Scherma scenica


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Teatro e scherma, due mondi che si compenetrano

 

a cura di 

     claudia-falcone

 

       claudia                                                                                                                                                                   

 

 

 

Claudia Falcone

claudiafalcone87@gmail.com

 

 

  1  L’arte dell’inganno – La scherma e il teatro

Scherma e teatro: due mondi apparentemente lontani eppure tanto vicini tanto da incontrarsi ed  intersecarsi in più di un’occasione. Sono molti i risvolti artistici e teatrali della scherma e, in questa rubrica che oggi ho il piacere di inaugurare, spero di esplorarli e analizzarli tutti, in quello che spero possa diventare uno spazio di condivisione e interscambio dal quale tutti possiamo uscire arricchiti.

Per iniziare, vorrei sottolineare i punti in comune tra scherma e teatro: due discipline così vicine, sotto tanti aspetti, e con così tanti elementi in comune, da sembrare due pianeti gemelli.

Entrambe nascono da bisogni atavici ed innati dell’uomo: bisogno di difendersi, prima, di confrontarsi e misurarsi con un avversario, mettendo alla prova le proprie capacità, poi, per quanto riguarda la scherma. Bisogno di comunicare, di rappresentare aspetti della realtà, ma anche di intrattenere e, perché no, celebrare i propri valori, per quanto riguarda il teatro.

Non solo, le due discipline presentano numerosi aspetti in comune. Prima fra tutti, l’arte dell’inganno. Nella scherma, si parli di quella da duello del passato o di quella sportiva dei giorni nostri, è indispensabile “ingannare” il proprio avversario, farlo cadere nella nostra trappola, dissimulare la propria strategia.

Agire in modo da fargli compiere le azioni più funzionali al nostro intento, azioni che noi stessi abbiamo previsto, tenendogli celate le nostre vere intenzioni offensive.

Tenere un comportamento che lasci credere all’avversario di dominare la situazione, quando in realtà sta solo assecondando le nostre finte.

Questo è un aspetto fondamentale della gestione di un assalto e, molto spesso, la tecnica più efficace per guadagnare la vittoria.

Da questo punto di vista, molto spesso la scherma viene definita, appunto, l’arte dell’inganno.

Seppur con altri scopi, anche la recitazione può essere considerata una vera e propria arte dell’inganno: in uno spettacolo, teatrale o cinematografico che sia, l’attore stesso che interpreta un ruolo è un “ingannatore”, interpreta qualcun altro e deve risultare credibile per la buona riuscita dell’opera. Il suo inganno deve risultare quindi perfetto.
“Ingannare” il pubblico è fondamentale per poter considerare riuscito uno spettacolo.

La finzione scenica, pur restando finzione, deve necessariamente risultare ben congegnata e credibile, per mantenere intatta l’illusione, che è poi la magia del teatro o del cinema.

In questo senso, scherma e teatro potrebbero essere, metaforicamente, considerate l’una specchio dell’altra: in entrambi i casi ci si basa sull’inganno e sulla costruzione di un artificio abbastanza credibile da far cadere l’avversario o lo spettatore nel nostro tranello e fargli considerare vere le nostre azioni.

Inoltre, sia la scherma che la recitazione si basano su di un perfetto controllo del sé, delle proprie percezioni e dei propri gesti.

Per uno schermidore è indispensabile controllare i propri movimenti, avere un’ottima percezione di sé e dello spazio circostante. Ogni gesto, ogni movimento deve essere eseguito con la massima precisione, nel momento più opportuno ed alla giusta idstanza per raggiungere il proprio scopo che, in questo caso, consiste nel toccare l’avversario e mettere a segno la propria stoccata.

Tutti questi principi risultano altrettanto validi ed importanti per un attore. Un  ottimo controllo del proprio corpo e dei propri movimenti è indispensabile per chi si accinga a recitare, considerato che ogni gesto o movimento ha una sua precisa valenza e nulla è lasciato al caso. Per gli stessi motivi, è indispensabile per chi recita avere una precisa percezione del proprio corpo e degli spazi circostanti per raggiungere il proprio obiettivo, ovvero la realizzazione di una performance che risulti credibile e fluida nel suo svolgimento.

Va tenuto conto anche delle affinità a livello psicologico delle due discipline: nella pratica di entrambe, infatti, è necessario sviluppare, da parte del soggetto praticante, un buon autocontrollo ed equilibrio psicologico: valori, questi, certamente utili all’atleta quanto all’attore.

L’autocontrollo e la facoltà di mantenerlo anche sotto stress, la capacità di agire lucidamente anche in situazioni di imprevisto o in presenza di un pubblico ostile sono qualità importanti per uno schermidore, in quanto gli permettono di rimanere concentrato sull’obiettivo ed agire in vista di esso anche in situazioni non favorevoli. Allo stesso tempo, risultano altrettanto importanti per l’attore, permettendogli di focalizzare la mente sul ruolo che sta interpretando e di continuare ad agire in base ad esso, portando avanti lo spettacolo in qualunque situazione venga a trovarsi.

Non da ultimo, va ricordato che entrambe queste arti si basano su processi di ripetizione e automatizzazione: lo schermidore che voglia riuscire ad ottenere risultati soddisfacenti dovrà lavorare a lungo, prima di tutto, sulla ripetizione dei gesti tecnici allo scopo di comprenderli a fondo ed automatizzarli, in modo da poterli utilizzare efficacemente, quasi in automatico, nel momento in cui gli serviranno all’interno di un assalto reale.

Allo stesso modo, un attore dovrà ripetere più volte le frasi ed i gesti del copione per poterli assimilare, farli propri ed utilizzarli poi all’interno dello spettacolo.

Trattandosi quindi di due attività incentrate su fenomeni di apprendimento di tipo ripetitivo, non è difficile per chi voglia passare dall’uno all’altro, comprendere questo tipo di mentalità che, di fatto, si presenta già di per sé come un aspetto comune alle due discipline.

Abbandonando per un attimo la scherma sportiva di oggi e rivolgendo la mente ai duelli all’arma bianca del passato, non possiamo tralasciare il fatto che i duellanti, molto spesso, condividevano con gli odierni attori, il fatto di essere a tutti gli effetti delle celebrità.

Di loro si seguivano le gesta, si scriveva sui giornali, venivano spesso visti come dei veri e propri miti, non diversamente dagli attuali interpreti teatrali e cinematografici.

Anche perché i duelli reali erano, rispetto ai moderni assalti sportivi, molto più spettacolari e d’effetto.

Pur avendo l’biettivo di colpire l’avversario senza essere a propria volta colpiti, principio che resta alla base anche dell’attuale scherma sportiva (in particolare di Spada), e avendo il reale scopo di mettere a segno la stoccata, a differenza di quanto accade ed accadeva in una assalto simulato per esigenze sceniche, non era raro che un duellante, quando riteneva di poterselo permettere, si prestasse ad enfatizzazioni, riuscendo così a stupire i suoi “spettatori”.

Inoltre, la recitazione, soprattuto in passato, si basava su una buona mobilità ed agilità, qualità, queste, fondamentali per un buon duellante e non era raro che gli artisti fossero al contempo versati nel maneggio dell’arma bianca.

Al di là di tutto questo, è comunque evidente come la scherma e l’arte della rappresentazione, nel corso della loro storia, abbiano più volte incrociato le loro strade e si siano trovate a mescolarsi e ad attingere l’una dall’altra.

Il duello uno contro uno impugnando un’arma bianca, mettendo quindi alla pari i due contendenti, la cui vittoria è legata solamente alla capacità dell’uno piuttosto che dell’altro, è qualcosa che ha da sempre affascinato il pubblico.

I veri duelli, spesso, si svolgevano in presenza di spettatori. Le persone amavano leggerne i resoconti sui giornali. È quindi normale che, in un ambiente come il teatro, in cui il principale obiettivo è coinvolgere gli astanti raccontando qualcosa che li avvinca, spesso si pervenisse ad inserire nelle opere duelli o scontri armati.

Ed è qui che diventa importante il contributo della scherma: ne parleremo ancora nel prossimo episodio!

 

2 – Perché è necessario realismo nella messa in scena: il pubblico
Un aspetto da non sottovalutare, nel momento in cui si decide di mettere in scena uno spettacolo, sia esso teatrale che cinematografico, è senza dubbio il pubblico.

In quanto destinatario finale del lavoro che si va a svolgere, si può dire che questo sia il fattore che più di ogni altro condizionerà le scelte di una produzione.

Al di là del valore di quanto viene proposto, sarà il pubblico a determinare il successo o meno di una rappresentazione.

Da ciò facilmente si comprende come sia importante riuscire a captare ed interpretare l’aspettativa degli spettatori per poter andare incontro ai loro gusti e riscuoterne il consenso.

Al di là del fattore puramente estetico e di gusto, infatti, lo spettatore valuterà un’opera nel suo complesso, esaminando tutti gli aspetti che entrano a farne parte. Non solo la storia, quindi, ma anche la recitazione, i costumi, le scenografie, la regia, la messa in scena, tutto questo verrà valutato dal pubblico, in base a criteri non solo soggettivi ma anche oggettivi.

È questo un aspetto da tenere in grande conto, considerato che il buon esito di una performance artistica sarà condizionato in gran parte da quanto questa sarà riuscita a soddisfare, come già detto, le aspettative del pubblico.
Valutando la rappresentazione sotto tutti i punti di vista sopra elencati, il pubblico adotterà un criterio di giudizio primario e fondamentale, ovvero il realismo che l’opera riesce ad ottenere.

Obiettivo della rappresentazione scenica è quello di riprodurre la realtà, mettendo in scena una storia che potrebbe essere veramente accaduta e, proprio per questo, sia in grado di catturare l’interesse degli spettatori.

È pertanto necessario, per il raggiungimento di tale obiettivo, che la messa in scena sia curata nei minimi particolari. Se in passato questo era un compito di più facile realizzazione, a causa della relativa ignoranza del pubblico su molti aspetti del reale, se era quindi molto più facile stupire e avvincere lo spettatore, oggi non è più così.

Le arti performative si trovano ad interagire ormai con un pubblico sempre più smaliziato da anni ed anni di rappresentazioni e sempre più esigente, che non si accontenta più di meccanismi ripetitivi e di cliché ma richiede spettacoli sempre nuovi e mai uguali a se stessi, innovazioni e ricerca che possano garantire il suo intrattenimento.

Non solo, viviamo ormai in un’epoca in cui l’informazione è sempre più globale ed accessibile in tutti i campi.

Il pubblico di oggi, quindi, è sempre più preparato e in grado di valutare criticamente le performance che gli vengono proposte.
L’esigenza di realismo, imposta dal pubblico, si presenta in relazione a tutti gli aspetti di una messa in scena. Non può quindi essere messa da parte nel momento in cui si ponga la necessità di rappresentare un duello all’arma bianca.

È riguardo a questo punto che il mondo della scherma entra in gioco quando si parla di teatro o cinema. Uno spettatore di oggi, anche quando non abbia alcuna conoscenza di scherma, è in grado di valutare criticamente il realismo della rappresentazione di un duello, per cui non basta più fornire gli attori di un’arma di scena e affidarsi alla loro improvvisazione.

Si rende sempre più necessaria, nel contesto contemporaneo, una specifica preparazione non solo delle coreografie armate ma anche degli attori chiamati ad eseguirle.

Tali coreografie dovranno soddisfare l’esigenza di spettacolarizzazione tipica di una messa in scena, prescindendo in tal senso da molte “regole” di base della scherma sportiva, ma dovranno allo stesso tempo risultare realistiche e veritiere, tali da dare al pubblico che assiste l’illusione che i due interpreti stiano realmente lottando all’ultimo sangue.

In questo senso, il duello non è più una semplice parentesi, spesso molto più statica e stereotipata, tra due parti recitate ma diventa parte integrante della recitazione stessa, un momento vivo della storia, non avulso da essa.

A questo scopo, sono state sempre più, negli anni, le produzioni che si sono rivolte a Maestri d’Arme non solo per ricevere consulenze per la realizzazione delle coreografie e dei combattimenti, ma anche per seguire adeguatamente la preparazione degli attori.

In molti casi, questo ha dato luogo a proficue e durature collaborazioni di Maestri con produzioni cinematografiche e teatrali (è il caso di Bob Anderson o, in Italia, di Enzo Musumeci Greco: figure che approfondiremo in futuri interventi).
L’esigenza di gestire adeguatamente le sequenze di duello presenti in film o spettacoli teatrali ha dato vita, negli anni, anche ad un’altra figura professionale: quella del regista di combattimento, ruolo che si occupa in modo specifico della regia, appunto, delle sequenze di combattimento.

Suo compito è quello di creare coreografie armate in sicurezza e, tra le sue competenze, c’è la conoscenza dei vari periodi storici, delle armi e degli stili di combattimento che ad essi appartengono, nonché del contesto artistico teatrale e cinematografico e del suo funzionamento.

Non si tratta tuttavia di un Maestro d’Arme ma di una figura profondamente diversa, non solo per formazione ma anche per compiti e modalità lavorative.
Nel corso dei nostri incontri virtuali, andremo ad approfondire il lavoro del Maestro d’Arme e ad analizzare alcuni tra i duelli più riusciti su grande schermo. Come esempio iniziale di perfetta sintesi tra esigenza di realismo storico e spettacolarizzazione, è impossibile non citare “I duellanti”, diretto da Ridley Scott, di cui vi lascio due dei duelli rappresentati.

Alla prossima!

 

3 – differenti finalità per un’unica grande arte

Dopo averne tanto parlato dovrebbe già essere chiara una cosa: la scherma, sia essa sportiva, scenica o ancora storica, è un’unica grande arte. Possiamo scegliere di concentrarci su alcuni aspetti piuttosto che altri, ma ciò non toglie che la disciplina rimane, nella sua interezza, un insieme omogeneo nel quale ogni diramazione è strettamente connessa alle altre.

Tutto questo appare ancora più evidente se prendiamo in considerazione il contesto teatrale o cinematografico: sul piano prettamente fisico, le abilità che la scherma allena coincidono in molti casi con quelle  necessarie ad un bravo attore.

Agilità, prontezza di riflessi, equilibrio, coordinazione, colpo d’occhio, consapevolezza del proprio corpo in se stesso e nello spazio circostante, capacità di gestione delle distanze, sono tutte qualità ugualmente importanti tanto per un atleta quanto per un attore.

Allo stesso tempo, la capacità di adattamento alle situazioni, l’improvvisazione, la gestione dell’imprevisto, la capacità di analizzare velocemente le situazioni e decidere di conseguenza nel più breve tempo possibile, sono caratteristiche di fondamentale importanza per entrambe le figure.

Uno schermidore deve essere allenato, oltre che sul piano fisico e su quello della tecnica, anche all’elasticità mentale: deve poter essere in grado di gestire a suo vantaggio qualunque variazione operata dall’avversario, ed in tempi brevissimi. Non può progettare mentalmente fin dall’inizio l’andamento dell’incontro, perché tutto quello che gli risulterà conveniente fare o non fare dipenderà dalle mosse dell’avversario.

Non basta la capacità di eseguire perfettamente un’azione, ma è necessario essere capaci di eseguirla esattamente nel momento più opportuno: è questa la nozione di tempo schermistico, particolarmente importante nel nostro sport.

Quanto appena esposto è, seppur con obiettivi diversi, altrettanto valido per un attore. Egli infatti, per quanto possa conoscere alla perfezione il copione, l’ordine e la successione delle battute e possa essere in grado di recitarle perfettamente e senza esitazioni, dovrà necessariamente tenere conto del fatto che, nello svolgersi di una rappresentazione, possono verificarsi innumerevoli imprevisti che modifichino l’andamento preordinato della recita.

Non può però permettersi un intoppo o un blocco dell’azione scenica e, per questa ragione, gli sarà indispensabile possedere le stesse qualità necessarie allo schermidore. Dovrà essere in grado di relazionarsi con gli altri attori presenti sulla scena e di continuare ad interagire con loro anche in presenza di battute o gesti che trascendano dal copione che ha memorizzato, di improvvisare in presenza di imprevisti id qualsiasi genere senza spezzare la magia della rappresentazione.

Dovrà, in poche parole, essere in grado di attingere al suo bagaglio di conoscenze in maniera elastica, con un atteggiamento naturale e coerente col modo di agire del personaggio che sta interpretando, senza brusche rotture o forzature che potrebbero essere facilmente percepite dal pubblico.

Il tutto, spesso, in maniera molto rapida, avvalendosi delle capacità di analisi e decisione in tempi stretti di cui abbiamo parlato anche per il nostro atleta.

Si vede facilmente, quindi, come a livello di competenze e qualità necessarie al proprio protagonista il mondo della scherma e quello della recitazione siano estremamente vicini. Tali similitudini si accentuano ulteriormente qualora si voglia riportare sullo schermo o sul palcoscenico un duello.

Tuttavia, in questo caso, si presentano alcune differenze dovute al diverso scopo che un assalto sportivo e uno simulato a fini artistici si propongono di raggiungere: da una parte la vittoria, dall’altra l’intrattenimento.

Tali differenti esigenze e obiettivi determinano non un cambiamento concettuale ma semplicemente un diverso approccio.

In un assalto sportivo, come già ricordato, l’obiettivo dell’atleta è quello di vincere. Egli, quindi, metterà in atto una serie di scelte volte al raggiungimento di questo obiettivo. Ed anche la preparazione cui verrà sottoposto da parte del suo Maestro sarà indirizzata al raggiungimento di tale fine. Uno schermidore, quindi, sarà abituato a cercare sempre di raggiungere il bersaglio, passando oltretutto dalla via più breve e più veloce. Tenderà ad eludere le parate del proprio avversario ogni volta che gli sia possibile e a cercare il massimo risultato con il minimo dispendio energetico.

Eviterà quindi, almeno nella maggior parte dei casi, tutte le azioni eccessivamente complesse, optando per uno stile più lineare e semplice.

Il suo agire sarà finalizzato a segnare la stoccata, quindi al raggiungimento del bersaglio, e improntato a velocità e precisione di esecuzione. Un assalto sportivo, per questo, risulta, con le necessarie differenziazioni legate all’arma utilizzata, molto più rapido di un duello presente in un film o in uno spettacolo teatrale.

E, anche nei casi in cui si presenti una maggiore fase di studio dell’avversario con una conseguente riduzione della velocità – dell’assalto in generale, non certo delle azioni, che restano comunque rapidissime –  come nel caso della Spada, i movimenti degli atleti sono quanto di più lontano dai duelli all’arma bianca legati all’immaginario collettivo.

La finalità di una messa in scena, invece, è molto diversa. Teatro e cinema sono caratterizzati da una esigenza di spettacolarizzazione, indispensabile per catturare lo spettatore, del tutto estranea alla scherma sportiva.

Gli attori che interpretano un duello non hanno nessuna necessità di colpire il proprio avversario, anzi, devono evitarlo.

Hanno inoltre bisogno di accentuare molto i contatti di ferro, che invece vengono evitati il più possibile dagli atleti negli assalti agonistici.

La vittoria ricercata dagli attori su di un palcoscenico è rappresentata dal riuscire a stupire il pubblico, ad avvincerlo al combattimento e strappargli un applauso.

Si capisce come, cambiando l’obiettivo rispetto alla scherma sportiva, dovrà quindi necessariamente cambiare anche l’approccio al duello in se stesso.

Un combattimento scenico accentuerà decisamente la spettacolarizzazione. Ricercherà, quindi, colpi più complessi, magari entrati ormai in disuso nella scherma agonistica ma che abbiano il vantaggio di essere “espressivi” e di poter essere quindi apprezzati dallo spettatore.

Inoltre, anziché ricercare la velocità, degli attori che interpretino un duello dovranno eseguire le azioni schermistiche con tempi più lunghi, per consentire agli spettatori di vedere le azioni e poterle apprezzare. Si tratterà quindi di ricercare una scherma basata non sulla praticità ma sull’eleganza del gesto tecnico, sulla costruzione di una frase d’armi fluida e continua, sulla ricerca della giusta postura anziché del bersaglio.

Inoltre non si potrà trascendere anche da una valutazione circa l’epoca storica nella quale andrà inserito il duello, ricostruendo lo stile dell’epoca e tenendo conto del tipo di armi che venivano utilizzate in quel preciso contesto. Proprio questi ultimi saranno gli aspetti che andremo ad approfondire nel prossimo contributo!

 

4 – Armi e abbigliamento per un duello sulla scena

Quando si parla di scherma, che sia quella sportiva o quella applicata ai più svariati contesti, è inevitabile non pensare automaticamente anche alle armi.

In tutti i casi presi in considerazione, gli strumenti utilizzati dagli atleti conservano l’antica denominazione di armi ma, al di là di questo, sono veri e propri attrezzi ginnici, realizzati quindi secondo criteri del tutto diversi da quelli che venivano presi in considerazione per la realizzazione delle armi antiche, il cui scopo era colpire e ferire un avversario.

Sappiamo tutti che le moderne armi utilizzate a fine sportivo, invece, non conservano più nulla dell’antico obiettivo e sono anzi costruite in modo da essere il meno offensive possibile.

La moderna scherma sportiva si suddivide in tre diverse specialità, dette appunto “armi”, che derivano la propria denominazione da quella dell’attrezzo utilizzato in ciascuna di esse e che sono: Fioretto, Spada e Sciabola.

Le tre specialità si diversificano non solo per regolamenti diversi, ma anche per estensione del bersaglio e modo di colpirlo, oltre che per le differenze legate allo strumento stesso che viene utilizzato.

Le tre armi sportive riproducono, a grandi linee, la foggia delle antiche armi da cui derivano il nome. Rispetto a queste, però, presentano notevoli differenze, dovute, appunto, alla diversa funzione che questi moderni attrezzi ginnici si pongono rispetto alle antiche armi da combattimento. Punta, peso, lunghezza e forma della lama stessa, infatti, sono caratteristiche appositamente studiate per il raggiungimento del fine agonistico e sportivo e, in tale prospettiva, realizzate dai moderni armieri.

Gli standard di realizzazione ed utilizzo di tali armi sono rigidamente codificati e non è possibile scegliere armi “personalizzate” che non rispettino i parametri stabiliti dal regolamento.

Parlando di scherma scenica, invece, il discorso si amplia.

Se nella scherma agonistica, a parte la differenza dovuta alla specifica specialità che si sta praticando, le armi sono sempre identiche le une alle altre, nell’ambito della rappresentazione scenica la varietà è invece una caratteristica fondamentale. Le armi utilizzate infatti devono risultare coerenti con il contesto, sia esso storico che di fantasia, in cui saranno utilizzate. Quando si operi in una situazione di fantasia o, ad esempio, un’ambientazione futuristica, anche per quanto riguarda le armi ci sarà la massima libertà di immaginazione.

Se ci si muove in un contesto storico preciso le armi dovranno riprodurre forme, peso, dimensione e caratteristiche che contraddistinguevano le corrispondenti storiche originali, con particolare attenzione filologica ala ricostruzione.

Ulteriore differenza rispetto alla scherma sportiva sta nel fatto che in quella da teatro o da cinema è possibile utilizzare anche armi difensive, come ad esempio scudi, che nel caso di rappresentazioni ambientate nel passato dovranno rispettare gli stessi criteri di ricostruzione filologica cui sono state sottoposte le armi offensive.

Nella realizzazione di armi di scena, siano esse offensive o difensive, è necessario tenere conto che tali armi saranno usate in un gioco schermistico e dovranno, quindi, essere adatte a tale utilizzo.

Le cosiddette “armi da esposizione”, relativamente facili da reperire, essendo state create per un fine puramente decorativo, come suggerisce la loro stessa definizione, non sono ad esempio adatte ad un vero e proprio utilizzo, specie se massivo come quello a cui sono sottoposte le armi di scena.

Un’arma da utilizzare in una rappresentazione, quindi, dovrà essere realizzata necessariamente da un armaiolo, che si serva dei materiali e delle tecniche di forgiatura più adatti a creare un’arma resistente, pur mantenendo un peso relativamente contenuto. Va considerato inoltre che una lama da rappresentazione, rispetto ad una vera e propria, è sottoposta a notevole stress, poiché verrà utilizzata in sequenze serrate di contatti di ferro che, nella maggior parte dei casi, verranno ripetute più e più volte.

Ed ancora, mentre una spada da combattimento nell’antichità era realizzata tenendo conto del fatto che doveva colpire un corpo umano, che ha una determinata consistenza, le spade di scena sono invece destinate a impattare sempre con un’altra lama, più e più volte. Per questo motivo, dovranno risultare particolarmente robuste ed in grado di resistere alla particolare usura a cui saranno sottoposte.

Va ricordato che, come nel caso della scherma sportiva, anche qui si sta parlando di semplici strumenti di scena e attrezzi ginnici, che dovranno quindi essere privi di qualsiasi caratteristica di pericolosità, quali punta acuminata o bordo tagliente, in modo che chi le maneggia sia al riparo da tutti i rischi, tranne, ovviamente quello intrinseco nell’utilizzare un oggetto che, anche se “finto”, riproduce l’aspetto di un’arma.

La Normativa FIS sulla Scherma Storica al capo IV paragrafo SA.4 relativo alle armi dice:

“Armi – Le armi offensive dovranno essere in buone condizioni di manutenzione, presentare la punta arrotondata ed essere prive di filo tagliente, oltre a non avere else o pomoli acuminati e a non avere forme o meccanismi insidiosi – lama rompispada, daga a seste, ecc. -.

Parimenti le armi difensive dovranno essere in buone condizioni di manutenzione non dovranno presentare parti affilate o acuminate, né avere forme o meccanismi insidiosi  – brocchieri armati, bordi rompispada ecc.”.

È opportuno che tale regolamentazione, pur non esseno obbligatoria al di ffuori delle competizioni organizzate dalla FIS, venga tenuta sempre presente e rispettata in qualunque tipo di messa in scena concernente l’uso di armi, allo scopo di garantire l’incolumità dei tiratori.

Mi sembra opportuno, a questo punto, soffermarmi brevemente anche sull’abbigliamento da utilizzare nelle rappresentazioni sceniche. Come è noto, la disciplina sportiva della scherma si serve di una specifica divisa, che soddisfi le esigenze di protezione e di mobilità dell’atleta che la indossa.

Nell’ambito di una rappresentazione scenica l’abbigliamento, essendo legato più all’aspetto coreografico che a quello strettamente tecnico, può presentare le caratteristiche più svariate, in conformità con il contesto scenico in cui verrà inserito e, laddove sia presente questa esigenza, prestando una scrupolosa attenzione alla ricostruzione filologica, così come avviene per le armi.

Un costume di scena che verrà utilizzato in un duello, indipendentemente dal contesto in cui esso verrà inserito, tuttavia, non potrà trascendere mai da una particolare attenzione agli aspetti legati alla sicurezza di chi lo indossa.

Riguardo l’abbigliamento, infatti, la Normativa per la scherma Storica della FIS recita al capo IV, paragrafo SA.3:

“Abbigliamento – I capi di abbigliamento, pur essendo conformi al contesto della coreografia, dovranno essere confezionati in modo da evitare qualunque impaccio al tiratore e non dovranno avere maniche eccessivamente larghe e lacci o cinture sciolti.

Le calzature dovranno avere una suola in materiale antiscivolo.

I guanti sono obbligatori per entrambe le mani e dovranno essere in pelle o materiale dalle analoghe caratteristiche.”.

Quando ci si accinga a mettere in scena uno spettacolo, non si potrà prescindere, quindi, da un abbigliamento che non crei impaccio al tiratore e che non presenti superfici entro le quali la lama possa impigliarsi, mettendo così a rischio la sua incolumità.

Una buona soluzione per munirsi di un abbigliamento adatto ad una qualunque dimostrazione scenica che non sia vincolata da particolari esigenze di costume, nonché utilizzabile per la pratica di allenamento in sala, può essere quella di servirsi di un abbigliamento “neutro”, adattabile quindi a questo tipo di situazioni, costituito da una camicia bianca in tessuto robusto, pantaloni neri, anch’essi di un tessuto resistente o anche elasticizzato, scarpe comode dalla suola antiscivolo e guanti possibilmente in pelle o in un materiale con analoghe caratteristiche.

Considerato che il gioco schermistico viene eseguito senza particolari protezioni per il corpo, dovranno essere messe in atto altre procedure per garantire la sicurezza dei praticanti, delle quali parleremo nel prossimo contributo.

 

 

5 – Progettare una coreografia armata

Ora che abbiamo chiarito i vari contesti della scherma per lo spettacolo e l’abbigliamento più utile a chi si appresti a praticarla dobbiamo domandarci: come si mette in pratica una coreografia armata?

La realizzazione di una coreografia a fini di una esibizione di Scherma Artistica regolamentata dalla FIS deve obbligatoriamente essere messa per iscritto prima di poter essere effettuata.

Tuttavia, anche dove questo non sia espressamente richiesto, per esempio quando ci si occupi di una rappresentazione teatrale o cinematografica, pianificare per iscritto non solo un piano di lavoro ma anche la sequenza stessa destinata a comporre la coreografia può risultare un metodo di approccio estremamente valido.

 

Innanzitutto sarà opportuno interrogarsi su alcune questioni che ci permetteranno di inquadrare la coreografia che dovremo realizzare, permettendoci di operare le scelte più funzionali ad essa. Ad esempio, procedure utili allo scopo saranno: porci domande sulla finalità della nostra coreografia e sulla sua durata, sul contesto storico in cui andrà inserita e, di conseguenza, su quali armi sarà più opportuno utilizzare e su quale trattato sia più utile fare riferimento, oltre che informarci sulle indicazioni del regista.

Su queste basi, è possibile passare alla progettazione della coreografia vera e propria.

 

Prima di tutto, sarà necessario accertarsi se i due tiratori che interpreteranno la nostra frase d’armi siano entrambi destri o no. È questo un aspetto di primaria importanza perché condizionerà l’elaborazione stessa del gioco schermistico: azioni che risultano coerenti se eseguite contro un avversario che utilizzi la nostra stessa mano armata finiscono per essere totalmente illogiche qualora si fronteggi un avversario di guardia opposta.

È quindi importante fornirsi di questa informazione prima di elaborare la sequenza di colpi che verranno utilizzati nel combattimento.

 

La Scherma Artistica da esibizione, come codificata dalla FIS, si serve di uno schema a doppia colonna all’interno del quale vengono inserite le azioni compiute dai due contendenti. Lo schema riporta sulla colonna di sinistra le azioni compiute dall’ “Agente”, cioè colui che esegue il primo attacco, e sulla colonna di destra quelle compiute dal “Paziente”, cioè colui che reagisce al primo attacco portato dall’Agente.

Le denominazioni di Agente e Paziente, stabilite dal primo attacco, resteranno le stesse per tutta la durata della coreografia, indipendentemente dall’esito finale.

Esse servono infatti solamente per una finalità descrittiva e non hanno una reale connessione con i ruoli interpretati sulla scena dai due contendenti.

Questo tipo di griglia può proficuamente essere esportato nella realizzazione di un assalto teatrale o cinematografico.

Avere infatti uno schema scritto delle azioni che dovranno essere svolte e, di conseguenza, insegnate è uno strumento particolarmente utile per mantenere il controllo delle fasi didattiche, nonché per spiegare più agevolmente agli attori, una volta che padroneggino la terminologia, la forma finale che assumerà la coreografia da loro interpretata.
Delle metodologie didattiche nello specifico, comunque, parleremo più approfonditamente.

 

6- Le misure di sicurezza nella scherma scenica

Tutto quello di cui finora abbiamo parlato non può mai prescindere dalla sicurezza dei performer: siano essi attori o atleti, è sempre necessario non trascurare le norme che ne garantiscano l’incolumità e riducano il rischio di infortuni, soprattutto tenendo conto che si opera con strumenti che, pur non presentando punte acuminate o lame affilate, hanno tuttavia una pericolosità intrinseca, sempre presente quando si parli di armi, quand’anche armi di scena.

Innanzitutto è necessario accertarsi che il luogo dove verrà messa in atto la sequenza di combattimento sia realmente idonea a tale scopo. Si dovrà quindi controllare che il terreno non presenti ostacoli o superfici scivolose che potrebbero mettere in difficoltà i tiratori; che sia adeguatamente illuminato, in modo da garantire loro la necessaria visibilità in ogni momento dell’esibizione; che sia fornito di transenne o qualunque mezzo che crei distanza tra i tiratori ed il pubblico, garantendo così l’incolumità di quest’ultimo; che sia presente un’unità di primo soccorso.

Allo stesso tempo, come già detto, sarà necessario controllare che i due attori indossino un abbigliamento adeguato, che non crei loro impaccio e che si servano di armi conformi alle norme di sicurezza.

In alcuni casi, durante la fase preparatoria del duello, quando cioè gli attori stiano ancora memorizzando la sequenza di azioni, sarà possibile, qualora lo si ritenga necessario, munirli di apposite maschere da scherma. Questa, tuttavia, è solo una “misura tampone”: la coreografia verrà poi eseguita senza l’ausilio di maschere, basandosi quindi sulla perfetta padronanza della coreografia stessa e sull’affiatamento tra gli interpreti.
Utilizzare la maschera durante la prima fase di prove può però rivelarsi molto utile laddove ci si trovi a lavorare con soggetti particolarmente “spaventati” dal possibile e involontario contatto con l’arma avversaria. Protetti dalla maschera, riusciranno ad essere più controllati nei movimenti fin quando, acquisita dimestichezza con l’arma e con il partner, potranno rimuoverla senza problemi.

Come già ricordato, a differenza della scherma sportiva, una coreografia teatrale o cinematografica andrà eseguita senza nessun tipo di protezione specifica e gli esecutori dovranno avere completa padronanza della sequenza e delle fasi che la compongono.
Se questa problematica è meno evidente sul grande schermo, dove è possibile eseguire una scena più volte ed in cui, con l’ausilio del montaggio, è possibile effettuare pause e tagli all’interno di una stessa frase d’arme, essa risulta maggiormente evidente nel contesto teatrale.

Sul palcoscenico, una sequenza di duello viene eseguita direttamente di fronte al pubblico; potrà quindi essere eseguita una sola volta e dovrà essere, oltre che continuata, anche fluida e scorrevole.

È questo un ulteriore motivo, oltre che quello connesso alle ragioni di sicurezza, per cui gli attori devono padroneggiare perfettamente la coreografia ed averne il completo controllo.

Sarà quindi necessario procedere all’insegnamento della sequenza dapprima suddividendo le varie azioni che la compongono e facendole ripetere agli attori più e più volte, prima da fermo, controllando i gesti, e poi in movimento, dapprima a velocità contenuta per poi renderle via via più rapide.

Una volta che i contendenti abbiano memorizzato le singole frasi d’armi, esse potranno essere unite, sempre prima a velocità moderata e poi gradualmente intensificata. Il meccanismo di ripetizione, oltre che essere particolarmente utile a livello didattico, è un espediente importante per garantire l’affiatamento e quindi la sicurezza dei due attori interessati.

Essi impareranno a fidarsi l’uno dell’altro, a conoscersi e, avendo memorizzato la coreografia, saranno in grado di riprodurla in maniera praticamente automatizzata, rispettando gli scambi e i passaggi che hanno ormai imparato a padroneggiare.

È evidente come la maggior parte dei rischi derivi dalla possibilità di errore da parte dei due atleti coinvolti e dal fatto che essi possano dimenticare, o essere impossibilitati per qualunque motivo a proseguire la coreografia così come era stata memorizzata.

Per questo è importante stabilire con i propri attori un segnale, noto ad entrambi ma non comprensibile per il pubblico, che essi possano scambiarsi per comunicarsi tale difficoltà, e delle procedure di emergenza che vengano anch’esse provate e assimilate dagli attori e che possano essere messe in atto al segnale concordato, in modo da liberare gli attori dall’empasse senza che il pubblico se ne avveda e senza rischi per la loro incolumità.

Il segnale convenuto può essere di qualunque tipo: può trattarsi di una battuta particolare pronunciata dal contendente che si trovi in difficoltà, così come può essere un atteggiamento assunto con il corpo, ad esempio una guardia particolare. Fondamentale è che sia ben comprensibile per il partner.
La soluzione d’emergenza, invece, varia in base all’esperienza e competenza degli attori coinvolti. Qualora si tratti di tiratori inesperti o che abbiano avuto poco tempo per prepararsi, sarà più conveniente optare per una conclusione verbale, una battuta cioè o un breve scambio di battute, precedentemente preparato, utilizzata come pretesto per interrompere la contesa, oppure per una conclusione semplice.
In questo caso, al segnale convenuto, l’assalto verrà interrotto ricorrendo ad un’azione semplicissima, anche questa concordata a priori, come può essere per esempio una battuta dritta.
Nel caso di attori più esperti o che abbiano avuto più tempo per prepararsi, si potrà scegliere di avvalersi anche di una conclusione complessa. In quest’ultimo caso il segnale convenuto permetterà ai due attori di saltare una determinata sequenza di combattimento per intraprenderne direttamente una successiva.

In tutti e tre i casi, ovviamente, sarà necessario memorizzare e ripassare più volte sia i segnali convenuti sia le sequenze di sicurezza, per non farsi cogliere impreparati e scongiurare rischi.
Parlando di norme di sicurezza è importante tenere conto anche di un altro aspetto che, se trascurato, può facilmente far incorrere in infortuni, ovvero la preparazione atletica.
Un attore che dovrà interpretare una coreografia schermistica andrà sottoposto ad un’adeguata preparazione fisica, non diversa da quella che viene proposta agli atleti agonisti, in maniera da metterlo il più possibile al sicuro da infortuni.

Tale preparazione atletica sarà rivolta a potenziare principalmente l’agilità, la velocità dei movimenti, la resistenza, l’allungamento muscolare, la coordinazione e l’equilibrio. Tutto ciò anche per rendere l’atleta in grado di reagire con precisione e velocità ad eventuali situazioni impreviste. Inoltre l’attore che interpreterà un duello dovrà essere adeguatamente istruito anche sulle tecniche di caduta.
Tale addestramento è particolarmente importante in questo ambito, considerato che alcune sequenze di lotta possono terminare con corpo a corpo che diano luogo a cadute del contendente in svantaggio, con effetti particolarmente apprezzati dal pubblico.

È quindi di fondamentale importanza insegnare agli attori anche a cadere senza farsi male, distribuendo in modo adeguato il peso del corpo e scongiurando, così facendo, il rischio di subire infortuni.

 

7 – Chi ha bisogno di scherma scenica?

 

Ma da parte di chi c’è richiesta di scherma scenica?
Riferendoci alla scherma applicata alle arti performative, è naturale che la richiesta di formazione in tal senso venga principalmente da addetti ai lavori del settore artistico.

A sentire l’esigenza di approfondire la propria conoscenza della scherma, in misura funzionale al proprio ambito lavorativo, com’è evidente, sono principalmente gli attori che siano chiamati a mettere in scena duelli o che, semplicemente, vogliano aumentare il proprio bagaglio tecnico allo scopo di rendere più ricco il proprio curriculum e avere una preparazione più vasta in vista di audizioni.

Ma a confrontarsi col mondo della scherma sono anche altri professionisti del mondo dello spettacolo, come coreografi, mimi, ballerini, registi, allievi di scuole di teatro. Senza contare che sono sempre più le scuole di formazione nel settore artistico a voler predisporre appositi corsi di scherma applicata all’arte performativa, in maniera da offrire una formazione più completa ai proprio allievi.

Non è raro, poi, che atleti di scherma storica si interessino anche al lato artistico, che può tornare loro utile nell’ambito di esibizioni di vario genere.

 

Storica ed artistica, comunque, sono due rami della disciplina particolarmente legati e affini, in cui sono frequenti l’interscambio di nozioni e il passaggio dei praticanti dall’uno all’altro.
In percentuale decisamente minore, sono interessati alla formazione schermistico-artistica semplici appassionati che si avvicinano per curiosità o interesse personale, pur non avendo una necessità lavorativa in questo senso.

Inoltre, non mancano esempi, seppur rari, di atleti di scherma olimpica che si occupino anche di scherma artistica o per interesse personale o anche, quando si tratti di atleti in età scolare, perché coinvolti in attività teatrale scolastica o parascolastica.

In questo caso, venendo a modificarsi la finalità dell’assalto, gli atleti stessi si rendono conto della necessità di cambiare qualcosa nel loro modo di tirare e si rivolgono al Maestro in cerca di una consulenza in tal senso.

 

Per quanto riguarda gli atleti di alto livello, un esempio su tutti è costituito da Nathalie Moellhausen che, nel 2008, ha voluto approfondire il legame tra scherma e arte dando vita allo Skirmjan Project, progetto che si pone l’obiettivo di avvicinare la scherma al grande pubblico, fondendolo con la danza e altri linguaggi artistici.

Tale progetto ha avuto il suo debutto sulla scena internazionale nel 2010, in occasione della cerimonia di apertura dei campionati del mondo di scherma, tenutasi presso il Grand Palais di Parigi