a competere in tal modo, ha metabolizzato le componenti della situazione.

            E allora possono entrare in campo altri tipi di valutazione in quella che è l’impostazione di partenza del match: quella di preferire perdere insieme ad un avversario ritenuto più forte, anziché cercare di batterlo; oppure quella di tenere conto dell’attuale classifica generale del girone all’italiana e desumere quindi chi ha meno o più pulsione a ricercare la vittoria; o altri similari.

            Una seconda riflessione potrebbe riguardare invece lo spazio, in specie la zona della pedana dove si vuole portare l’incontro: si può cercare di spingere l’avversario al limite posteriore per sollecitarne una prevista reazione; al contrario si può centellinare il proprio arretramento per non farsi invischiare nella strategia dell’antagonista; si può infine applicare una controspinta all’incalzare dell’avversario per innestare uno scenario tecnico prestabilito.

 

 

 

Conclusioni

 

            L’ho subito confessato: è estremamente diafano il confine tra i cugini prossimi pentatleta e olimpico; in queste pagine ho fatto concorrenza, spero con successo, alla celebre umbratilità del filosofo Giordano Bruno.

            Il loro match è al 80% identico: le spade e l’equipaggiamento sono gli stessi;  la pedana sulla quale si compete è identica (a parte la particolarità dei doppi rulli per poter accelerare i tempi di gara); per quel che mi risulta, non ci sono trattati di scherma specifici per pentatleti  e quindi si attacca e ci si difende tramite le stesse contrarie; si suda e si soffre in modalità forse diversa, ma comunque si suda e si soffre.

            Il restante 20%, lo abbiamo visto, consiste nella differenza del tempo regolamentare a disposizione, nella possibilità della doppia sconfitta e soprattutto nella formula di gara, quel magnifico ed estenuante girone all’italiana, che mette a confronto ciascuno con tutti gli altri.

            In fin dei conti la disputa di un colpo tra due spadisti, qualunque poi sia la loro connotazione sportiva, è sempre la stessa e innumerevoli e diversissime tra loro possono essere le configurazioni in cui essi possono venirsi a trovare: una stoccata ben tirata, sia in attacco che in difesa, che tocca; una stoccata mal eseguita che invece è l’anticamera del colpo vincente dell’antagonista; magari un convulso corpo a corpo decide tutto.

            Eppure, sollevando qualche velo, spero di essere riuscito a cogliere alcune opportunità più pertinenti a chi combatte con finalità diverse rispetto a quelle che, a suo tempo, furono le mie, da spadista olimpico; ricordo anche di avere incontrato, pur raramente, qualche pentatleta e mi ricordo anche di quanto ostici fossero proprio per quel loro particolare modo di combattere stoccata su stoccata, come se fossero, come si dice, “all’ultima spiaggia”.

            Comunque un ringraziamento all’impegnativo Pentathlon moderno in quanto mi ha dato l’opportunità di andare ancora una volta alla ricerca della pietra filosofale schermistica, di quell’arte – scienza dalle multiformi mille facce, tutte altrettanto belle e affascinanti.

                                                                                                       m° Stefano Gardenti